II domenica di Avvento

Con la prima domenica di Avvento, celebrata la domenica scorsa, abbiamo iniziato un altro anno liturgico, ovvero un’altra opportunità per poter approfondire la nostra fede, la nostra relazione concreta con il Signore. L’Avvento è quel tempo che abbiamo per prendere di nuovo coscienza che crediamo in un Dio che in una maniera incredibilmente concreta vuol essere accanto a noi, vuole camminare concretamente insieme a noi tanto che, in Gesù, si è concretamente fatto uomo per essere realmente Dio con noi, Emmanuele: questa è, in fin dei conti, la festa del Natale.

Questo anno liturgico lo vivremo guidati dal vangelo secondo Luca. Non può non colpire la straordinaria concretezza di questo evangelista, ed il vangelo di questa domenica ne è una prova. L’autore del terzo vangelo, chiamato da molti “il vangelo della misericordia di Dio”, si preoccupa veramente tanto di narrare non delle belle idee, non delle poesie che possono impressionare la dimensione sentimentale del lettore, bensì tante e tante situazioni concrete su dove e quando Dio si è concretamente manifestato nelle vite di tante persone, vissute realmente al tempo di Gesù. E, ripeto, lo si vede addirittura dalle prime righe del suo vangelo.

Il famoso prologo (le prime parole del testo di Luca) riflettono la fondatezza verificabile della testimonianza personale dell’autore. A seguire i racconti delle due nascite (di Giovanni il Battista e di Gesù stesso) sono ben contestualizzati storicamente (Lc 1,5.26). La stessa logica la vediamo anche nel vangelo di oggi, dove ci vengono date le coordinate storiche verificabili di quando la presenza della misericordia di Dio irrompe nella storia umana concreta. Veniamo anche a conoscere delle persone della vita politica, riguardo alle quali abbiamo informazioni anche da altre fonti extra-bibliche, potendo verificarne la loro esistenza storica. É un dettaglio veramente molto importante per la fede cristiana che ha come cardine il principio dell’incarnazione di Dio nella storia umana.

Da questa verità fondamentale del cristianesimo, sui cui Luca insisterà in varie occasioni, forme e modalità, possiamo questa domenica approfittare per valutare che tipo di fede viviamo.

Sappiamo tutti quanto facilmente la nostra fede si trasforma – tante volte involontariamente – in un atteggiamento piuttosto platonico, in un bagaglio di informazioni e idee straordinarie, ma sempre idee. Sperimentiamo spesso la difficoltà di calare le nostre convinzioni di fede, la nostra esperienza spirituale nella materialità della vita di tutti i giorni. Constatiamo quanto facilmente la nostra esperienza con Dio rimane un esperienza euforica, non tradotta nell’esperienza dell’incontro con l’altro, con la semplicità della vita concreta di tante persone che, come il bambino di Betlemme, non hanno una casa dove passare le fredde notti. Con la povertà per eccellenza che è la povertà della mancanza di senso e, quindi, di Dio. Quante persone nel nostro tempo vivono la solitudine straziante di una vita senza Dio! Quante persone cercano con tutti gli sforzi di incontrare quello sguardo di Dio per poter rinascere! E non riescono a trovare la mediazione necessaria di una persona concreta, di uno di noi!

Allora questa domenica può diventare quella buona volta perché la nostra, la mia fede scenda dalla cima della montagna dell’indifferenza, o magari anche dell’euforia dello “io sto bene con la mia fede” e si lasci sconvolgere dalle scosse della vita concreta, e magari farsi ardere dalla lava bruciante che sgorga dalla vita reale di tante persone, che fanno uscire la disperazione del cuore che cerca affannosamente la concretezza dell’amore del Dio cristiano. Abbiamo questa opportunità, il Signore ce la dona anche questo anno, basta che ciascuno di noi scelga di diventare concretamente un altro “Giovanni” (= “Dio è misericordia”), disposto ad ascoltare l’appello della parola di Dio e trasformare (convertire) la propria fede (esperienza di Dio) in una concreta prova di amore, verso chi ne ha tanto bisogno. E la vita concreta ci rivela molto concretamente che c’è veramente molto bisogno di persone disposte a farsi portatori di misericordia affinché “ogni creatura veda la salvezza di Dio”. Che il Signore ci dia la grazia di non avere paura di esserne prove concrete nella vita di oggi!

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