VI domenica del tempo ordinario

DI CHE GIUSTIZIA SEI?

Forse proprio così potremmo chiamare questa domenica “di che giustizia sei?”.

Oggi il mondo ci educa a cercare qualcuno sul quale scaricare la nostra rabbia e le nostre frustrazioni, qualcuno del quale potersi indignare in santa pace, qualcuno a cui dire che si deve assolutamente vergognare. Ovviamente in nome della giustizia, ci mancherebbe!

La giustizia compresa come la mazzata da dare sulla testa a chi ha sbagliato (sia vero o no, eventualmente poi lo riabilitiamo… se ancora qualcuno se lo ricorda!), è la giustizia del “quello che è giusto lo devi fare”. Così non si sbaglia, perché ovviamente tutto è relativi alla giustizia, ma Gesù indica una giustizia diversa, una che apre le porte del Regno di Dio, una che dona la pace. Basterebbe ascoltare quello che si muove nel cuore quando si parla di giustizia per iniziare a farci le domande giuste: quanta rabbia ho dentro? Verso me stesso o gli altri?

Questo già basterebbe a riflettere sulla giustizia, e qui non siamo ancora a quella degli scribi e dei farisei che Gesù oggi dice essere non sufficiente: non si tratta della giustizia degli altri, ma della mia! Sì, perché nella bibbia quando si parla di giustizia non è quella degli altri (verso la quale siamo dei professori accademici) ma della nostra, personalissima, giustizia intesa come essere giusto, completo, realizzato.

Quella degli scribi era una giustizia estremamente precisa ma incentrata sull’esterno, sull’adesione impeccabile a tutte le regole. È vero che l’interno della nostra persona, il cuore, è davvero un territorio inesplorato e complicato, ma non avventurarcisi è cedere le armi senza combattere… è come rinunciare ufficialmente ad essere noi stessi o ad essere felici o santi. Gesù parla di una giustizia profonda: scopri quanto è grande il tuo cuore, e vivi camminando sulla strada che porta a prenderti sul serio nei tuoi rapporti con i fratelli, con l’amore e con la verità.

Così si capisce perché non uccidere non si può limitare ad essere un invito a non ammazzare, poiché non si toglie la vita agli altri solo fermandogli il cuore: non si uccide forse anche non rispettando l’altro? Magari umiliandolo? Facendogli mancare quell’amore che gli serve per vivere, abbiamo o no rispettato il comandamento? Cosa ti dice il cuore?

Gesù oggi ci dice che l’amore è capace di esagerare per l’altro, di fermarsi davanti all’altare per fare pace con qualcuno che ce l’ha con te (anche immotivatamente); significa che il comandamento si realizza quando ami, quando ti fai carico dell’altro gratuitamente. Solo questa è la luce che illumina il mondo, dicevamo domenica scorsa.

Così vale per l’amore: in cosa consiste la fedeltà? Forse nel “ho fatto quello o quell’altra cosa”? Oppure devo guardare nel cuore? Il vangelo usa un linguaggio paradossale è per dire che la misura dell’amore è donarsi concretamente senza lasciarsi comode vie di fuga. Allora bisogna ingaggiare una lunga lotta con sé stessi per sfuggire agli infantilismi, perché l’amore sia adulto, vero, fedele, abbia il sapore dell’amore di Dio (il sale della terra).

Così come la verità. Se vuoi essere giusto non puoi accettare di avere due vie di verità: normalmente è quella ritoccata e poi c’è la verità giurata, quella sì che è vera…
Una verità, una parola e una azione: hai solo un cuore.

Questa è la misura del tuo cuore, questa è la giustizia, meglio giustezza che permette di vedere e di gustare il Regno dei Cieli che Gesù ha già iniziato sulla terra. Questa è la giustizia che porta pace e costruisce pace intorno, niente a che vedere con quella rabbia cucinata a fuoco lento dei social o della televisione.

Chi sarà considerato grande nel Regno dei cieli? Chi vivrà da regno dei cieli e chi aiuterà gli altri ad entrarvi. La questione è che cambiano i parametri: quando ti guardi allo specchio dovresti aver imparato che la tua vera faccia è quella che assomiglia a Gesù, e Gesù crocifisso: il capolavoro della potenza e della sapienza dell’amore di Dio.

La tua libertà è nel toglierti tutti i trucchi che la tua vita ti ha spalmato sul volto, togliere tutta la muffa’ che ti ha ingolfato i polmoni per parlare, ascoltare quel grido sommesso di autenticità che prova a fare capolino nella confusione di ogni giorno e lasciare che Gesù faccia in te la sua missione: ridarti quel volto che ti appartiene, il profumo della bellezza di Dio. Il Regno dei Cieli non inizia con la nostra morte fisica ma con l’aprire le porte a Gesù Cristo.

E come si fa? La seconda lettura ci dice che la sapienza del Padre è rivelata a noi per lo Spirito, basta solo ascoltarlo e accogliere. Noi avremo quello che veramente desideriamo, ci dice il Siracide, e allora desideri o no il Regno dei cieli? O come il giovane ricco ti tieni la tristezza? Gesù ci insegna che la misura dell’amore è solo il 100%, no perditempo. Apprendisti cercasi.

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