XXIII domenica del tempo ordinario

Possiamo prendere da questo testo del Vangelo alcuni punti di riflessione e di vita.

Un primo aspetto: Gesù ci invita ad esseri saggi e sapienti, a pensare e a preoccuparci della vita e del nostro futuro.

Questo lo fa con le parabole del costruire una torre e del re che vuole andare in guerra: occorre riflettere e pensare bene alle energie e alle risorse che si hanno.

Se c’è tanta preoccupazione per le cose umane che durano un tempo limitato quanto più, sembra suggerire Gesù, occorre pensare e preparare la nostra vita vera su questa terra e la nostra salvezza per l’eternità.

Il pronunciamento più forte è senz’altro questo: “colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me non può essere mio discepolo”. La croce, gli impegni, la propria fedeltà, tutto ciò che fa parte della mia impostazione di vita e della volontà di seguire Gesù, di seguire il suo esempio, le sue parole, la sua strada.

In questo contesto comprendiamo che il suo invito a vivere le relazioni di parentela, di affetto, di presenza, non come un qualche cosa che chiude la vita in maniera egoistica, ma che apre a un amore più grande.

Non si tratta di non voler bene al padre e alla madre, alla moglie, ai figli, ma si tratta di amare veramente e sapere che insieme si cammina sulla strada di Dio, sulla strada della salvezza. Occorre avere allora una grande libertà di spirito, soprattutto di fronte ai beni materiali: Gesù dice: “chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo”.

Le cose sono uno strumento, un mezzo, non il fine. Quello che è importante è la realizzazione della mia vita, è accogliere l’amore di Dio, è vivere questo amore.

L’importante è la salvezza piena e definitiva che invochiamo e che attendiamo dalla bontà e dalla misericordia del Signore.

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