XXII dom del Tempo Ordinario
Scrive san Giovanni della Croce nei suoi Scritti: «Alla fine della vita saremo giudicati sull’amore».
Ma che cosa significa per me amare? È l’amore di Gesù Cristo la misura del mio amore per il prossimo? E soprattutto: che cosa vuol dire per me vivere il Vangelo?
È ricca di domande la Parola di oggi: potente è infatti il suo richiamo ad una sincera e profonda revisione della mia vita, del mio essere per grazia – ecco il dono perfetto! – cristiano.
Dunque, non sdegniamoci di fronte all’atteggiamento superficiale di questi “poveri” farisei, il cui passatempo preferito era proprio quello di trovare l’altro in fallo davanti alla Legge, o meglio, davanti alla loro interpretazione sterile della Legge per accusarlo, proprio come hanno fatto anche con Gesù.
Loro, scelti per essere i custodi della Legge, male interpretandola emettevano sentenze di morte verso gli altri, invece di farla conoscere come legge di vita, secondo l’intenzione di Dio. Così facendo sprecavano il buon regalo disceso dal Padre: l’Antica Alleanza fattasi carne nella Persona di Gesù Cristo.
Ascoltiamo parole molto dure da parte di Gesù nei loro confronti, ma in questo suo atteggiamento severo possiamo leggere la sua misericordia, la sua compassione – perché la Buona Novella è per tutti! – persino per questi suoi “nemici”: è un invito alla conversione, a condire con l’amore il tesoro della Legge che il Padre ha loro affidato a beneficio di tutta la nazione. Correggere e non giudicare, dare l’esempio e non sentenze: compassione e non condanna, vita e non morte.
Noi però facciamo attenzione a non sorvolare con facilità il monito di Gesù, come se non avessimo bisogno di ascoltarlo, accoglierlo e convertirci: siamo uomini anche noi e il nostro cuore non è così diverso da quello dei farisei, anche se abbiamo la “marcia in più” del Battesimo.
«Ora, Israele, ascolta…»: “nuovo Israele”, accogli la misericordia che anche oggi la Parola di Dio vuole donarti!
Carissimi, che grande errore sarebbe quello di sentirci a posto dinanzi al Vangelo di oggi: firmeremmo la nostra condanna! Perché la fede è movimento, è cammino incessante, fino a quel Momento in cui essa lascerà il posto alla visione e saremo giudicati sull’amore dal solo giusto Giudice.
Che cosa dobbiamo fare allora per essere trovati quel Giorno perfetti nell’amore? Viverlo adesso! Condire con l’amore tutto il nostro essere: ciò che siamo, quanto facciamo, quello che pensiamo, come guardiamo noi stessi e gli altri, come agiamo, le nostre relazioni…
Dentro questo desiderio di usarci misericordia, Gesù ci mette in guardia da ciò che abita abusivamente il nostro intimo: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza.
Non scoraggiamoci però, fratelli e sorelle, ma non gettiamo neppure via le armi spirituali che ci difendono dall’invasione di questi nemici: i doni dello Spirito, le virtù, i sacramenti, la preghiera, la carità…
Il Padre ci ama dall’eternità! Questa è la Buona novella, la nostra “arma” e il nostro “scudo”: l’Amore! Siamo la sua creatura “molto buona” (Gn 1,31): creata ad immagine e somiglianza del Figlio suo, l’Amato.
Ma nel concreto della vita: come mettere in pratica la Parola di oggi?
«Io faccio elemosina!», «Io sono volontario alla mensa dei poveri!», «Io digiuno il Venerdì!», «Io vado a messa tutte le domeniche!»… Bene! Ma potrei chiedermi: che cosa mi muove? Forse un senso del dovere? O il mio bisogno di sentirmi buono?… Si tratta allora di vestire di novità – di Gesù Cristo – il nostro agire, di essere misericordiosi come il Padre lo è stato e lo è continuamente nei confronti di ciascuno di noi.
Ancora, san Giacomo parla di visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze: sono le categorie più fragili e bisognose del suo tempo. Chi sono oggi “i nostri orfani” e “le nostre vedove”?
In virtù del Battesimo noi godiamo del dono perfetto: la grazia del nostro Signore Gesù Cristo, che fa di noi figli di Dio. Nei nostri gesti, nei nostri sguardi, nella nostra umanità deve uscire ciò che veramente siamo: cristiani.
«Ora, Israele, ascolta…». «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,34-35).
Niente da aggiungere, niente da togliere: questo solo ci basti per vivere – e vivere il Vangelo!
E se ci capitasse – e ci capiterà! – di sbagliare, ricordiamoci che la Madre Chiesa ci offre tutti i mezzi per riprendere il retto cammino della carità, a partire dal Sacramento della Riconciliazione: infatti quale grande nazione ha gli dèi così vicini a sé, come il Signore, nostro Dio, è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo?
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