Domenica III di Quaresima

COSA PURIFICARE?

Per Giovanni la purificazione del Tempio è prima di ogni altro gesto, di ogni conversione: si tratta di cacciare i venditori di fumo dal mondo della fede, per svelare le intenzioni profonde che spingono un uomo a cercare Dio.

Gesù sa bene che, allora come oggi, esiste un modo di avvicinarsi a Dio che ha a che fare più col mercanteggiare che con la fede. Perché Gesù se la prende tanto con i mercanti del Tempio? Posso rimanere infastidito dai tanti ninnoli inutili venduti fuori dalle porte di un Santuario, ma non mi scandalizza se qualche devoto vuole portarsi a casa un ricordo del suo pellegrinaggio! Ciò che Gesù contesta radicalmente è la visione soggiacente a questo mercanteggiare: voler comprare dei favori da Dio. Offrire un olocausto, gesto che in origine significava riconoscere la predominanza di Dio su ogni vita, poteva diventare una specie di contratto, di corruzione di pubblico ufficiale: cerco di convincere Dio ad ascoltarmi, gli offro qualcosa che lo possa piegare alla mia volontà… Anche oggi succede così: partecipiamo a Messe noiosissime, facciamo qualche offerta, pratichiamo faticosamente qualche fioretto con la segreta speranza che Dio possa (finalmente) ascoltarmi. È sempre così distratto, Dio, che si sia dimenticato di me? Non è a un despota da corrompere, né a un potente lunatico che ci rivolgiamo nella preghiera, ma al Dio di Gesù, che sa di cosa hanno bisogno i propri figli! La prima purificazione da fare, è quella di convertire il nostro cuore al Dio di Gesù. 

Il Vangelo dei piccoli

Oggi Gesù si arrabbia tanto. Va nel tempio a Gerusalemme, cioè nella Sua casa, e trova una confusione da matti, un vero mercato. Bancarelle con i soldi, animali in vendita per i sacrifici: buoi, pecore, colombe. Tutti lì: alcuni seduti a vendere, altri che andavano e venivano, compravano… si arrabbia così tanto che si fa una frusta con le cordicelle e comincia a cacciar fuori tutti. Poi butta per terra tutte le monete e mette sottosopra i banchi di quelli che stavano seduti a scambiare soldi. Quelli che stavano lì gli domandano perché fa così. Un po’ esagerato! E Gesù non si mette proprio a spiegare, perché quando uno non vuole capire è perdita di tempo mettersi lì a spiegare… Quelli parlavano del tempio fatto di pietre e Gesù parlava del tempio fatto di carne che era lui. Cosa potevano capire se non vedevano prima tutto quello che sarebbe successo? I tre giorni per risorgere non potevano essere pensati da quelli che stavano lì a misurare le cose che diceva per accusarlo. E quando, dopo questi fatti, fa dei miracoli e molti credono, Gesù (ci dice l’apostolo Giovanni) non si fidava di loro perché sapeva che era una fede falsa. Credevano appena vedevano qualcosa di straordinario, ma poi con altrettanta facilità lo avrebbero messo a morte. E tu non pensi mai che tu sei tempio di Dio? Lui abita in te… e allora come puoi vivere certe cose? Quando tu fai del male, pensa che fai entrare in te un qualcosa che poi sta lì pronto a inquinare il tuo pensiero e il tuo sentire. Prova a chiudere gli occhi, e ad andare a cercare Gesù dentro di te. Dove sta? Lo vedi? Lo ascolti? Quando fai la comunione, lui entra dentro di te. E tu gli vai dietro oppure Lui entra in te e tu te ne vai in giro? Guarda che ti aspetta!

canto alla donna Ideale

Una donna perfetta chi potrà trovarla?  Ben superiore alle perle è il suo valore.

In lei confida il cuore del marito  e non verrà a mancargli il profitto.

Essa gli dà felicità e non dispiacere per tutti i giorni della sua vita.

Si procura lana e lino e li lavora volentieri con le mani.

Ella è simile alle navi di un mercante, fa venire da lontano le provviste.

Si alza quando ancora è notte e prepara il cibo alla sua famiglia e dà ordini alle sue domestiche.

Pensa ad un campo e lo compra e con il frutto delle sue mani pianta una vigna.

Si cinge con energia i fianchi e spiega la forza delle sue braccia.

È soddisfatta, perché il suo traffico va bene, neppure di notte si spegne la sua lucerna.

Stende la sua mano alla conocchia e mena il fuso con le dita.

Apre le sue mani al misero, stende la mano al povero.

Non teme la neve per la sua famiglia, perché tutti i suoi di casa hanno doppia veste.

Si fa delle coperte, di lino e di porpora sono le sue vesti.

Suo marito è stimato alle porte della città dove siede con gli anziani del paese.

Confeziona tele di lino e le vende e fornisce cinture al mercante.

Forza e decoro sono il suo vestito e se la ride dell’avvenire.

Apre la bocca con saggezza e sulla sua lingua c’è dottrina di bontà.

Sorveglia l’andamento della casa; il pane che mangia non è frutto di pigrizia.

I suoi figli sorgono a proclamarla beata e suo marito a farne l’elogio:

“Molte figlie hanno compiuto cose eccellenti, ma tu le hai superate tutte!”.

Fallace è la grazia e vana è la bellezza, ma la donna che teme Dio è da lodare.

Datele del frutto delle sue mani e le sue stesse opere la lodino alle porte della città.

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