Santissimo Corpo e Sangue di Cristo
Oggi celebriamo la solennità del Corpus Domini. Questa celebrazione ci offre la possibilità di contemplare e gustare il mistero dell’amore di Dio nella sua concretezza. La solennità del Corpus Domini, infatti, mette in luce la realtà affascinante della nostra fede: il nostro è un Dio che si fa toccare e che si fa mangiare. L’esperienza di Dio in Gesù si fa concreta, si fa tangibile. Da quando siamo piccoli il nostro primo bisogno è mangiare e bere: Dio per noi è tutto questo.
Non è possibile parlare dell’amore di Dio in modo superficiale e generico. Non possiamo esprimere a concetti la natura dell’amore di Dio; bisogna partire dall’esperienza che ciascuno di noi ne fa.
Per fare questo, quest’anno la liturgia ci propone un vangelo che esprime al massimo la concretezza dell’amore di Dio per i suoi amici più intimi. Il brano proposto, infatti, ci consente di celebrare la solennità del Corpus Domini facendoci gustare il rischio che Gesù corre con i suoi: il rischio dell’amare fino alla fine.
Lasciamoci dunque guidare da tre parole che ci consentono di gustare appieno la concretezza dell’amore di Dio in questo vangelo.
La prima parola è “dettaglio”. Ciascuno di noi conosce l’importanza dei dettagli nell’esperienza dell’amore. L’attenzione ai dettagli è propria di chi ama. Noi stessi, quando ci innamoriamo, ci innamoriamo di una persona specifica e dei suoi dettagli. Uno sguardo, un sorriso, un modo di fare: sono i dettagli a colpirci. L’amore cerca il dettaglio. In questo brano di vangelo, l’evangelista Marco esprime molto accuratamente i preparativi della cena pasquale: Marco stesso mette in evidenza la cura del dettaglio che Gesù ha avuto nei confronti dei suoi. Quando i discepoli chiedono a Gesù dove preparare la cena, lui risponde: ‹‹Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo […]. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparerete la cena per noi›› (Mc 14, 13-15). Che bello leggere la cura dei dettagli che Gesù ha nei confronti dei suoi. Prepara tutto alla perfezione, perché questa cena con i suoi discepoli è fondamentale. Possiamo dedurre che Gesù abbia preparato tutto questo per tempo e con grande attenzione. Gesù non è un indovino! Con grande probabilità egli si era accordato con il padrone di casa e aveva curato i dettagli; questo è il motivo per cui riesce ad essere così chiaro con i due discepoli che invia. Gesù, per incontrarci, cura i dettagli, perché lui sa amare davvero e sa che in amore i dettagli sono importanti.
La seconda parola è “intimità”. Ognuno di noi porta in sé il desiderio di intimità. Quando amiamo abbiamo bisogno di intimità. Gesù desidera l’intimità con i suoi. Tanti elementi di questo brano sottolineano la ricerca di intimità. La stessa sala al piano superiore ci dice che lui voleva stare con i suoi in intimità. Il brano esprime questa idea attraverso alcuni verbi: mangiare, bere, spezzare, versare, prendere, dare. Sono verbi che esprimono la profondità e la concretezza dell’amore. Quante volte, per amare, ci spezziamo! Gesù, senza misura, si spezza per noi. Il verbo mangiare, come dicevamo all’inizio, esprime il gusto stesso dell’amore. Ci rendiamo conto di quanto vogliamo bene a una persona, nella misura in cui sperimentiamo la naturalezza con cui siamo a tavola con lei. Quante volte abbiamo provato disagio a rimanere a tavola con qualcuno con cui non abbiamo grande piacere di stare! Il mangiare esprime la verità di una relazione. È lì che emerge l’intimità. Il Signore Gesù ci invita sempre a mangiare con lui, proprio perché desidera esserci intimo.
La terza parola è “affettività”. In questo vangelo si fa ancora più tangibile l’esperienza d’amore tra Gesù e i suoi. Gesù rischia, amando fino alla fine, fino in fondo: ‹‹prendete, questo è il mio corpo […]. Questo è il mio sangue›› (Mc 14, 22-24). Gesù sa che noi per amare abbiamo bisogno di umanità, abbiamo bisogno di concretezza: abbiamo bisogno del corpo. Gesù ci ama con il suo corpo e con il suo sangue. Ci dona la sua stessa vita. Dà la vita per amore nostro. Noi siamo chiamati a vivere l’intimità con Gesù con la nostra stessa affettività. Come abbiamo bisogno del corpo per amare una persona, così abbiamo bisogno del corpo per amare il Signore. Ecco, il suo corpo è per noi. Oggi possiamo celebrare con immensa gioia e profonda gratitudine il mistero dell’amore di Dio per noi. Lui vuole essere amato da noi e vuole che lo amiamo a modo nostro, con la nostra affettività. Vedere, toccare, mangiare il suo corpo: tutto questo sia per noi l’espressione di una profonda e vera intimità.
Questo è il mistero della concretezza dell’amore che vogliamo celebrare oggi: Gesù cura i dettagli per preparare la cena con noi, per farci dono dell’intimità con lui. Sediamoci a tavola con lui e lasciamoci toccare dal suo amore.
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