Cristo Re dell’Universo

“Salvi se stesso, salva te stesso, salva te stesso e noi!”. Puoi provare a guardare un po’ più in là del “te stesso”? Se Gesù sta in croce è perché guarda più in là di sé. Per questo è re.

Gesù è in croce. Ma non è solo. Molti sono lì, a guardarlo. Con intenzioni diverse. Con sentimenti diversi. Ma sono lì, piuttosto che altrove. Gesù comunque attrae a sé. È come una calamita: gioco forza, non puoi fare a meno di stare nei suoi paraggi. Quella voce, quei passi, quella presenza ti chiama a stargli intorno. Sotto la croce. Un momento drammatico, conclusivo. C’è il popolo che guarda. Quel popolo che aveva osannato e quel popolo che aveva condannato. Ognuno perso tra gli altri: Gesù è fatto spettacolo. L’epilogo di tante giornate piene di trepidazioni, di miracoli, di palpiti nuovi della Parola sacra … è lì su quel legno di malfattore. Gesù è colpevole, colpevole di aver amato fino alla fine. E anche qui è motivo discriminante di scelta. Chi vuol venire dietro a me … prenda la sua croce … il suo spazio di dono completo! C’è il popolo. Ci sono i capi. E questi deridono Gesù, usano la sua identità come sfida. Salvi se stesso. È l’eletto di Dio? Niente di più facile che salvarsi. Ma questo Dio, Gesù non lo conosce!!! Il Dio del pensare a sé, del salvaguardarsi il proprio star bene. C’è molto di più nel suo cuore, c’è l’amore anche per i capi che lo deridono e lo sfidano. Intorno alla croce girano i soldati, lontani dalla fede e vicini alla croce. Anche loro lo deridono e lo sfidano. In loro non c’è lo sguardo al cielo, la sfida è sull’orizzonte della potenza umana: Sei o no il re dei giudei? L’invito è lo stesso dei capi: Salva te stesso! E la scritta lo dice che Gesù è il re dei giudei. Un re che non veste panni di regalità superba, ma carni spoglie di regalità esistenziale. Non negli applausi, non nel sovrastare, ma nell’umile farsi piccolo per entrare nella porta stretta dell’annientamento che permette di mettere in luce l’immagine interiore sepolta dalle vesti sontuose delle illusioni di potere umano. Ma i più vicini alla croce sono loro, i crocifissi con Gesù. Stare accanto a Gesù non garantisce la contrizione della vita. Anche qui si leva lo stesso invito: Salva te stesso! E in quel salva chiaramente c’è la speranza di salvarsi personalmente. L’insulto qui suona come giudizio di una vita intera. Sei il Cristo? E qui stai? Le parole che sottolineano il fallimento, la catastrofe, il bluff … Gesù non risponde agli inviti, all’insulto, agli sguardi. Quale voce di tentazione quel SALVA TE STESSO … Poteva Gesù scendere dalla croce, dimostrare la sua Figliolanza divina. Ma l’amore del Padre può essere conosciuto, compreso e accolto non nelle sfide di potenza, nell’affermazione di sé. Non ha bisogno Gesù di dimostrare niente a nessuno. Lui sta facendo sul serio. I suoi occhi guardano con amore il popolo, i capi, i soldati, i compagni di croce. E l’amore si lascia crocifiggere, perché è già dato totalmente, senza riserve. Tra le voci di sfida e di insulti, le voci di chi cerca solo se stesso, si leva un’altra voce. Una voce di giudizio e di rimprovero per chi è lì e non ha capito nulla, una voce di verità che fa rientrare in sé: «Non hai alcun timore di Dio?…». Guarda la realtà: Gesù non ha fatto nulla di male, ma sta qui con noi. Se non salva se stesso è perché la sua vita va oltre. Tutti coloro che hanno sfidato Gesù hanno riconosciuto a lui quello che è: il Cristo di Dio, l’eletto, il re dei giudei, il Cristo. Ma si sono ingannati sul come Gesù lo fosse: non nella gloria, non nella potenza, ma nell’umiltà. Accanto alla croce nasce la preghiera, l’unica vera preghiera: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». E Gesù risponde a questa parola autentica e libera, innocente: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

Il Vangelo dei piccoli

Perché nella festa di Gesù re dell’universo si legge il vangelo della crocifissione? Più che re qui Gesù è un condannato a morte, uno che è stato dichiarato colpevole. La scritta sulla croce dice: Questo è il re dei giudei. E allora perché i giudei lo hanno mandato a morire, non era il loro re? La questione è un po’ grossa. Qual è il regno di Gesù? Lui non voleva prendere il posto di Erode e governare il popolo. Gesù ogni volta parla del regno dei cieli. Quindi non sta in terra ma nei cieli! Questo nessuno lo ha capito, al di fuori degli amici veri. Tutti cercavano un Gesù che risolvesse le cose della terra, ma si sono sbagliati. E si sono talmente stufati di interrogarsi e di sentirsi stravolti dall’insegnamento di Gesù e dalla sua presa sulle persone che lo cercavano sempre di più che hanno deciso di farlo fuori. È il modo nostro di risolvere i problemi. Quella cosa ci dà fastidio? Via, la eliminiamo. Quella persona non ci piace? Non la cerchiamo più e facciamo del tutto per eliminarla, magari cambiamo giro di amicizie o parrocchia per non vederla più. Gesù oggi ci dice che noi possiamo con lui regnare se cerchiamo di fare spazio ai valori che non tramontano e che abitano nelle profondità del cuore, e passiamo nelle cose di questa terra con libertà, senza intrattenerci in un possesso che ha fine. L’uomo ha dato a Gesù un trono, senza saperlo. Il trono della croce. La sofferenza da quando Gesù ha sofferto fino a morire ha acquistato un grande valore! Soffre per amore chi non salva se stesso, ma si offre per la salvezza degli altri. E il primo ad essere conquistato dalla risurrezione è il condannato a morte che sta vicino a lui. Nel dispiacere della sua vita sciupata nel latrocinio comprende che quell’uomo innocente crocifisso con lui dice la verità. E si affida a lui. Crede che Gesù ha un regno e spera di essere ricordato da Gesù dopo la morte. La croce diventa un luogo di incontro che va oltre il dolore, è l’incontro di chi accoglie il proprio dolore guardando al dolore di Gesù e scopre la bellezza di un oggi che non finirà mai. Quella morte è la porta del regno dei cieli! Perché è vissuta come abbraccio di vita nuova …

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