Santa Famiglia

La famiglia più strana della storia dell’umanità ci viene proposta, oggi, come modello per le nostre famiglie concrete. È un richiamo forte alla dimensione verticale della relazione famigliare…

Siamo – ahimè – abituati a considerare il tempo diviso in feriale e festivo. Altro è lo scorrere ripetitivo e noioso dei giorni, altro è l’evento cui ci prepariamo con gioia intensa; altra la fatica del lavoro altra l’ebbrezza delle ferie estive. Nazareth ci insegna che Dio viene ad abitare in casa, che nella quotidianità e nella ripetitività dei gesti possiamo realizzare il Regno, fare un’esperienza mistica, crescere nella conoscenza di Dio. Possiamo (sul serio!) elaborare una teologia del pannolino, un trattato mistico dei compiti dei figli, un percorso spirituale della rateizzazione del mutuo. La straordinaria novità del cristianesimo è – appunto! – la sua assoluta ordinarietà. Coppie che avete un figlio primogenito: la vostra fatica e le notti insonni, il rapporto faticoso tra voi a causa della stanchezza e le preoccupazioni, sono le stesse di Maria e Giuseppe. Amici che vivete problemi al lavoro: anche Giuseppe ha passato notti agitate prima di chiedere un mutuo, per poter allargare la bottega da falegname. Donne che avete consacrato la vostra vita ai figli: anche Maria ha avuto un velo di tristezza negli occhi quando ha visto il suo primo capello bianco… Dio ha deciso di abitare la banalità, di colmare lo scorrere dei giorni.

Incredibile!

Gesù, la sorgente di vita, il Redentore, la luce dei non credenti, l’onore di Israele, è destinato ad essere un segno di contraddizione; egli che è chiamato a portare la redenzione dovrà, nello stesso tempo, essere la spina che provocherà la perdita di molti uomini. E colei che ha dato alla luce il Redentore, che ha unito in sé l’amore di Dio e quello dell’uomo, è destinata a sopportare il dolore della spada che trapassa il cuore!

Tutto ciò sembra strano, eppure è stato proprio così: l’incredibile è successo.

 La profezia di Simeone si compie nella sua totalità nei secoli.

 Il cuore di Maria ha conosciuto il dolore di sette spade che lo trapassavano quando lei tremava per la vita del Bambino durante la fuga in Egitto; quando lo vedeva sfinito, non compreso, umiliato nel suo apostolato; quando venne arrestato, processato, torturato, e quando lo accompagnò nella via della croce, vedendolo soffrire e morire sulla croce. Ancora oggi Maria continua a soffrire con noi quando pone il suo sguardo sulle nostre pene e sulle nostre sofferenze, continua a soffrire con noi che rischiamo, coi nostri peccati, di perderci.

 È raro vedere un ritratto o una statua della Madonna sorridente, mentre quasi in ogni chiesa vediamo rappresentata Maria addolorata.

Gesù è venuto dai suoi, ma i suoi non l’hanno accolto (Gv 1,6); ha portato la luce, ma il mondo è rimasto nelle tenebre. Gesù cercava la redenzione di tutti, ma molti l’hanno respinto, hanno lottato contro di lui. Per costoro è divenuto un segno di condanna. Per questo è segno di divisione: ognuno di noi porta in cuore delle contraddizioni e si scontra con degli ostacoli per seguire Gesù. Dobbiamo imparare ad accogliere il suo amore.

Noi tutti abbiamo nostalgia dell’amore. Ma la nostalgia non basta. Occorre che i raggi dell’amore ci raggiungano e si infiammino per divenire un grande fuoco che ci scaldi e che ci dia il coraggio di vivere e di sacrificarci in nome di Cristo, affinché la Madre di Dio possa guardarci non più con le lacrime agli occhi, ma col sorriso.

Auguri!

La Chiesa si unisce (un po’ più sobriamente) al festeggiamento per l’anno nuovo che incomincia. Affidandosi al Signore, invochiamo per ciascuno e per l’umanità il dono della pace e del sorriso di Dio.

Probabilmente molti, fra voi, hanno passato festeggiando (spero bene!) il passaggio dell’anno nuovo. Altri, come sempre, lo hanno iniziato nella solitudine e nello sconforto. Capodanni è un festeggiamento scaramantico, abitudinario, propiziatorio, che la Chiesa fa suo aggiungendovi una riflessione di fede. Come Maria siamo chiamati a mettere in ordine le cose meditandole in cuor nostro, lasciando che la forza della Parola e lo stupore del Natale diano profondità e senso alla nostra vita. Cosa ci auguriamo per l’anno nuovo? Salute, pace, benessere, certo, tutte cose importanti, ma non dovute, non scontate. Ecco allora che la prima lettura ci invita a chiedere per l’anno nuovo, per ogni anno, per ogni giorno, il dono del sorriso di Dio. Aronne benedice il popolo augurando di vedere Dio che sorride (“splendere il volto”). Qualunque cosa succeda nella nostra quotidianità, se riusciremo a vedere al di là dei nostri problemi il volto sorridente di Dio, non un volto corrucciato o incomprensibile o vendicativo, potremo affrontare la vita come una benedizione. Che Maria, attenta alla riflessione, ci aiuti ad entrare “dentro” per scoprire, meditando la Parola, che Dio sempre sorride e ci dona la pace del cuore…

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