Domenica 3^ di Avvento

Sei tu colui che deve venire?

Gaudete… Oggi la Chiesa ci invita a gioire. I cieli quasi si aprono e il Salvatore è alle porte. Possiamo incamminarci nella notte con la luce nel cuore… Gaudete!

Dal deserto al carcere. Un altro modus vivendi. Dalla libertà alla prigionia. Ma sarà mai prigioniero chi porta in cuore il sigillo della libertà della grazia? Anche dal carcere Giovanni continua la sua missione: additare il Figlio di Dio agli uomini. E stavolta lo fa in modo diverso: non attirando a sé sulle rive del Giordano (quando Cristo era ancora nell’ombra dell’anonimo figlio di Giuseppe) ma inviando a Lui coloro che erano rimasti suoi discepoli perché trovassero risposta alle loro domande: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?». La risposta di Gesù sceglie di modularsi non su parole o argomentazioni ma sulle opere di cui avevano sentito parlare: ciechi che vedono, storpi che camminano, lebbrosi risanati, sordi che odono, morti risvegliati, poveri in ascolto. Gesù parla di Giovanni alle folle perché sappiano leggere il momento storico di quest’uomo spartiacque tra antico e nuovo Testamento, un uomo grande, capace di tanto. Non certo una canna sbattuta dal vento della convenienza se arriva a trovarsi in carcere per non venir meno alla verità. Un uomo non di palazzo, avvolto delle vesti scomode della profezia. Giovanni, unico profeta che vede il Messia da lui annunciato. Un grande della storia biblica, il più grande tra i nati di donna… Ma la storia volta pagina e la grandezza non si misurerà più sulla profezia di chi apre le strade: i piccoli saranno i grandi, da Gesù in poi. Ai piccoli sono rivelati i segreti del regno… un piccolo nel regno dei cieli, quindi chi è salvato da Gesù, è più grande di qualsiasi profeta, anche di Giovanni Battista.

CONTEMPLAZIONE

Signore, che io sia una canna sbattuta dal vento del tuo soffio vitale! Una canna capace di melodie celesti, una canna capace di portare la voce di chiunque voce non ha, di chi soffoca il grido del pianto tra le occupazioni del giorno. Una canna. Stupenda immagine dell’equilibrio: si piega ma non si spezza, è aperta e consente un passaggio in sé, senza perdere quello che è… Una canna che nelle mani di chi fa della sua vita un canto può diventare strumento di meraviglia e luogo di narrazioni accanto alla mangiatoia del tuo Figlio che viene. Dolcemente il soffio della speranza animerà il sentiero verso Betlemme, casa del pane. La mia voce passa nella canna della mia persona quando sono in ascolto della vita, ma a volte si arresta prima di portarla alla bocca perché gli urti della vita mi stringono il cuore… E così arrivo a spezzarmi nel tentativo di oppormi con tutto me stesso a quegli eventi che non vorrei fossero miei. Quanto più semplice è il sentirmi salvato da te, mio Dio… Non devo dimostrare di essere forte, Cristo è forte per me! E sono felice di essere piccolo nel regno dei cieli, senza pretesa alcuna che di gioire del dono ricevuto. Mi rallegrerò al suono delle tue Parole che attraversano la canna che sono!

Il Vangelo dei piccoli

Giovanni era in carcere. Sentiva parlare delle opere del Cristo. E non poteva vederle. Allora mandò alcuni discepoli a vedere. Tu cosa diresti se vedessi un amico tuo cieco che torna a vedere? Oppure un sordo che torna a sentire? Non sono miracoli da poco questi. Pensa a un lebbroso che ha la carne in putrefazione che guarisce di fronte a Gesù. Cosa ti dice? Che Gesù forse è una persona speciale, che ha dei poteri incredibili e che come uomo soltanto non potrebbe fare tutte queste cose. Sono le opere che dicono di Gesù di Nazareth che è il Figlio di Dio. E con lui si è tutti piccoli. Perché fare la fatica di diventare grandi? Il cuore fanciullo piace al Signore perché è capace di vedere in trasparenza le cose della vita. Oggi è la domenica “gaudete” del tempo di Avvento. Si chiama così perché è la domenica della gioia: ci si avvicina al Natale! E allora sii contento anche tu. Hai fatto il presepio? Manca poco che nasce Gesù!!!

La Guida

 Una carovana di mercanti abituati da molto tempo a percorrere insieme le lunghe piste d’oriente si preparava ad attraversare un grande e pericoloso deserto. Il percorso richiedeva una buona conoscenza dei luoghi e delle piste, degli ergs e delle oasi, ma anche delle abitudini degli indigeni. Così si assicurarono i servizi di una guida locale famosa per la sua esperienza. Dopo dieci giorni di rapido cammino, la colonna si arrestò contro una barriera di uomini armati, fermi attorno alla statua di una delle loro orribili divinità dall’aspetto crudele, che incombeva sulla pista. “Non potete proseguire” gridò il capo degli uomini armati “se non sacrificate un uomo al nostro dio! E la regola di ogni nuova luna. Se non lo farete morrete tutti qui immediatamente!”. I mercanti si radunarono e cominciarono a parlottare tra loro. La scelta era drammatica e l’accordo molto difficile. “Noi ci conosciamo tutti da molto tempo. Siamo parenti tra di noi. Non possiamo sacrificare uno di noi per placare questo dio”. I loro sguardi si concentrarono tutti sulla guida… Dopo avere immolato il pover’uomo, secondo il rito, ai piedi della statua, la carovana riprese il cammino. Ma nessuno conosceva la via e ben presto si persero nel deserto. Morirono uno dopo l’altro di sete e di sfinimento.

È il mistero degli uomini. Il “popolo che camminava nelle tenebre” ha visto una grande luce e si è dato subito molto da fare per spegnerla!

Stampa Articolo Stampa Articolo

 

Articolo successivo

Domenica 4^ di Avvento