Domenica XII del tempo ordinario

Andiamo all’altra riva

Gesù dorme sulla barca della tua vita. Se tu ti metti zitto zitto affianco a lui e dormi, la tempesta può urlare quanto vuole. Non ti succede niente, perché lui ha cura di te. E al momento opportuno parlerà alle sue creature. È lui che ti ha invitato ad andare con lui, all’altra riva. E lui ci penserà. Abbi fiducia in Colui che ha piacere di stare in tua compagnia. Non hai nulla da temere! Vivere nel respiro della sua presenza, ecco l’altra riva! Se ti poni nel fondo della barca, non ti giungeranno così spaventose le ombre della notte, le voci del vento, il rovesciarsi delle acque… perché lui è con te, e con lui anche tu vivi la signoria della storia, della tua storia, e puoi lasciarti andare nel riposo. Non la calma di ciò che ti è attorno ti dà riposo, ma la percezione profonda che nella tua vita c’è la Vita!

Andare all’altra riva. Un invito che Gesù rivolge ai suoi dopo aver parlato e spiegato la logica del regno. Stare con Cristo esige necessariamente questo spostarsi. E l’invito è sul far della sera, quando sembra di aver concluso un cammino o una tappa, e viene il desiderio di fermarsi a riposare delle fatiche trascorse. Lasciare la folla è il primo momento di questo andare oltre, allontanarsi dalla riva dove si sta. La barca, la nostra vita… questa realtà fragile ma capace di portare il peso di un’umanità in perenne divenire, la nostra, quella dei nostri amici. Un legno che solca le onde del tempo capace di portare con sé il Figlio di Dio, la sua umanità così potente da non sentirne la presenza durante la notte che scatena tempeste inaudite. Il vento soffia con violenza: tutte le voci che si agitano dentro e fuori di noi e che spesso si levano con tanta forza da sbandare i nostri passi fino a poco prima sicuri del sentiero… Le onde si rovesciano dentro la barca: ciò che è parte delle nostre giornate e che ci sembra di conoscere bene si ribalta contro di noi, certi significati che ci afferrano improvvisi e ci fanno sentire in balia dell’inaspettato al punto da riempire quello spazio di vita che ci apparteneva. Fatti, parole, persone si rovesciano in noi con tutto il peso della loro esistenza e rischiano di farci affondare. Come onde, devono restare fuori di noi per essere una possibilità di cammino. Se entrano nello spazio che ci distingue si trasformano in occasione di morte! L’uomo non può riempirsi di tutto, non può trangugiare qualsiasi cosa gli capiti a tiro che gli sembri “buona”. La barca per navigare deve restare “vuota”, le onde la sostengono, la conducono… Prova a mettere fuori dalla tua interiorità tutto ciò che cammin facendo hai tirato dentro. Soffochi! Vai nel fondo della tua vita e vi trovi Gesù che dorme, con la testa appoggiata su un cuscino. Nelle profondità del tuo spirito lui, il Dio vivente, riposa e aspetta che tu vada a cercarlo, aspetta che tu vada a svegliarlo… A lui importa di te, sa che non affondi! Finché lui è con te, non corri pericoli. Il problema è che tu non sei cosciente di questa sua presenza e ti lasci prendere dalla paura che a lui non importi nulla di te… il rischio di affondare ti fa dimenticare che la tua vita è preziosa per lui. Infatti non ti ha lasciato attraversare il lago da solo. Ti ha invitato ad andare all’altra riva, ma lui è venuto con te. Quante solitudini e angosce nutrono le tue notti perché non riesci a vedere che lui è nel fondo della tua esistenza, e puoi metterti se vuoi anche tu a dormire al suo fianco, senza temere le voci del vento e le onde che ti appesantiscono… Quando Gesù si sveglia in te, sgrida il vento e calma le acque: di fronte alla sua parola ogni voce in tace, anche la più violenta, e ogni cosa cessa di invaderti… Ti deciderai un giorno ad aprire le pagine del vangelo per nutrirti del suo pensiero e delle sue parole così da poter comprendere e conoscere anche le parole della tua e altrui umanità? Finché non cerchi in lui i significati dell’esistere, le voci del mondo, i turbamenti del tempo che vivi ti sveglieranno incertezze e timori e non sarai nelle condizioni migliori per ascoltare la voce più vera di te stesso! Gesù ci domanda il perché di tanta paura. La fiducia che l’uomo spontaneamente ripone nella vita, nelle creature, nel suo Dio… dove è finita? La fiducia che tu avevi rispetto al tuo futuro, nei confronti delle persone che ami, verso le tue capacità di accrescere gli spazi della tua vita… dove è andata a finire? Stai passando all’altra riva, stai attraversando la tempesta per giungere alle sponde di una umanità tua rinnovata dalla sua presenza. Lo stupore ti afferri così che lo spavento si trasformi in adorazione del mistero che ti abita.

Il Vangelo dei piccoli

Gesù dorme sulla barca, mentre la barca è quasi piena d’acqua. Possibile che non si rende conto? Oppure fa apposta? A lui le urla del vento e le onde del mare non fanno paura perché sono sue creature, basta che parla si calmano. Fanno paura a noi. Perché ci sentiamo subito perduti. Non capiamo più niente quando abbiamo paura. Non ci ricordiamo neanche che c’è lì con noi Qualcuno che può aiutarci… la paura paralizza e impedisce di usare al meglio le capacità che abbiamo. Cose la paura? Perché la sentiamo? E quando? Per l’uomo aver paura è una fortuna altrimenti non conoscerebbe il pericolo. Se non avessi paura di cadere, tu cammineresti sul ciglio di un burrone senza precauzione e magari cadresti perché scivoli sul bagnato. Di fronte al pericolo la paura ti protegge, quindi ti fa un favore. Quando però viene fuori e il pericolo non c’è, invece di proteggerti ti chiude, blocca le tue possibilità e ti impedisce di vivere in pienezza. Facciamo un esempio. Tu hai paura del buio. Perché? Se stai nella foresta, hai ragione, devi essere accorto perché può spuntare fuori una bestia feroce o cadi da qualche parte perché è un posto che non conosci… Ma se stai nella tua casa, perché hai paura del buio? Non ci sono pericoli. Il buio non ti fa sentire sicuro… ma se porti con te una luce, il buio di casa tua lo puoi affrontare senza rischio. Non ti succede niente. Certe paure vengono perché uno immagina tante cose, anche tutti i film che vedi ti lasciano dentro, anche se non ti sembra, tante situazioni che creano paure giganti. È importante che tu impari a ragionare con le tue paure. Se tu fai vedere a una tua paura la realtà, ti rassicuri. Quando le paure non ti fanno più stare tranquillo e fiducioso, vuol dire che sono diventate troppo grandi e allora bisogna raccontarle a qualcuno che capisca. I grandi non tengono in considerazione le paure dei piccoli, perché non si ricordano più delle loro paure di bimbi… bisogna non farci caso! E continuare a cercare una persona capace di ascoltare… Gesù è sempre con te, e ti capisce. Se proprio non trovi nessuno, e ti va di raccontarle a me, io ti ascolto volentieri. Mi chiamo Teresa, e questo è il mio indirizzo: suorteresa@hotmail.it

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