XXIII domenica del tempo ordinario

1. Subito dopo aver parlato della pecorella smarrita, il brano del Vangelo odierno ci invita alla correzione fraterna. È un brano singolare perché, al di là dell’obiettivo, ci illustra anche le modalità. Il racconto ci presenta non un peccatore qualunque, bensì uno che ha peccato contro di noi la cui colpa, quindi, ci tocca in prima persona, quasi a ricordarci la necessità del perdono. Verso costui ci viene intimato: “va’ e riprendilo tra te e lui solo”. Come a dire, se ti ascolta, il discorso finisce lì. Non c’è bisogno di altro che il chiarimento e il perdono tra voi. Ma il Signore, che scruta il cuore degli uomini, sa che non sempre questo avviene in prima battuta.

2. Allora, pur di guadagnare un fratello e di non farlo perdere, suggerisce un altro tentativo. Ci consiglia di scegliere una o due persone, naturalmente di fiducia, “affinché la cosa sia regolata sulla parola di due o tre testimoni”. Ma il fratello potrebbe ancora rifiutarsi e, allora, occorre dirlo alla Chiesa. La comunità deve sapere che c’è qualcuno di cui non ci si può fidare tanto è vero che, se non ascolta neppure la Chiesa, deve essere reputato “come il pagano e il pubblicano”. Il realismo di questo brano, esposto così schematicamente da S. Matteo, invita i cristiani a esser prudenti e a ricordare che, a volte, capiterà a tutti di trovarsi come agnelli in mezzo ai lupi, anche se questo non deve scoraggiarci dal fare il bene.

3. Il Cristo, anche in questa circostanza, ribadisce il tremendo compito della Chiesa: “tutto ciò che legherete sulla terra sarà legato in cielo” come tutto ciò che scioglierete. A tutti i fedeli, poi, una capacità insospettabile: “se due di voi sulla terra si mettono d’accordo per domandare qualunque cosa, sarà loro concessa dal Padre mio che è nei cieli”. È straordinario che la volontà del Padre si piega alle richieste dei figli. Ma perché tutto questo? La spiegazione segue immediatamente: “Perché dove due o tre sono riuniti nel mio nome, là sono io, in mezzo a loro”. Ecco che il Cristo, veramente risorto, continua a intercedere con noi e per noi presso il Padre.

4. Paolo, come nessuno, ha penetrato questo mistero d’amore. Per questo ci esorta, tra di noi, a non aver nessun debito, “eccetto quello dello scambievole amore”. Solo amando il prossimo, si adempie alla legge. Ma che vuol dire tutto ciò? L’Apostolo chiarisce che amare è, prima di tutto, non far soffrire chi ci sta vicino. Le sue parole sono inequivocabili: tutti i comandamenti, dal non commettere adulterio al non uccidere, sono compendiati nella legge dell’amore.

5. Paolo sembra non accontentarsi di questa spiegazione e vuole essere ancora più esplicito: “La carità non fa del male al prossimo”, per questo non pensa a rubare e neppure a desiderare quello che non le compete. Proseguendo, l’Apostolo dirà che questo messaggio deve scuotere le nostre coscienze dall’intorpidimento nel quale vivono perché, purtroppo, “specialmente conoscendo questo nostro tempo”, dobbiamo ancora di più comprendere che non dobbiamo assuefarci alla mentalità del secolo.

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