XV domenica del tempo ordinario

Il rifiuto che Gesù ha subito a Nazareth non lo scoraggia, anzi, lo spinge ancor più ad andare per città e villaggi; non potendo arrivare ovunque, manda i discepoli. Gesù li manda e dà loro le istruzioni per come vivere

«per la via» (hodós). La via in Marco denota anche «la strada» o il «modo di essere discepoli».
Gesù chiama e manda. Le due cose vanno insieme: siamo chiamati alla vita, alla fede e ciascuno alla propria missione, per essere nel mondo segno e strumento dell’amore di Dio. Gesù chiama e manda perché possiamo essere strumenti d’amore gli uni per gli altri. Qui vediamo la natura missionaria della Chiesa: andare a portare a tutti l’annunzio dell’amore di Gesù e della salvezza in Lui.

Gesù manda a due a due, sia perché due era il numero minimo di testimoni per accertare un fatto, sia perché in due ci si aiuta a vicenda, sia perché mostrino in essi quella “vita nuova”, quella carità, quel vivere da figli di Dio e fratelli tra loro di cui sono annunciatori.

Gesù dà potere di scacciare il male: l’attività missionaria dei dodici è la continuazione ed estensione del potere e della missione sovrana di Gesù. Qui, in linea generale, possiamo vedere la forza del cristiano contro il diavolo, le sue tentazioni, i suoi inganni.
Gesù li manda in povertà, chiedendogli di fidarsi di Lui e della sua parola. Il senso generale del mandato è quello di testimoniare la fede riposta in Dio e nella generosità degli altri, insieme al distacco da ambizioni e attaccamenti a ricchezze terrene: «Come se Gesù dicesse ai suoi: Voi vivrete di fiducia: fiducia in Dio, che non farà mancare nulla, e fiducia negli uomini, che apriranno le loro case» (E. Ronchi). Perciò dice loro: Entrati in una casa, rimanetevi. L’invito a restare in una stessa casa, serviva ad evitare il pericolo che si facesse avanti qualcun altro, magari più ricco, e accettando l’ospitalità, si mancasse di carità verso i primi che hanno accolto, risultando persone che alla fin fine con la scusa della missione cercano il benessere o scroccano al miglior offerente! Guai all’apostolo che pensa di arricchirsi “sulle spalle” del Vangelo o che pensa che a questo serva il Vangelo.

In modo molto realistico, Gesù mette in guardia dal possibile rifiuto: «Il viaggio non è una solenne missione diplomatica accompagnata dai confort di immunità parlamentare. Anzi, è una missione che conosce il rifiuto con porte che si chiudono, orecchi che non sentono, occhi che non vedono (G. Ravasi)». Anche in questo caso il discepolo deve rimanere in pace, dopo aver però testimoniato la verità. Scuotersi la polvere dai sandali era il gesto che ogni giudeo compiva al rientro da una terra pagana; stava a significare che ci si voleva separare completamente da quel mondo «impuro» ed incredulo. Compiendo tale gesto verso gli stessi Israeliti ostili e increduli (cf At 13,51; 18,6), gli apostoli avrebbero offerto loro un motivo di riflessione e di richiamo alla conversione. In una chiave esistenziale, indica il saper proseguire senza accanirsi, quella capacità meravigliosa di saper dire le cose andando oltre, donando all’altro tempo per maturare accogliendo anche la possibilità del rifiuto. Certi che a suo tempo quel seme piantato nel cuore potrà portare frutto. Chiediamo la grazia allo Spirito Santo che, grazie anche alla meditazione del Vangelo, si ravvivi in noi l’ardore missionario!

Stampa Articolo Stampa Articolo

Articolo precedente

XIV domenica del tempo ordinario

Articolo successivo

XVI domenica del tempo ordinario