Domenica XX del tempo ordinario

C’è una sostanziale corrispondenza di obiettivi e di pedagogia divina nella prima e nella terza lettura proposte oggi all’ascolto della comunità cristiana. Infatti. 1°) Al popolo di Israele, che finalmente tornava libero,  dopo la deportazione in Babilonia –“lungo i fiumi di Babilonia” – Isaia, guida profetica, rivolge l’invito a non dimenticare l’esperienza vissuta e a scoprire e riconoscere, anche fuori dei loro confini storici e religiosi, una positiva ricerca del Dio vivo e vero, senza la pretesa di averne l’esclusiva. Ad una simile  valutazione della ‘religiosità’ dello ‘straniero’ alludono gli oracoli di Isaia nella terza parte del grande libro profetico: Is 56-66. Ancor più aperti sul cammino dei popoli verso Dio vivo e vero sono numerosi altri testi della Bibbia ebraica post-esilica, sia sotto forma di oracoli profetici, sia mediante altre forme letterarie, riconosciute come Parola di Dio dalla tradizione di Israele come Giona, Daniele e il Deuterozaccaria.  2°) Gesù di Nazareth aprì gli occhi dei discepoli, in molteplici occasioni, invitandoli a riconoscere gli itinerari di fede che le genti esterne al giudaismo stavano percorrendo. Attraverso vari episodi introdusse il suo gruppo apostolico ad orizzonti di universalità per quanto riguardava la salvezza: non erano esclusi i Samaritani e neppure una donna Cananea… S. Paolo preciserà che neppure Israele, tanto ostile al messaggio del Crocifisso risorto (II° l.), sarà escluso dalla salvezza.

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