Santi Pietro e Paolo Apostoli

Chiavi e passi

Pietro e Paolo… Simone e Saulo. Due nuovi nomi, due percorsi di novità. Chi incontra Gesù non può restare com’era. Perché egli prende di te quello che più ti dispiace. La testardaggine di Simone il pescatore si fa roccia su cui costruire il futuro dei discepoli di Cristo. La veemente passione di Saulo si fa ardore per il Nome Santo. Cosa può unire queste due figure così diverse? L’amore per Cristo. È Cristo il loro legame. È Cristo che li pone in stretta collaborazione perché la diversità si declini come luogo di crescita e di appartenenza grazie al sangue che li rende vicini: l’amore consumato di Gesù.

Chi è Gesù? Il vangelo ci riporta le varie opinioni che la gente del tempo aveva su di lui. Alcuni dicevano che era Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti. E questo avviene da sempre, che ognuno si faccia un’idea di Gesù. A Gesù interessa sapere cosa i suoi pensano di lui, loro che stanno con lui da tempo ormai. Pietro risponde sicuro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». Simone si è fatto voce del Padre e per questo Gesù lo chiama beato. Noi siamo felici quando lasciamo che nella nostra vita la voce del Padre ci spieghi chi è il Figlio da lui mandato per noi. Le nostre idee a riguardo non arriveranno mai a cogliere il mistero della persona di Cristo, perché Cristo non è un’idea, è la ragione della nostra vita umana, il passaggio obbligato per gustare la vita vera. Ogni volta che riconosciamo l’identità di Cristo riceviamo una missione. Simone di Giovanni è diventato “roccia” sulla quale poter edificare la casa dei convocati a incontrarlo. A lui sono state date le chiavi di Cristo, vale a dire: del regno dei cieli. Mi fido di te! Tu decidi, fai e io sarò d’accordo con te. Sembra assurdo! Non dovrebbe essere il contrario? Secondo la nostra prospettiva sì. Secondo la prospettiva di Dio no. Lui si fida dell’uomo, non perché l’uomo sia capace di conoscere fino in fondo i suoi desideri, ma perché può farsi “ascolto” efficace e quindi porta aperta da cui proviene a noi la grazia. Pietro ha le chiavi, Paolo ha le parole sante che aprono sentieri ai lontani, ha i passi per andare verso di loro, ha la voce per convocare… Pietro ha rinnegato il maestro, Paolo ha perseguitato la Chiesa. Si può con queste premesse parlare di affidabilità? La risposta più immediata è: no. Ce ne sono di meglio… Ma c’è un fatto incredibile ma vero! A Dio piace giocare sempre d’anticipo. Quindi, fidati anche di chi non è affidabile, purché sia profondamente se stesso. E Pietro e Paolo sono stati fedeli a se stessi sempre. Per questo oggi continuano ad essere per noi il simbolo di una opportunità.

Il Vangelo dei piccoli

Oggi Gesù ti presenta due suoi amici. Uno si chiama Pietro. L’altro Paolo. Sapendo che sono amici suoi, puoi fidarti di loro. Prova a chiedere a Pietro cosa provò in cuore quando vide che Gesù lo portavano via. Ti dirà che si sentì smarrito, senza forze, sbigottito… non se lo aspettava davvero. Gesù non poteva abbandonarlo! Il suo amore per Gesù in quel momento si fece tenero tenero e quando gli fu chiesto se anche lui era dei discepoli di Gesù si guardò bene dal dirlo. Aveva paura di tutto ciò che stava succedendo, non capiva più… tutto era come sulla barca quel giorno che era tempesta. Negò di conoscere Gesù perché ormai aveva solo paura. Solo quando lo sguardo di Gesù lo raggiunse il suo cuore tornò a ragionare e capi che aveva negato l’appartenenza al Maestro. Le lacrime furono tanto amare quella notte. Prova ora a chiedere a Paolo cosa provò quando si trovò cieco mentre andava a Damasco per incatenare i cristiani. E quando quel ragazzo che aveva il volto di un angelo, fu ucciso con le pietre. Tutta la certezza della fede crollò. E nel buio del non vedere capi la sua cecità. Finalmente poté comprendere chi era quel Gesù e si innamorò. Pietro e Paolo, due amici inseparabili. E tu che amicizia hai con Gesù?

La nave da guerra

Una nave da guerra pattugliava un settore particolarmente pericoloso del Mediterraneo. C’era tensione nell’aria. La visibilità era scarsa, con banchi di nebbia, così il capitano era rimasto sul ponte a sorvegliare le varie attività dell’equipaggio.

 Poco dopo l’imbrunire, l’uomo di vedetta sul ponte

“Luce a  tribordo !”.

“E’ ferma o si allontana?”, gridò il capitano.

“E’ ferma, capitano”, rispose la vedetta. Questo significava che la nave da guerra era in pericolosa rotta di collisione con quella nave.

Il capitano ordinò al segnalatore: “Segnala a quella nave: siamo in rotta di collisione, vi consiglio di correggere la rotta di 20 gradi”.

Giunse di rimando questa segnalazione: “È consigliabile che siate voi a correggere la rotta di 20 gradi”.

Il capitano disse: “Trasmetti: io sono un capitano, correggete la rotta di 20 gradi”.

“Io sono un marinaio di seconda classe – fu la risposta -. Fareste meglio a correggere la rotta di 20 gradi”.

Adesso il capitano era furente. “Trasmetti – abbaiò -: sono una nave da guerra: correggete la rotta di 20 gradi”.

La risposta fu semplice: “Io sono un faro”.

La nave da guerra cambiò rotta.

Gesù disse: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa” (Matteo 16,18). Non possiamo infrangere la Chiesa. Possiamo solo infrangerci contro la Chiesa.

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