VI domenica del tempo ordinario

VERSO L’AMORE PIENO

L’ideale religioso degli Ebrei devoti consisteva nell’osservare la legge, attraverso la quale si realizzava la volontà di Dio. Meditare, adempiere la legge, era per l’Israelita la sua “eredità”, “una lampada per i suoi passi”, suo “rifugio”, la sua “pace”.  Gesù è la pienezza della legge perché egli è la parola definitiva del Padre. Paolo ci dice che “chi ama il suo simile ha adempiuto la legge… Pieno compimento della legge è l’amore”. Ed è anche in questo senso che Gesù è la pienezza di ogni parola che esce dalla bocca di Dio: “Perché Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito… perché il mondo si salvi per mezzo di lui”. Il cristiano è prima di tutto il discepolo di Gesù, non colui che adempie la legge. I farisei erano ossessionati dalla realizzazione letterale e minuziosa della legge; ma ne avevano completamente perso lo spirito. Di qui la parola di Gesù: “Se la vostra giustizia non supera quella degli scribi e dei farisei…”.  L’amore non è prima di tutto un sentimento diffuso per fare sempre quello di cui abbiamo voglia, ma al contrario il motore del servizio del prossimo, secondo i disegni divini. Ed è per questo che Gesù enumera sei casi della vita quotidiana in cui si manifesta questo amore concreto: la riconciliazione con il prossimo, non adirarsi, non insultare nessuno, non commettere adulterio neanche nel desiderio, evitare il peccato anche se vi si è affezionati come al proprio occhio o alla propria mano destra, non divorziare da un matrimonio valido… Il contrasto con i criteri che reggono il mondo attuale non potrebbe essere maggiore. Per quali valori i cristiani scommetterebbero? Ancora una volta siamo confortati dalla affermazione di Cristo: “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”.

Il Vangelo dei bambini

Gesù è un grande educatore. Ogni domenica ci parla affinché la nostra vita possa diventare luminosa e saporita per costruire il suo Regno. Se vi ricordate, nel vangelo di domenica scorsa veniva detto che noi, credenti in Gesù, siamo sale della terra e luce del mondo. Siamo cioè chiamati a dare sapore e luce alla realtà che ci circonda.

Ma come facciamo concretamente a realizzare tutto questo? Oggi Gesù ci dà alcune indicazioni.

Prima di darci le indicazioni preziose per la nostra vita, però, fa una premessa importante. Avete sentito il ritornello che in questo brano Gesù ha ripetuto: “Vi fu detto dagli antichi…. ma io vi dico”? Queste parole, se non sono capite, possono portarci fuori strada e farci pensare che il Messia sia venuto a cambiare la Parola di Dio.

In effetti non è così. Il brano di oggi inizia proprio chiarendo ogni possibile equivoco. Gesù non è venuto a distruggere, ad abbattere la Parola di Dio, ma a darle compimento: in lui, infatti, la Parola di Dio si realizza pienamente.

Ma non basta, non è sufficiente per costruire il suo Regno! La piena realizzazione ci sarà quando tutti noi che crediamo in lui saremo capaci di assomigliare al Padre, proprio come ha fatto Gesù. Questo vuol dire costruire il Regno, dargli compimento.

Il vangelo è proprio la strada che noi percorriamo, di domenica in domenica, per diventare veri costruttori.

La cosa più importante per fare ciò è scegliere Gesù come modello di vita e questo richiede entusiasmo, capacità di ascolto, generosità, passione, gioia, disponibilità, capacità di perdono, coraggio per ricominciare sempre anche quando abbiamo sbagliato.

Tutti noi siamo costruttori di questa bella realtà che è il Regno di Dio, dal più piccolo al più grande. Per questa costruzione, infatti, non ci sono limiti di età e di capacità: tutti, proprio tutti, possiamo realizzarlo!

Entriamo dentro alla Parola di oggi: “Se la vostra giustizia” .

Noi conosciamo la giustizia dei tribunali, ma Gesù non si riferisce a quella giustizia!

Lui parla della fedeltà alla Alleanza con Dio, parla di realizzare e vivere pienamente la Parola. L’alleanza si realizza sul Sinai con le dieci parole di libertà (che noi chiamiamo dieci comandamenti) che Dio offre al popolo che ha liberato. Parole che se messe in pratica lo aiutano a rimaner libero da ogni tipo di schiavitù. Il patto di alleanza che Dio fa con il popolo degli Israeliti è sigillato da queste parole: “Voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio”.

Perciò, Gesù non demolisce la Parola di Dio che deve essere il punto di riferimento di ogni credente, ma demolisce il modo di praticarla, le regole che gli uomini, scribi e farisei, avevano codificato e che, col passare del tempo, avevano preso il sopravvento sulla Parola stessa. Non più la Parola di Dio guidava le persone, ma le leggi che gli uomini avevano soprascritto sulla Parola.

Gesù demolisce questa impalcatura che mortifica la Parola di Dio, la chiude, non la rende splendente.

«Avete inteso che fu detto agli antichi…», è un’espressione provocatoria. Gesù la dice apposta per mettere in guardia coloro che l’ascoltano affinché capiscano che si riferisce a qualcosa di negativo, come le leggi prescritte dagli uomini.

«Non ucciderai», e Gesù dice: «Ma io vi dico». Con questa espressione annuncia la novità che lui porta: «Chiunque si arrabbia con il proprio fratello sarà sottoposto al giudizio», e chi lo insulta sarà sottoposto al sinedrio (era il tribunale giudiziario per eccellenza), e chi gli dice “pazzo”, che significa ‘rinnegato’, «sarà destinato al fuoco della Geènna».

Cosa vuol dire Gesù? Nell’incontro con l’altro può succedere che uno si arrabbi, ma bisogna che la nostra rabbia svanisca subito, altrimenti rischia di trasformarsi in insulto e l’insulto può arrivare a rinnegare l’altro, a non considerarlo più una persona, un fratello.

Chi esclude qualcuno dalla sua vita, e questo Gesù lo dice a noi tutti, è come se si escludesse dalla vita di Dio.

Ecco perché prima di presentare le offerte all’altare, cioè prima dell’incontro con Dio, è necessario avere una buona relazione con gli altri, con tutti gli altri.

Anzi, Gesù sottolinea che non è ancora sufficiente che il nostro cuore sia in pace con tutti! Lui va ben oltre: se sai che qualcuno non è in pace con te, sei tu che devi riconciliarti con questo fratello prima di presentarti davanti a Dio.

La riconciliazione e la serenità, nella famiglia, con gli amici, con la comunità, è così importante che precede i doveri nei confronti di Dio.

Gesù dà anche delle indicazioni che ci aiutano a camminare bene: parla di occhi, di mano e di scandalo.

Scandalizzarsi vuol dire inciampare. Gesù dice che nel cammino per costruire il Regno può succedere che il nostro occhio che indica il desiderio, la nostra mano che ci indica l’azione, ci facciano inciampare.

Tutto ciò che non rende fratelli, ciò che non ci aiuta a rispettarci e ad accoglierci, deve essere eliminato.

Allora impegniamoci ad eliminare quei desideri, quelle azioni che non ci aiutano a costruire il Regno ma che ci portano da un’altra parte, che ci fanno inciampare sulla strada del Regno.

Solo così possiamo incontrarci davvero con Dio.

Buona domenica!

[print_links]

 

Articolo precedente

V domenica del Tempo Ordinario

Articolo successivo

VII domenica del tempo ordinario