XXVIII domenica del tempo ordinario

Il vangelo anche questa domenica marca una forte differenza tra quelli che sono i pensieri di Dio e i pensieri dell’uomo… e se domenica scorsa vi dicevo che in cima ai pensieri di Dio sta la condivisione e in cima ai pensieri dell’uomo sta il possedere, l’appropriarsi dell’eredità, oggi ci viene detto che Dio ha, per dirla come don A. Casati un’idea fissa: quella che la sua casa, che la sala delle nozze si riempia di commensali. L’uomo, sempre preso dalla smania di dire “mio”, inizialmente perde di vista la bellezza dell’essere chiamato, invitato, la bellezza della festa, la bellezza della comunione… questo è il primo regalo che il vangelo ci fa: ci parla di un re che una volta di più insiste: invita e poi invita ancora e di fronte al rifiuto di molti, decide di aprire, allargare l’invito a tutti! Perché la sala si deve riempire, è un desiderio che non può essere disatteso → il nostro è un Dio che vuole la salvezza di tutti i suoi figli. Devo imparare… la chiesa deve imparare a non scoraggiarsi, a continuare ad annunciare questo volto di Dio e quando trova un ostacolo, quando trova una resistenza, continuare ad insistere, aprire per trovare vie nuove, continuare, come dice papa Francesco ad uscire non per frequentare i luoghi del potere ma per abitare le strade, i “crocicchi”… Ormai (scrive don Daniele Simonazzi), gli invitati sono quelli degli incroci, gli incroci delle strade, sono i crocifissi, sono coloro che mancano l’appuntamento, quindi sono coloro che vengono trovati. I cristiani, ci diceva il vescovo di Algeri un giorno, sono coloro che stanno nei crocicchi delle strade, sono coloro che stanno nei luoghi dell’esodo, nei luoghi del passaggio, nei luoghi della Pasqua, nei luoghi della croce. Sono i cattivi e i buoni, come ci dice il vangelo in questo desiderio di sottolineare la gratuità dell’invito.

C’è un particolare che mi piace sottolineare, ed è il verbo che Matteo mette in bocca a questo re quando chiama per invitare alla festa: Il termine greco utilizzato (kalèo) significa chiamare, dare il nome. L’evangelista vuole indicare l’atto di interpellare un altro allo scopo di farlo venire più vicino a sé sia fisicamente che nel senso di un rapporto personale… ecco cosa si perde chi, troppo concentrato sulle sue cose lascia cadere l’invito: la relazione, il rapporto personale con il re! I primi che rifiutano hanno proprio questa mentalità: hanno in mente solo le loro cose → qualcuno va al proprio campo, qualcuno va ai propri affari (A. Casati). Curano il proprio dimenticandosi degli altri, del bene comune, della gioia comune. Anche l’ultimo personaggio di cui oggi ci parla il vangelo non è capace di comunione: gli invitati ad una festa di nozze, a quel tempo, ricevevano, all’ingresso, una veste da indossare… che bello! Non c’era possibilità di gareggiare a chi aveva il vestito più colorato, sgargiante, prezioso… la veste nuziale accomuna! dice questa tradizione. Il vangelo ci parla di qualcuno che invece, come direbbero i giovani oggi,

– O vuol fare lo splendido, vuole distinguersi, non vuole condividere… figurati se io mi vesto uguale agli altri! è ad un banchetto ma ha in mente se stesso, la sua veste, le sue cose, la sua immagine.

– Oppure è entrato di nascosto, con l’inganno, non facendosene accorgere…

E visto e considerato che Gesù ha voluto sotto il segno della festa, del banchetto anche l’Eucaristia, nasce proprio da qui l’idea che i bimbi che per la prima volta si accostano alla comunione all’interno abbiano in chiesa lo stesso, semplicissimo vestito.

Sull’abito nuziale poi non possiamo non pensare al battesimo, a quel gesto con il quale rivestiamo i bambini consegnando loro una veste bianca: Carissima Greta, abbiamo detto due domeniche fa… ti sei rivestita di Cristo… l’augurio più bello che possiamo fare a chi battezziamo e allo stesso tempo la responsabilità più grande per chi chiede questo dono → rivèstiti di Cristo… rivestìti di Cristo… giorno dopo giorno aiutarci, come fratelli a rivestirci di Cristo a fare nostri i suoi gesti, le sue parole, il suo sguardo, le sue mani, i suoi sentimenti…

Articolo precedente

XXVII domenica del tempo ordinario

Articolo successivo

XXIX domenica del tempo ordinario