Domenica IV^ di Quaresima

Solo con l’aiuto della grazia possiamo passare dalle tenebre alla luce. La guarigione di un uomo cieco dalla nascita diventa metafora del nostro cammino di fede. Il buio, invece, il “peccato”, rimane in noi finché non riconosciamo il bisogno di perdono, e si fa ancor più intenso quando pensiamo di vedere e di conoscere già tutto, per cui presumiamo di fare a meno di Dio. E’ la nostra incredulità, la non disponibilità ad accogliere la luce di Dio, che ci fissa nella oscurità e nel non senso. Il cieco dalla nascita sa riconoscere in Gesù non solo un guaritore, ma colui che ha operato in lui una nuova creazione.  Al centro del Vangelo sta il riconoscimento di Gesù come fonte di luce. Gesù si rivela al cieco dalla nascita come colui che gli dona la luce di Dio, fa a lui sperimentare la sollecitudine di Dio. Il dialogare di Gesù con lui, guarito dalla cecità fisica e interiore, è un dialogo d’amore che si conclude nella professione di fede: “Credo, Signore. E si prostrò dinanzi a lui”. La prima lettura anticipa profeticamente quello che Gesù rivelerà compiutamente: il Signore non guarda le apparenze, ma guarda il cuore. Mentre da parte nostra ci accontentiamo di vivere alla superficie delle cose, il Signore sa agire nel profondo. Possiamo dunque accogliere con gioia l’annuncio della II° lettura: Cristo ti illuminerà, che è al tempo stesso un invito ad affidarci a Lui per uscire dalle nostre tenebre.

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