Domenica IV del tempo ordinario

Invito alla conversione

Nei primi incontri domenicali con il Signore, L’abbiamo incontrato penitente al Giordano, ma proclamato “Figlio diletto” dal Padre. Dopo l’arresto del Battista, Lo abbiamo ritrovato in Galilea e Lui ci ha detto  che il Regno di Dio sta vicino a noi, che dobbiamo crederGli. Oggi Lo vediamo nella sinagoga di Cafarnao. È sabato, ed Egli, come al solito, è lì per pregare e per ascoltare la spiegazione della Legge. Oggi però invitano proprio Lui a commentare le Sacre Scritture. Come prende la parola, parla in modo nuovo e tanto originale che tutti ne restano ammirati. Non sappiamo cosa abbia detto, ma certo ha parlato con autorevolezza, non come facevano solitamente gli scribi, perché parlava di cose che Lui stesso viveva per primo.

Nella sinagoga c’è un indemoniato! Con le conoscenze mediche di allora, forse si attribuivano a forze oscure (ai demoni) anche certe malattie, come l’epilessia, che i sacerdoti cercavano di guarire con qualche riturale di esorcismo. Non sappiamo cosa avesse quest’uomo. Sappiamo però che questo malato, o posseduto, era lì nella sinagoga!

La cosa si ripete anche oggi nelle nostre assemblee, nella nostra Chiesa. Anche fra noi c’è sempre qualcuno che non può sentire la Verità. Dunque, la prima purificazione da fare, la prima conversione da praticare, è proprio all’interno della comunità! Bisogna cominciare da noi stessi, dal nostro ambiente, e invece noi, come quel credente indemoniato, non vogliamo essere giudicati, non vogliamo convertirci!

Se la nostra fede non è calata nella vita di ogni giorno, è una fede falsa, demoniaca. Non possiamo relegare il sacro alle sole cerimonie e accontentarci delle belle esortazioni, senza calarle nella vita concreta. Non è vero credente chi vede Dio come un concorrente, come uno che gli impedisce di godere pienamente la vita. Non è vero credente neppure chi s’accontenta di parole. Anche questo posseduto riconobbe in Gesù il santo di Dio, ma non accettava il Suo Vangelo! Noi rischiamo di vivere nell’illusione se ci limitiamo a vivere la fede solo nei luoghi sacri, in gesti esteriori, seguendo le nostre tradizioni.

Una fede che non cambia la vita è vera solo all’apparenza. Non basta credere: anche il demonio crede! Anch’egli sa Chi è Gesù, ma proprio per questo, sa che Lui è venuto per distruggere le nostre false illusioni. Non è vero credente chi professa la fede in un Dio che non c’entra con la sua vita, che vede come avversario, che riconosce solo a parole. Per questo oggi il Signore ci invita con forza a tornare ad essere credenti davvero, per essere Suoi veri discepoli.

Per convertirci e cambiare mentalità, dobbiamo stare in silenzio: dobbiamo fermarci ad ascoltare Gesù, per lasciare che la Sua Parola e il Suo esempio trasformino la nostra vita.

Anche a te il Signore dice con forza: “Taci! Esci!”

Chi sono i profeti

Profeta non è tanto chi predice o svela cose occulte, ma è soprattutto colui che porta la Parola di Dio agli altri, come un Suo intermediario.

L’uomo d’oggi ha tanto bisogno di incontrarsi con Dio, di conoscere la Verità e di comprendere la Sua Volontà.

I Comandamenti di Dio sono già scolpiti nel cuore di ciascuno di noi, ma c’è il rischio che ci si accontenti di una osservanza solo esteriore, formale, senza convinzione. Spetta al profeta sradicare, demolire, distruggere e abbattere, ma deve anche piantare ed edificare; segnalare mancanze contro la Legge, e condannare il culto solo esteriore; smascherare quelle osservanze che nascondono ipocrisie e ingiustizie; lottare contro le vuote abitudini del passato.

Vero profeta è Gesù che ha insegnato con autorità, accompagnando le parole con la potenza dei miracoli. Come Gesù, ogni cristiano dev’essere profeta con la sua vita, coerente alla dignità ricevuta nel Battesimo e alla missione che gli è stata affidata. Lo Spirito Santo suscita profeti, sempre e ovunque, e noi li incontriamo dove meno ce li aspettiamo.

