Domenica 4^ di Avvento

A che cosa devo?

A che cosa devo che la madre del mio Signore viene a me? Chi vive la vita come un dono che continuamente viene dato dall’alto può capire le parole di Elisabetta. La vergogna della sterilità cancellata dal dono della maternità fa percepire la portata della grazia. E tutto diventa grande, speciale … Se noi ci rendessimo conto fino in fondo della straordinarietà di ogni minuto creato e di quanto siamo preziosi agli occhi di Dio, le ginocchia si piegherebbero di fronte alle meraviglie di grazia che si celano nel grembo delle storie umane. I nostri occhi sono miopi e i nostri orecchi sordi. Come Zaccaria soffriamo di mutismo di fronte alla Parola che può cambiare la nostra vita. Non crediamo fino in fondo, pensiamo che Dio se ne stia per conto suo e che siamo comunque soli in questo mondo. Ci sia data quest’anno la grazia del Natale, lo stupore di fronte al mistero che si spiega ai nostri occhi. Nella nostra storia Gesù vuole nascere. La madre sua viene a noi, ci chiama per nome e fa sussultare ciò che portiamo in grembo. A patto che noi come lei accogliamo la vita e lasciamo spazio a ciò che Lui vuole fare per noi. Ascoltare… parola magica che crea un mondo nuovo. La musica che risuona non è più il frastuono del mondo ma lo scintillio delle stelle che ci chiedono di sollevare il capo verso l’alto e di restare in attesa di parole pronunciate nel silenzio. I cieli stillano dolcezza, una dolcezza che si chiama: Gesù!

Contemplazione

La mia anima ti rende grazie, Signore. Sapere che hai guardato alla mia piccolezza, che sono nei tuoi pensieri mi fa esultare di gioia. Voglio far entrare la tua Parola in me come Maria per farti nascere ancora nel mondo. Quando tu parlerai attraverso la mia vita, sarà come abitare già nell’alto dei cieli, perché tu e solo tu sei la ragione del mio essere creatura, la Parola che riempie di vita le mie parole e che fa di questo Natale il tempo della mia rinascita.

Il Vangelo dei piccoli

Maria ed Elisabetta si incontrano e si salutano. Gesù e Giovanni che stanno nel grembo delle loro mamme si incontrano e si salutano. Come hanno fatto a riconoscersi se stavano nascosti e non si erano visti prima? Il vangelo ce lo dice come hanno fatto. Maria appena entrata in casa saluta Elisabetta. In quella voce c’era la voce di Gesù, la voce dello Spirito Santo. Appena udita quella voce il bam-bino Giovanni ha fatto un salto e ha detto alla madre che Maria non era più solo una sua parente ma era qualcosa di molto di più, la madre del suo Signore. L’angelo aveva detto al papà di Giovanni che avrebbe camminato come il profeta Elia per preparare al Signore un popolo ben disposto. Si stavano compiendo tutte le promesse che Dio aveva fatto al suo popolo. Da qualche parte ci doveva stare una ragazza che sarebbe stata la madre del Messia. Lo Spirito Santo che riempie il loro cuore spiega ciò che sta avvenendo. Quando Gesù è presente nel cuore, si capisce anche la vita degli altri. È il cuore che parla, è dal cuore che arrivano le risposte ai tanti perché che affollano la mente. Ma perché il cuore sia pieno di Spirito Santo è necessario essere come Maria, capaci di credere alle parole di Dio e di accettare di fare ciò che Lui vuole. Maria non è rimasta a casa a pensare a sé, è andata subito da Elisabetta perché l’angelo glielo aveva detto che aspettava un bambino. Maria è umile, cioè è semplice, ascolta tutti i particolari della vita. Per questo è stata scelta dal Signore, perché il suo cuore era immenso e dilatato perché cercava sempre ciò che a Dio faceva piacere. Era innamorata di Dio, si fidava e si affidava. E a Gesù ci voleva una mamma proprio come lei!

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