II domenica di Avvento
In questa II Domenica di Avvento il Vangelo ci presenta la figura di Giovanni Battista. La missione del Battista è stata quella di preparare e spianare la via davanti al Messia, chiamando il popolo d’Israele a pentirsi dei propri peccati e correggere ogni iniquità. Con parole esigenti Giovanni Battista annunciava il giudizio imminente: «ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco». Inoltre, metteva in guardia soprattutto dall’ipocrisia di chi si sentiva al sicuro per il solo fatto di appartenere al popolo eletto: davanti a Dio – diceva – nessuno ha titoli da vantare – «chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente?» -, ma deve portare «frutti degni di conversione».
Ebbene, mentre prosegue il cammino dell’Avvento, mentre ci prepariamo a celebrare il Natale di Cristo, risuona nelle nostre comunità questo richiamo di Giovanni Battista alla conversione. È un invito pressante ad aprire il cuore e ad accogliere il Figlio di Dio che viene in mezzo a noi per rendere manifesto il giudizio divino. «Il Padre – scrive l’evangelista Giovanni – non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo» (cf Gv 5, 22.27).
Ed è oggi, nel presente, che si gioca il nostro destino futuro; è con il concreto comportamento che teniamo in questa vita che decidiamo della nostra sorte eterna. Al tramonto dei nostri giorni sulla terra, al momento della morte, saremo valutati in base alla nostra somiglianza o meno con il Bambino che sta per nascere nella povera grotta di Betlemme, poiché è Lui il criterio di misura che Dio ha dato all’umanità. Il Padre celeste, che nella nascita del suo Unigenito Figlio ci ha manifestato il suo amore misericordioso, ci chiama a seguirne le orme facendo, come Lui, delle nostre esistenze un dono di amore. E i frutti dell’amore sono quei «frutti degni di conversione» a cui fa riferimento Giovanni Battista, mentre con parole sferzanti – «razza di vipere» – si rivolge ai farisei e ai sadducei accorsi, tra la folla, al suo battesimo.
Mediante il Vangelo, Giovanni Battista continua a parlare attraverso i secoli, ad ogni generazione. Le sue chiare e dure parole risultano quanto mai salutari per noi, uomini e donne del nostro tempo, in cui anche il modo di vivere e percepire il Natale risente purtroppo, assai spesso, di una mentalità materialistica.
Giovanni predilige il deserto e lì rimane a svolgere la sua attività, attendendo coloro che, recandosi da lui, dimostrano la loro volontà di conversione. Anche oggi bisogna staccarsi dal proprio ambiente, dal caos della vita quotidiana, fare ritorno nel profondo di se stessi, interpellarsi e lasciarsi interpellare. Il deserto è l’ambiente più idoneo per accogliere una parola diversa, per decidere una vita nuova. Qui Giovanni, il grande precursore, esprime con lucidità il suo pensiero su Gesù, riconoscendogli i tratti inequivocabili del Messia. La grandezza di Giovanni, dunque, consiste nell’indirizzare le folle a Gesù. L’evangelista Matteo, infatti, scrive, che Giovanni rivolgendosi alle folle diceva: «Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile». In queste parole è da notare anche che il Battista riconosce la grandezza di colui che verrà dopo di lui, ossia Cristo. Ma non solo riconosce tale grandezza, ma la onora anche. Infatti Egli si metterà progressivamente da parte, man mano che Gesù avanzerà.
Mettersi da parte! Nulla riesce più difficile a un uomo che il sapersi ritirare nell’ombra quando la sua missione è terminata. Nella maggior parte dei casi i precursori vogliono sopravvivere alla loro missione. Giovanni invece no! Egli compie un cammino a rovescio rispetto a quello di Gesù: dalla gloria al nascondimento.
L’accettazione di questo spogliamento gli permette di entrare in un’esperienza d’amore, in una scoperta del mistero di Cristo. Quello che sul piano esteriore può apparire un annientamento corrisponde, sul piano interiore, ad una straordinaria crescita di amore, che Giovanni prova perché è capace di relazionarsi a Cristo e di conservare questa dimensione senza cedere alla tentazione di protagonismo.
La «voce» del grande profeta ci chiede di preparare la via al Signore che viene, nei deserti di oggi, deserti esteriori ed interiori, assetati dell’acqua viva che è Cristo. Poniamoci allora una domanda: noi prepariamo la via del Signore e raddrizziamo i suoi sentieri, quando esaminiamo la nostra coscienza, quando scrutiamo i nostri atteggiamenti?
Ci aiuti la Vergine Maria a liberarci dal virus del protagonismo e a lasciare il posto a Colui che solamente conta e ci guidi ad una vera conversione del cuore, perché possiamo compiere le scelte necessarie per sintonizzare le nostre mentalità con il Vangelo. Amen!
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