Gruppo missionario di Villa d’Asolo

– Responsabile sig.a Mazzarolo Natalia

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Il gruppo missionario di Villa d’asolo  è nato nell’aprile 1998 con lo scopo di aiutare economicamente  un giovane seminarista indiano povero, negli studi  teologici .

Questo ci era stato chiesto da suor Bartolomea  Casonato, delle suore di  Maria bambina di Onè di Fonte,(ora Crespano del Grappa) siccome sostenere la spesa per una sola famiglia  poteva esser un problema, ci  ha suggerito di coinvolgere altre famiglie  e formare così un gruppo missionario, che insieme divideva le spese e aiutava questo primo giovane seminarista.

Ora questo primo gruppo di dieci famiglie, è cresciuto siamo più di sessanta, i giovani seminaristi aiutati, tramite suor Bartolomea sono sette in India e in Bangladesch.

I giovani già diventati sacerdoti sono molti (tra i quali anche padre Manuel che tutti noi di Villa d’Asolo conosciamo), uno è diventato anche vescovo, Sebastian Tudu, altri sette  li stiamo aiutando tramite i missionari, suore e sacerdoti che li seguono nei loro paesi.

Ogni Natale e Pasqua riceviamo  loro notizie, auguri e foto che vengono fotocopiate o inviate tramite mail e condivise fra  i componenti del gruppo missionario.

Il gruppo missionario si riunisce due volte all’anno in aprile e in ottobre per versare la quota per aiutare questi giovani e ogni volta suor Bartolomea o suor Adriana vengono personalmente a raccogliere le offerte.

La quota attualmente è di 3 € al mese per un totale di 18 € ogni sei mesi.

Molte famiglie del gruppo missionario hanno adottato a distanza anche dei bambini, sempre tramite suor Bartolomea Casonato .

Chi volesse entrare a far parte del gruppo missionario,  può contattarmi personalmente tel. 0423 529757 o tramite la seguente email: naty.m@alice.it.

Attualmente stiamo aiutando:

Benjamin Hasdak               Sateesch Kumar

Mhicael Murmu                     Manoj Kumar

Ronald Mardi                          

Ignatius Soren            

Dal Bangladesh
Per chi non lo conosce , Padre Manuel è uno dei sacerdoti indiani che il Gruppo missionario di Villa d’Asolo aveva adottato quando ancora studiava in seminario .

Tramite suor Attilia, delle suore di Maria bambina, che opera in India, noi lo abbiamo sostenuto economicamente negli studi.

Quando è diventato sacerdote, il suo vescovo lo ha mandato a studiare e a laurearsi in diritto canonico a Venezia. Durante l’estate nei mesi di luglio, agosto e settembre il collegio dove studiava chiudeva.

Nei mesi di luglio e agosto andava nelle parrocchie” di mare “ ( Grado e Bibbione )da sacerdoti che conosceva per aiutarli, ma nel mese di settembre non sapeva dove andare.

Suor Bartolomea allora ha chiesto a Don Mario,( ex parroco di Villa,) di poterlo ospitare in cambio di aiuto nelle messe. A mezzogiorno si ritrovavano tutti a pranzo a Casella , la sera andava a cena nelle famiglie del gruppo missionario.

Da allora sono passati quasi 6 anni, don Mario lo ha ospitato nei tre anni della sua laurea.

Ora è parroco in una parrocchia in India, e il suo vescovo lo ha nominato economo della Diocesi però ogni tanto con il consenso del suo vescovo torna a visitarci ,per raccogliere il nostro aiuto, e viene ospitato nella canonica di Casella.

😀  Ordinazione sacerdotale del nostro giovane Benjamin Hasdak celebrata da mons. Sebastian Tudusacerto. Clicca ULTIME NOTIZIE gennaio 2017!

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Foto dall’India di Padre Menuel Tatapudi Settembre 2014

Paul Mandica dal Senegal

di S.Adriana e S.Bartolomea (clicca per visualizzarli)

Auguri di P.Quirico (clicca per visualizzarli)

Auguri di P. Emmanuel (clicca per visualizzarli)

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Alcune riflessioni:

Il nome di Dio

” Sei pronto, Vincenzino? “chiese con voce dolcissima l’Angelo che era entrato in quel momento nella stanza del bimbo, all’ospedale.

