XXXII domenica del tempo ordinario

In questa domenica dove la Liturgia riporta quella pagina del Vangelo dove Gesù racconta la parabola delle 10 vergini che con le loro lampade attendono lo sposo, il calendario ci ricorda (sabato) la grande figura di San Martino Vescovo, che della mia parrocchia è patrono.

Il Santo, vissuto nel IV secolo, in pieno periodo della decadenza romana, nato pagano, si converte al cristianesimo mentre è ancora soldato, e diventa poi Vescovo di Tours in Francia. Dopo la morte la sua fama e il culto si diffondono moltissimo nei secoli successivi, come esempio di santità, carità e sobrietà di vita.

L’episodio più conosciuto di San Martino è quello che lo vede protagonista quando è ancora soldato e non ancora battezzato. Un giorno incontra lungo la strada un povero seminudo, e così spinto da compassione taglia il mantello della sua divisa e ne dà la metà al povero per coprirsi. Questo povero gli apparirà poi in sogno, e in lui Martino riconosce il Cristo che con il suo gesto ha rivestito della metà del suo mantello.

Perché metà mantello e non tutto? È un gesto di carità a metà? Bisogna ricordare che secondo l’usanza del tempo, metà dell’equipaggiamento militare non era del soldato, ma era di proprietà dell’impero. Martino donando metà mantello dona tutta la sua parte, e con questo gesto davvero vive, ancor prima del battesimo, tutta la carità cristiana.

Ad una lettura superficiale la pagina del Vangelo sembra la contraddizione di questa carità cristiana, perché ci racconta di 5 vergini (vergine significa ragazza in età da matrimonio) che pur avendo l’olio di ricarica delle loro lampade non lo condividono con le altre 5 che erano rimaste senza. Ma non bisogna dimenticare che Gesù sta raccontando una parabola, e sono gli elementi simbolici a dover richiamare la nostra attenzione. Gesù vuol far capire che quest’olio non si può condividere, perché rappresenta la vita caricata di gesti di amore concreto e vero. La provocazione del racconto di Gesù è che siamo chiamati a domandarci quanto la nostra fede e il nostro dirci cristiani (le lampade) sono caricati da una vita fatta di scelte e gesti di amore, oppure sono semplicemente delle lampade belle di facciata ma vuote e incapaci di illuminare. Le 5 ragazze sagge rappresentano il cristiano che non si accontenta di dirsi cristiano e di avere il certificato di battesimo e magari simboli religiosi in casa che attestano la sua appartenenza culturale e religiosa. Le ragazze sagge, a differenza di quelle stolte, tengono alimentata la loro fede con l’olio dell’amore, un olio che non si può donare ma solo testimoniare. O la mia vita di cristiano è piena di olio di amore o non lo è, e allora stoltamente pian piano mi spengo e perdo l’incontro con Cristo-sposo, che anche a me dice “non ti conosco”, quando non si ri-conosce nella mia vita concreta come la sua.

Martino che dona tutto quello che ha (la sua metà del mantello, la tua parte di tutto) al povero Cristo, alimenta la sua vita cristiana con quell’olio dell’amore che lo porta ad essere esempio illuminante per i suoi contemporanei e anche per le generazioni successive.

Gesù non riconosce se stesso in chi vive la fede solo in modo superficiale e senza segni concreti di amore, in Martino invece si riconosce pienamente, ancor prima che diventi ufficialmente cristiano con il battesimo.

San Martino con il suo gesto ci illumina e ci spinge a non perdere tempo a riempire di olio buono, quello della carità, le nostre piccole lampade di vita e di fede, per diventare anche noi capaci di illuminare il mondo dell’amore di Cristo.

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