XXXII domenica del tempo ordinario

L’invito che ci viene rivolto dalle tre letture di questa domenica è quello di essere attenti e previdenti nell’attesa della venuta del Signore.

“Chi si alza di buon mattino per cercarlo non si affaticherà, lo troverà seduto alla sua porta”.
“Dall’aurora io ti cerco, ha sete di te l’anima mia”.

“Il Signore, a un ordine, alla voce dell’arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo”.

“A mezzanotte si alzò un grido: «Ecco lo sposo! Andategli incontro!»”.

È interessante notare che la parabola raccontata da Gesù paragona il regno dei cieli a una festa di nozze. Non si tratta di una convocazione in tribunale o di un invito a comparire davanti al giudice, ma di una cosa piacevole e desiderabile: una festa.

Questo significa che chi vi partecipa è felice di essere stato chiamato, non ha timore, al contrario si sente un privilegiato.

La parabola fa riferimento al modo in cui si svolgevano le nozze nella Palestina del tempo di Gesù. Lo sposo andava alla casa della futura moglie, la prendeva con sé e la portava definitivamente in casa propria. Alcune ragazze rimanevano presso la casa dello sposo per accogliere la coppia, formando un corteo, con le lampade accese. La scena doveva essere particolarmente suggestiva, accompagnata da canti e danze, in clima gioioso. Questo è ciò che desidera lo sposo.

In questa parabola alcuni dettagli sono volutamente forzati: non si parla della sposa (come anche nell’episodio delle nozze di Cana) per dare forte risalto allo sposo, che è Cristo.
Anche il tempo dell’attesa è volutamente prolungato.

Presso la casa della futura sposa lo sposo doveva pattuire con il padre di lei gli accordi del contratto nuziale. A volte c’erano dei dettagli da discutere tra le due famiglie e le cose potevano andare per le lunghe. Ed è questa attenzione all’imprevisto che distingue le vergini sagge dalle stolte e non il fatto di rinunciare a dormire (vigilanza): infatti la parabola ci dice che tutte si addormentarono, come è normale, quando si verificò l’eventualità imprevista del ritardo.

Svegliate dal sonno, all’annuncio dell’arrivo dello sposo, le dieci vergini mettono in ordine le loro lampade. Le operazioni non erano rapide: bisognava spegnere la fiammella fumigante, togliere lo stoppino bruciato, metterne uno nuovo, riempire la lampada di olio, riaccendere lo stoppino nuovo…

Quando Gesù invita a vegliare, non significa che bisogna rinunciare al sonno e farsi violenza: tutte e dieci le ragazze si erano addormentate, come è naturale che sia. C’è piuttosto un invito ad essere saggi (prima lettura), attenti e previdenti, a vivere in modo da non essere impreparati nel momento in cui il Signore tornerà nella gloria (seconda lettura).

A un primo sguardo, ci può sembrare un po’ dura la risposta delle cinque vergini sagge alle cinque stolte: esse non accettano di condividere il loro olio, ma le invitano a recarsi dai venditori per procurarselo. L’olio è quindi qualcosa che non può essere trasferito da una persona all’altra: ognuno ha il proprio. Per dare il benvenuto allo sposo che viene, nel momento meno prevedibile e senza preavviso, è necessario avere la lampada preparata, pulita, accesa, con lo stoppino in ordine, alimentata con l’olio delle buone opere, della preghiera, della fede. Sono tutte cose personali e, in certo senso, “non trasferibili”.

Non si tratta di mancanza di generosità o di fraternità, ma di responsabilità individuale: la parabola valorizza la libertà personale e ci fa capire che ciascuno ha una capacità unica e irripetibile di dare una preziosa risposta. Non si può entrare alla festa con l’olio degli altri.

L’incontro con il Signore non è qualcosa che si improvvisa, che si può organizzare all’ultimo momento, una cosa che riguarda solo l’appuntamento a mezzanotte. Si tratta invece di un evento che va preparato bene, con cura e diligenza: da esso dipende o meno l’ingresso definitivo alla festa.

Anche l’immagine della porta chiusa per sempre, che non potrà essere aperta nuovamente, può sembrare dura da accettare, come le parole stesse pronunciate dallo sposo, ma si trova in sintonia con la stessa logica dell’olio, che non può essere condiviso e da cui dipende una volta per tutte il futuro.

In un certo senso la parabola ci ricorda che nello stesso modo in cui uno organizza la propria vita (con priorità e scale di valori scelte liberamente), così si troverà a vivere l’incontro finale con Cristo.

Preghiamo perché il Signore ci illumini con il suo Spirito, ci dia la sua sapienza, in modo che noi possiamo impostare la nostra vita seguendo gli orientamenti evangelici, con una scelta libera e consapevole. Così, quando il Signore scenderà dal cielo, come ci dice S. Paolo, ci potrà rendere partecipi della sua risurrezione e ci accoglierà alla festa di nozze eterne nel suo regno.

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