” Si’ ” rispose il bambino e aggiunse: “Andiamo da Dio, vero? “

L’angelo assenti’ col capo. Vincenzino mise fiducioso la sua mano in quella dell’angelo. Insieme lasciarono l’ospedale, la citta’ addormentata sotto una coltre di stelle, la terra verdazzurra e si inoltrarono lungo le vie del cielo, scintillanti di luce. Il bimbo saltellava al fianco dell’angelo, quando, all’improvviso, si senti’ chiamare

” Vincenzino, dove vai? Aspettami! “

Si voltò indietro e vide venire verso di lui il suo amichetto Mohamed, compagno di tanti giochi, là in ospedale. Anche Mohamed era accompagnato da un angelo che indossava una veste candida, stretta in vita da una fascia d’oro.

Sapendo che Mohamed era venuto da lontano per curarsi e che era in ospedale solo con il papà, Vincenzino domandò: ” L’hai detto al tuo papà? “.

” No, l’ho lasciato inginocchiato sul tappeto della preghiera. M’è sembrato il momento migliore per partire. Sono sicuro che Allah saprà consolarlo, dettargli le risposte giuste in fondo al cuore “.

” Allah “, domandò Vincenzino con stupore. ” E chi è Allah? “.

Mohamed scoppiò in una risata argentina che lo contraddistigueva e che gli faceva brillare i grandi occhi scuri.

” Allah è Dio! “. ” No, Dio si chiama Trinità – ribattè Vincenzino – Ne sono sicuro perche’ me l’ha detto mio padre “. ” Anch’io sono sicuro che si chiama Allah, me l’ha detto mio padre “, disse Mohamed. Poichè l’autorità di un papà non si mette in discussione, i due bambini dovettero concludere: ” Ma allora il tuo Dio non è uguale al mio! “. ” Questo vuol dire che gli angeli non ci stanno portando dalla stessa parte! “, realizzò in un istante Vincenzino e aggiunse: ” Io non voglio vedere la Trinità senza di te! “. Neppure io voglio vedere Allah senza di te! “.

Per fortuna, gli angeli stavano conversando amichevolmente tra di loro. Un’occhiata d’intesa passò tra i due bambini che fecero dietrofront e si nascosero in mezzo ad un banco di nuvole. ” Adesso dobbiamo cercare un posto dove stare insieme “, disse Mohamed. Mano nella mano, il piccolo mussulmano e il piccolo cattolico si incamminarono su una strada lastricata di turchesi.

Cammina cammina, arrivarono in vista di una città le cui porte erano di zaffiro e di smeraldo, le mura di pietre preziose e le torri di oro purissimo.

” Quella è la casa di Dio! – esclamo’ Vincenzino – del mio Dio”, precisò poi. ” No, quella è la casa del mio Dio ” disse convinto Mohamed. ” Ma se è come quella del racconto della Bibbia che mi leggeva la nonna a casa, la sera! ” disse Vincenzino, quasi piagnucolando. ” Non è possibile, guarda: ci sono due giardini con frutta, palme e melegrane. E anche due fonti zampillanti: è tutto proprio com’ è descritto nel Corano “.

” Scommetti che è la casa del mio Dio? “, disse Vincenzino. ” Scommetti che è la casa del mio Dio? “, disse Mohamed.

Così dicendo, i due bambini corsero verso l’ingresso principale davanti al quale stavano due angeli, in candide vesti.

” Abita qui la Trinità? “, domandò Vincenzino. ” Sì ” rispose uno dei due angeli, sorridendo.

Per nulla convinto, Mohamed domandò: ” Abita qui Allah? ” ” Sì ” rispose l’altro angelo, con un identico sorriso.

” Andiamo a vedere di persona”, disse Mohamed, che era un tipo pratico. Forse il tuo Dio e il mio abitano nella stessa casa.

Con grandissimo stupore, Vincenzino e Mohamed dovettero constatare che c’era un solo Dio, seduto sul suo trono sfavillante di luce.

” Tu sei Trinità? “, domandò il piccolo cattolico. ” Sì, lo sono”.

” Tu sei Allah? “, domandò il piccolo mussulmano. ” Sì, lo sono “.

” Ma allora hai due nomi! “, constatarono i bambini , stupefatti.

” Non solo due, ne ho molti di più! – disse Dio, divertito – Mi chiamano persino Caso, Natura, ma sono sempre io! “.

” Senti, – disse Mohamed, il tipo pratico – non si potrebbe chiamarti con un nome solo, visto che tu sei solo Uno?