Il profeta non è scelto dagli uomini (neppure dalla Chiesa), ma da Dio che sceglie le persone e le comunità, perché siano profetiche nei con-fronti degli altri. Un tempo Dio ha scelto Israele: ora sceglie la Chiesa perché sia “profezia” nei confronti del resto dell’umanità e combatta ogni ideologia disumanizzante e ogni potere opprimente; perché parli contro ogni razzismo e potere economico di sfruttamento; perché smascheri ogni inganno e ogni mancanza di rispetto della vita.

Guardiamoci dai “falsi profeti” che si illudono d’essere portatori della Parola di Dio, ma in realtà avvallano i nostri desideri, ripetendo e sostenendo ideologie alla moda che sono soltanto umane.

Verginità profetica

Noi pensiamo che soltanto le persone consacrate anima e corpo al Signore, totalmente disponibili a fare la Sua Volontà e a diffondere il Suo Regno, debbano essere vergini, ma ogni uomo e ogni donna, nella sua adolescenza, deve essere vergine e, come tale, deve essere profeta!

I giovani devono frequentarsi per conoscersi, prepararsi alla vita e per maturare nell’amore; devono saggiare i sentimenti e il carattere proprio e quello dell’eventuale compagno di vita, ma c’è chi disprezza la verginità e la purezza, creando così un complesso di inferiorità in coloro che vogliono aspettare il matrimonio per fare un dono, cosciente e libero, di tutto il proprio essere a chi si dimostri degno di riceverlo per quel che è.

Troppi falsi maestri, con la scusa della modernità e del progresso, violentano gli ingenui e si preparano clienti per i loro loschi affari.

L’unione dei giovani nel rapporto d’amore è la cosa più bella e seria che possa esserci nella loro vita: perciò non devono viverla nella irresponsabilità o nel gioco. La donazione totale (anche fisica) non può avvenire lecitamente prima o fuori del matrimonio. Solo quando saranno in grado di assumersi tutte le responsabilità (anche quella di accogliere un’eventuale nuova vita) e, irrevocabilmente avranno fatto il dono reciproco di se stessi nel sacramento d’amore, allora la loro unione sarà non solo lecita, ma santa e santificante, perché li libererà dal loro egoismo e li impegnerà a vivere nell’amore.

Tanti giovani a 15/16 anni, credono d’essere al vertice della loro libertà e non avvertono quanta poca libertà ci sia nei loro gesti, solo istintivi. Godono e gioiscono, ma solo a fior di pelle. Quanti rimpianti in chi, impaziente, non ha saputo aspettare! Bisogna essere padroni di se stessi: possedersi per donarsi. La vita è come l’acqua d’un torrente: se non trova ostacoli scorre senza smuovere o cambiare nulla, ma se incontra una diga forma un lago, un bacino di immense energie.

Quanta forza di contenimento ci vuole a 18-20 anni! La disciplina è come una diga che costringe e contiene, ma aiuta a non banalizzare, e fa capire meglio la sessualità e l’amore! I maestri della libertà sessuale hanno offerto i surrogati dell’amore: pornografia e droga; anziché liberare e valorizzare, hanno schiavizzato e distrutto.

La Parola di Dio dice: “L’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne”. Solo dopo che avranno creato un nuovo nucleo familiare, e deciso irrevocabilmente di uscire dalla propria “casa”, dalla propria solitudine, potranno unirsi e costruire il loro futuro. Questo è il progetto di Dio nel creare l’uomo.

Dio volle l’unione tra l’uomo e la donna come rimedio alla solitudine, prima ancora che alla concupiscenza. Non è una costrizione, ma fa parte della nostra natura: è il modo migliore per godere la vita. Non è un laccio o un freno all’amore, ma un invito a vivere con dignità di uomini e di donne. L’altra via, larga e spaziosa, è quella che porta alla morte. Scegliere la via giusta non è facile: ancor più difficile è esserle coerenti. Il Regno dei cieli è per i coraggiosi, per coloro che sanno lottare contro la carne e il sangue! Il profeta non è un pecorone che fa ciò che fanno gli altri, ma è un coraggioso che non si abbatte, nonostante le sue debolezze, e si riprende dopo ogni eventuale caduta.

Coraggio, giovani: vergini dal cuore pulito, non si nasce, si diventa!

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