Santa Famiglia

Non c’è bisogno di spiegare il legame che esiste tra il Natale e la festa della Santa Famiglia. La liturgia, invitandoci ogni anno a meditare sul mistero dell’incarnazione, ci sprona a non rimanerne semplici spettatori. Se Dio ha voluto che suo Figlio nascesse e vivesse per lunghi anni nella famiglia di Giuseppe e Maria, una famiglia concreta, non perfetta, allora questa storia ci tocca da vicino. Sì, perché tutti quanti siamo nati e scresciuti in una famiglia, concreta, non perfetta; e cerchiamo la pienezza delle nostra vita formando una nuova famiglia, concreta, non perfetta.

I primi cristiani, dopo alcuni decenni dalla morte e risurrezione di Gesù, si sono interessati anche della sua vita prima che diventasse un rabbi. Quello che hanno scritto Matteo e Luca non risponde ad una curiosità storica, ma hanno visto nella santa famiglia un luogo concreto dell’alleanza di Dio con l’umanità. La famiglia di Nazareth ci dice che nella storia di amore di un uomo e una donna Dio è implicato da sempre, perché sta all’origine della vita, dell’umanità, della creazione. Con questo pensiero possiamo meditare i brani biblici della festa della Santa Famiglia e coglierne il messaggio per la nostra vita.

Facendo alleanza con Abramo Dio promette di dargli un figlio. La pienezza della vita e dell’amore tra uomo e donna è il figlio. Abramo e Sara sono anziani, ma non è venuto meno in loro il desiderio della pienezza. E Dio regala loro la gioia di generare Isacco, il figlio nato in vecchiaia, contro ogni previsione umana, il figlio della fede. L’autore della lettera agli Ebrei rileggendo questa storia comprende che la fede (cioè la fiducia in Dio origine della vita) ha permesso a Sara di diventare madre. E aggiunge anche che per fede Abramo divenne padre una seconda volta, quando ricevette di nuovo il figlio vivo dopo aver obbedito a Dio che gli aveva chiesto di sacrificarlo.

Da Abramo e Sara arriviamo a Giuseppe e Maria. La storia della salvezza è una corda tesa tra due storie di famiglia, due coppie che ricevono un figlio in una forma del tutto inattesa e straordinaria. Dio-vita si rivela rendendo possibile la vita dove umanamente essa non è più possibile (Abramo e Sara sono anziani) e dove non lo è ancora (Maria e Giuseppe non convivono ancora). La scena della presentazione di Gesù al Tempio di Gerusalemme narra l’obbedienza di Maria e Giuseppe alla legge di Mosè (cioè di Dio). Il rito della presentazione rappresentava il riscatto del primo figlio maschio, in ricordo della liberazione del popolo dall’Egitto per l’intervento del Signore. Obbedendo alla legge, Maria e Giuseppe presentano colui che è venuto a rivelare il senso profondo della legge, dell’alleanza di Dio con l’umanità. Ecco perché il rito passa in secondo piano. In primo piano appare il vecchio Simeone, simbolo di Israele che attende la consolazione di Dio. Lo Spirito gli fa comprendere che il primogenito di quella umile coppia della Galilea è il Messia. E libera il suo canto di grazie: ora posso partire in pace, perché ho visto con i miei occhi che Dio ha compiuto le sue promesse. Solo lo Spirito poteva permettergli di riconoscere il Figlio di Dio nel primogenito di quella giovane e anonima coppia. Con questo Spirito benedice Maria e Giuseppe e rivela loro che partecipare al disegno di Dio chiederà loro una generosità senza misura.

Con il ritorno a Nazareth, la famiglia di Gesù torna alla sua vita ordinaria, che copre e conserva il ricordo dei fatti straordinari che hanno accompagnato la nascita di Gesù a Betlemme e la presentazione al tempio di Gerusalemme. Lì Gesù cresce, nella vita semplice di una famiglia come tutte le altre, nascosto e irriconoscibile. Come un seme gettato in terra per morire e generare nuova vita; come il lievito nascosto nella pasta per farla fermentare.

Dio creatore aveva a disposizione tutta la creazione per incontrare l’umanità. Se ha scelto una coppia di sposi, allora significa che ha ritenuto la famiglia il modo e il luogo più bello per fare capire chi Egli è. Allora significa che quello che avviene nella famiglia è la strada per riconoscere chi è Dio, qual è l’origine e il senso (ultimo) della vita: donarsi per dare vita. La famiglia è un concreto cammino di fede, cioè di affidamento all’altro e al mistero della vita, che è Dio (anche se alcune famiglie non lo chiamano con questo nome…, anche se non lo pregano). Per fede un uomo e una donna promettono di accogliersi e amarsi. Per fede generano e educano i figli. Per fede i figli obbediscono ai genitori e poco a poco diventano indipendenti da loro. Se alla vita togliamo la fede, cosa resta? Se alla famiglia togliamo la fede nel mistero della vita, cosa rimane? Nessun figlio può crescere felice senza una famiglia dove c’è amore e fede; nessun uomo e nessuna donna possono realizzarsi se non costruendo una famiglia (o donandosi per costruire la famiglia del mondo), dove si viva per amore e per fede.

Questo ci rivela il mistero della Famiglia di Nazareth, questo è il regalo che fa a tutte le famiglie del mondo.

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