Così tanto per non fare confusione “.

” Chiamatemi Amore ” , disse Dio, stringendosi al petto il piccolo cattolico e il piccolo mussulmano.
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Il padre di uno dei jihadisti di Dhaka: Con lui ho fallito di Sumon Corraya

AsiaNews – Dhaka – 6 luglio 2016

SM Imtiaz Khan Babul è il padre di Rohan Ibn Imtiaz, uno dei sei terroristi islamici che hanno ucciso 20 persone. L’uomo è un membro del partito di governo e ricopre incarichi di primo piano. Ha iniziato la sua carriera come insegnante: “Ma non sono stato in grado di educare mio figlio”. Il governo continua a negare legami con lo Stato islamico. Arrestati il padre e il fratello di un altro assalitore.          “Ho fallito come padre”. È il doloroso commento di SM Imtiaz Khan Babul alla strage di Dhaka avvenuta il primo luglio scorso. Tra i sei attentatori (di cui cinque identificati) che hanno fatto irruzione nell’Holey Artisan Bakery cafè e hanno ucciso 20 persone, di cui la maggior parte stranieri, uno è suo figlio, Rohan Ibn Imtiaz. L’uomo è membro dell’Awami League, il partito al governo in Bangladesh, e ricopre importanti incarichi amministrativi. Ieri è apparso in televisione e ha chiesto perdono per il massacro commesso dal figlio: “Chiedo perdono a tutta la nazione e alle famiglie delle vittime. Molte anime innocenti hanno perso la vita, a causa di mio figlio. Tutto questo per me è molto triste, difficile da sopportare, una cosa terribile!”.

Rohan Ibn Imtiaz è uno dei sei terroristi islamici che al grido di “Allah è grande” hanno assaltato un noto locale del quartiere diplomatico della capitale. Il Paese e il mondo intero sono ancora sconvolti per il gesto compiuto da giovani benestanti e appartenenti alle famiglie più ricche della città, in apparenza soddisfatti della propria vita agiata. Tutti loro hanno frequentato le migliori scuole, avevano amici, relazioni sentimentali, utilizzavano i social network per pubblicare le foto dei loro divertimenti.

Ma poi qualcosa deve essere cambiato e sono rimasti ammaliati da predicatori estremisti, come hanno riferito esperti ad AsiaNews. SM Imtiaz Khan Babul ha dichiarato di fronte alle telecamere: “Ho saputo dai social media che il mio unico figlio era tra gli attentatori. All’inizio non potevo credere che mio figlio fosse un militante”. Il politico, che ha iniziato la sua carriera come insegnante – mentre la moglie tutt’ora insegna nella scuola esclusiva che frequentava anche Rohan –, si rammarica: “Ho educato tanti studenti e molti di loro oggi sono persone affermate che contribuiscono al bene della nazione. Ma non sono stato in grado di educare mio figlio. Sono un padre fallito”.

L’uomo ha rivestito importanti incarichi a Dhaka ed è l’attuale vicesegretario generale dell’Associazione olimpica e segretario generale della Federazione ciclistica. Ha riferito che il figlio non ha mai viaggiato all’estero, anche se lui e sua moglie stavano progettando di mandarlo negli Stati Uniti per studio, e non aveva fatto mai male neanche ad un insetto. Perciò ha lamentato: “Come ha potuto avere quelle armi pesanti? Chi gliele ha fornite? Chi lo ha addestrato e chi gli ha dato i soldi? Io chiedo alle autorità di trovare queste persone”. Intanto ieri la polizia bengalese ha arrestato il padre ed il fratello di Shafiqul Islam Uzzal, un altro assalitore. I due sono stati prelevati dalle loro case nel villaggio di Dhunat, nel distretto di Bogra (nel nord del Bangladesh), e sono stati trasferiti a Dhaka.

Le autorità continuano poi a negare l’esistenza di una pista che porti allo Stato islamico, che invece ha rivendicato l’attacco. Asaduzzaman Khan, ministro dell’Interno, ieri ha confermato che gli attentatori del caffè di Gulshan erano tutti bangladeshi e membri di partiti estremisti locali. Abul Hassan Mahmood Ali, ministro degli Esteri, ha presieduto una riunione con circa 50 diplomatici e alti commissari di vari Paesi, ai quali ha riferito la netta condanna del governo nei confronti del barbarico atto di terrore e ha espresso vicinanza ai parenti delle vittime. Poi ha concluso dicendo: “Il terrorismo è una sfida globale e il Bangladesh continuerà a lavorare a stretto contatto con gli altri Paesi, le organizzazioni regionali e le agenzie Onu per sconfiggere questa minaccia”.

