XIV domenica del tempo ordinario

Sono sempre tanti i possibili commenti ai brani di vangelo e tutti nutrienti, ma quello che più conta è la scaltrezza spirituale di saperli calare nel contesto del proprio tempo. Cosa possibile solamente grazie all’azione soave e penetrante dello Spirito Santo.

Il brano di oggi è conosciutissimo e vede Gesù alle prese con l’incarico della missione di testimonianza a 72 discepoli che invia a due a due in trasferta.

Chissà come li avrà scelti, viene da pensare, e perché a due a due? Presumibilmente per scongiurare il rischio della sofferenza della solitudine del “missionario “e magari anche il rischio dell’orgoglio per i risultati ottenuti.

Ma quello che più impressione di Gesù è la fermezza e la precisione con la quale indica (comanda) come comportarsi.

Non si tratta di semplici regole di buona educazione, ma della esigenza del Regno di Dio perché nulla vada disperso dell’impegno di testimonianza.

Senza dire dell’atteggiamento di totale fiducia di Gesù nel dare questa consegna. Già qui si potrebbe ricavare un nutrimento per l’anima. La fiducia di Gesù va ripagata con gioia.

Due dettagli colpiscono: come comportarsi quando si entra in una casa e quando si entra in una citta e qui ognuno può ricavarne indicazioni precise per come mettere in pratica in concreto questo ruolino di marcia.

Ma così come Gesù concede piena fiducia ai “missionari” alla stessa maniera diventa addirittura minaccioso nei riguardi di coloro (nelle case o nelle città) che dovessero osare di rifiutare.

Questo è anche rassicurante per i “missionari” perché li solleva da ogni responsabilità nel caso di fallimenti e di risultati che non arrivano.

Ma più bello e commovente è il finale. Quando i “missionari” tornano tutti contenti e orgogliosi per le “meraviglie” operate “nel suo nome” si sentono dire da Gesù di “non rallegrarsi” per questo, ma per qualcosa di più profondo, di non gioire perché i risultati sono eclatanti, ma perché “i vostri nomi sono scritti nei cieli”.

La gioia del cristiano è nutrita dalla consapevolezza di fede di essere nel cuore di Dio più che della consapevolezza di avere Dio nel cuore. Come scriveva San Giovanni XXIII: “Dio sa che esisto e questo mi basta”.

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