XVIII dom del Tempo Ordinario
Per gustare meglio il brano di oggi è opportuno richiamare alla memoria lo scopo che aveva in mente l’apostolo Giovanni quando decise di mettere mano alla redazione del suo vangelo.
Giovanni scrisse il suo vangelo per uno scopo ben preciso, questo: “Affinché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e credendo abbiate la vita nel Suo Nome”.
E’ in ballo quindi la “fede”, non una fede quale che sia, ma la fede in Gesù Cristo, Figlio di Dio. Ed è questa fede a garantire, in assoluto, la riuscita esistenziale del proprio vivere. Una fede a portata di mano, quindi, se si considera che è stato proprio Gesù a portarcela.
Ma per poter predisporre la nostra anima all’accoglienza di questo dono risolutore di ogni problema occorre fare un po’ di pulizia nella propria mente e nel proprio cuore .
Per la nostra mente occorre saper fare spazio (come predisposizione al credere) alle metafore e ai paradossi tanto cari a Gesù; come dire che per capire il messaggio di Gesù occorre riconoscere umilmente di non intestardirsi a voler capire prima di decidersi a credere… e per il cuore occorre lasciar sciogliere quella durezza di cuore che gli impedisce di pulsare d’amore.
Soprattutto al giorno d’oggi, dove dopo l’ubriacatura del razionalismo illuminista, si preferisce dare più credito alla propria idea di Dio, della fede e di Gesù che non alla realtà vera e sostanziale della fede. “Per un pipistrello il paradiso è pieno di pipistrelli” afferma un aforisma. “Il modo in cui scegliamo di vedere il mondo crea il mondo che vediamo”, afferma lo psicologo Whitaker. Questa sorta di “narcisismo ideologico” è tanto lontano dalla “fede” quanto l’opinione dalla Verità. “Dio delude sempre chi se lo immagina a modo suo”, è scritto da qualche parte.
E per quanto riguarda il cuore occorre lasciarci mettere dentro da Gesù stesso un cuore di carne in sostituzione di quello di pietra…
La dritta che da Gesù per non farci correre il rischio di cadere nel narcisismo ideologico e nella durezza di cuore è quella di credere in Lui ad occhi chiusi, senza tentennamenti, senza se e senza ma, di lasciarsi andare a credere e basta.
Quando si riceve un regalo da persona conosciuta lo si prende, si sorride e si ringrazia. Sarebbe quanto meno curioso che ci si mettesse a chiedere a chi ci sta offrendo quel pacco regalo: “Perché proprio a me”, “Cosa c’è dentro” o peggio “Ma mi devo fidare?”…
Nel brano evangelico di oggi c’è un altro particolare da non trascurare: quello del soave rimprovero di Gesù rivolto a chi lo cerca per interesse personale più che per fede.
“Mi cercate perché vi ho sfamato” dice Gesù e subito alza il livello della questione: “Mi avete cercato perché vi ho dato il pane… mentre dovete sapere che sono proprio io il Pane…”.
Ne deriva, per i credenti di oggi, un messaggio essenziale: la fede si alimenta quotidianamente grazie all’Eucaristia. Non c’è alternativa, né scorciatoia spirituale.
La vita e vitalità dell’anima è garantita soltanto da Gesù Eucaristia che afferma senza mezzi termini di essere Pane di Vita, disceso da Cielo proprio per allestire questa Mensa sempre aperta. E i posti a sedere sono innumerevoli e, paradossalmente parlando, numerati. Che tragedia lasciarli vuoti!
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