IV domenica di Avvento

Oggi la liturgia pone in risalto non solo la figura di Maria ma anche quella di Giuseppe, suo promesso sposo. In questa ultima domenica di Avvento ci viene rivolto l’invito ad accogliere Gesù nella fede e a generarlo nello spirito con l’ascolto della sua parola. Il Figlio di Dio, realizzando un’antica profezia di Isaia – «Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele» -, diventa uomo nel grembo di una vergine, e tale mistero manifesta insieme l’amore, la sapienza e la potenza di Dio in favore dell’umanità ferita dal peccato.

Il Vangelo ci parla di Giuseppe il quale viene presentato come «uomo giusto», fedele alla legge di Dio, disponibile a compiere la sua volontà. L’evangelista Matteo è colui che da’ maggior risalto al padre putativo di Gesù, sottolineando che, per suo tramite, il Bambino risultava legalmente inserito nella discendenza davidica e realizzava così le Scritture, nelle quali il Messia era profetizzato come «figlio di Dio». Ma il ruolo di Giuseppe non può certo ridursi a questo aspetto legale. Egli, in perfetta sintonia con la sua sposa, accoglie il Figlio di Dio fatto uomo e veglia sulla sua crescita umana. «San Giuseppe è stato chiamato da Dio a servire direttamente la persona e la missione di Gesù mediante l’esercizio della sua paternità: proprio in tal modo egli coopera nella pienezza dei tempi al grande mistero della redenzione ed è veramente “ministro di salvezza”» (cf san Giovanni Paolo II, Esortazione ap. Redemptoris custos, n.8).

Giuseppe è un uomo che pensa, che riflette sul da farsi quando si presentano situazioni nuove e imbarazzanti, come la gravidanza della sua sposa che, però, non vive ancora con lui. Mentre è intento a prendere una decisione, Dio interviene per mezzo del suo angelo e gli prospetta un modo nuovo di presenza, un modo diverso e originale di relazionarsi a Maria e al nascituro. Il rispetto di Dio è l’amorevole esecuzione dei suoi progetti costituiscono la preziosità del suo ruolo insostituibile all’interno della santa Famiglia.

Giuseppe, al pari di Maria, accetta di collaborare nella storia della salvezza. A lui spetta di accogliere Maria in casa sua, assicurando alla famiglia una «normalità esterna», tanto che nel suo villaggio di Nazaret nessuno la valutava una famiglia diversa. Accettando di dare il nome al bambino di Maria, Giuseppe adempie il compito giuridico che spetta oggi al padre che firma per la nascita di un bambino. Imponendo il nome a Gesù, iscrive con ciò stesso il bambino nella sua famiglia. Giuseppe sarà nei suoi confronti padre anche se non genitore. Come padre eserciterà nei suoi confronti la patria potestà e avrà verso di lui diritti e doveri.

Giuseppe e Maria, ciascuno nella propria specificità e insieme in modo complementare, favoriscono l’accoglienza di Gesù. In vista di lui modificano la loro situazione iniziale, comprendono e realizzano la loro vocazione con amorosa fedeltà.

Per questo, nei giorni che precedono il Natale, è quanto mai opportuno stabilire una sorta di colloquio spirituale con san Giuseppe, perché egli ci aiuti a vivere in pienezza questo grande mistero della fede. Il silenzio di san Giuseppe, però, non manifesta un vuoto interiore, ma, al contrario, la pienezza di fede che egli porta nel cuore e che guida ogni suo pensiero ed ogni sua azione. Un silenzio grazie al quale Giuseppe, all’unisono con Maria, custodisce la Parola di Dio, conosciuta attraverso le Sacre Scritture, confrontandola continuamente con gli avvenimenti della vita di Gesù; un silenzio intessuto di preghiera costante, preghiera di benedizione del Signore, di adorazione della sua santa volontà e di affidamento senza riserve alla sua provvidenza.

Lasciamoci «contagiare» dal silenzio di san Giuseppe! Ne abbiamo tanto bisogno, in un mondo spesso troppo rumoroso, che non favorisce il raccoglimento e l’ascolto della voce di Dio.

Ebbene, in questo tempo di preparazione al Natale coltiviamo il raccoglimento interiore, per accogliere e custodire Gesù, l’Emmanuele, il Dio-con-noi, nella nostra vita. Amen!

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