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“Questo è il digiuno che voglio, dice il Signore:
sciogliere le catene inique, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo …
dividere il pane con l’affamato, introdurre in casa i miseri, senza tetto, vestire uno che vedi nudo…

Enzo Bianchi – Le Nuove penitenzeLa Stampa, 3 marzo 2009 (cliccare per scaricare la riflessione)

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Prima di andare a letto mi ritrovo, stasera, davanti all’icona che p. Fulvio mi ha dipinto e regalato prima della partenza per il Bangladesh: Gesù e il buon ladrone. Dipinte a lato le parole: “Oggi sarai con me in paradiso”. Mi piace tanto perché mi ci ritrovo. Nel ladrone, intendo, e nel fascino straordinario della promessa di Gesù: cosa sarebbe della nostra vita senza la fede in quella futura?

Compieta di p. Fabrizio Calegari (cliccare per scaricare la riflessione)
Dinajpur – febbraio 2009

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   “ Vado da Gesu’ ”

Cosi’ disse Radika,
una bambina Oraon, non cristiana,
che frequentava la scuola della Missione.

Morì improvvisamente
mentre era a casa in vacanza.
Stroncata in un giorno,
forse per difterite.

Capendo cosa le stava accadendo,
ha prima chiesto alla sua famiglia
di pregare insieme,
ha spiegato che stava andando da Gesù,
ha chiesto perdono,
e infine ha detto che voleva vedere i padri e le suore della missione:
ma a causa della lontananza del villaggio,
nessuno riusci’ ad andarci in tempo.

E così mori’.

Ne rimase fortemente colpito anche il papà che, da allora,
decise di frequentare la chiesa, alla domenica,
con gli altri cristiani del villaggio.

Era il primo passo per ricevere, un giorno, il Battesimo.

Passarono pero’ nove anni…

Nove anni dopo,quel giorno è arrivato poco tempo fa,
quando la mamma di Radika, le due sorelle e il fratellino
hanno ricevuto il battesimo: il papa’ nel frattempo pero’ era già morto anche lui.

La mamma contenta e commossa ha parlato di Radika
come se fosse ancora viva e presente.

Radika non ha ricevuto il battesimo ufficiale,
ma certamente quello di desiderio,
ed essendo andata dal Signore prima di tutti,
ha portato poi da Lui anche tutta la sua famiglia.

La famiglia di Radika oggi:

E noi, che abbiamo sempre fretta,
che andiamo per le  campagne e i villaggi del Bangladesh,

nella speranzadi vedere qualche frutto o almeno qualche germoglio…
il Signore ci invita  alla pazienza e alla fiducia in Lui…

“ il Regno dei cieli e’ come un uomo che getta il seme nella terra;
dorma o vegli, di notte o di giorno,
il seme germoglia e cresce, come, egli stesso non lo sa…”   ( Vangelo di Marco 4,27 )

Foto dall’India di Padre Emmanuel

Vi presento la mia nuova parrocchia, la missione cattolica Holy Saviour.
Qui ho circa cinquanta bimbi poveri ed orfani che studiano nell’orfanotrofio parrocchiale di S.John. Dato che l’edificio è piuttosto vecchio, lascia filtrare l’acqua e di fatto siamo sempre al bagnato ogni volta che piove.
La chiesa essendo vecchia sta lasciando filtrare la pioggia e la gente non può sedersi perché tutto è bagnato ogni volta che piove. L’acqua rimane nella Chiesa e nella Canonica.
Tutto questo dura ogni temporale almeno 3 o 4 ore. Con il vostro aiuto ho comprato un po’ di libri e quaderni per i bambini della scuola perciò, cari amici, chiedo la vostra preghiera e il vostro aiuto per superare questa situazione.

Vi chiedo grazie per il vostro cuore così generoso.  Padre Emmanuel Tatapudi

Foto anno 2010/2011/2012 Bangladesch

Foto anno 2009 Bangladesch

Foto anno 2008 Bangladesch

Foto anno 2007 Bangladesch

Foto anno 2006 Bangladesch

Foto anno 2005 Bangladesch

Foto anno 2004 Bangladesch