6^ Domenica di Pasqua

DARE LA VITA

Lo Spirito Santo scese su coloro che ascoltavano la Parola… Uno spazio in cui incontrare il Dio vivo! le pagine del vangelo… quando le sfogli e ti lasci attrarre dal fascino di Colui che parla, entrano in te come semi nel solco e non potrai più fare a meno di andare a questo appuntamento che avvicina il cielo alla terra. Lo Spirito del Signore risorto varchi le porte chiuse del tuo cuore e infiammi di santa memoria le tue ore… Lui è qui, ora, per te…

MEDITAZIONE

Tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo concede.  Essere nel suo nome equivale a dire essere come Lui fino a volere quello che il Padre vuole! È l’amore che discrimina e orienta il volere umano. Se sei come Gesù, sai cosa vuole il Padre e vivi nell’abbraccio continuo della sua presenza in te e attorno a te. Ma se ami a modo tuo, sei continuamente riarso dalla sete, cerchi amore ovunque e se non lo trovi elemosini consensi e approvazioni fino a ubriacarti e a perdere di te stesso ogni cognizione. Gesù, la sola parola innamorata che dà senso a ogni altra parola di amore.

Rimanete nel mio amore. Il termine rimanere porta con sé molti significati. Si rimane lì dove si sta bene, dove ci si sente a casa. Il che suppone grande familiarità. Non si rimane dove ci si sente a disagio. Gesù chiede di rimanere nel suo amore, l’unico che davvero è stabile dimora per ognuno di noi. La casa dell’uomo è l’amore di Cristo. Un amore senza confini, l’amore che ha come radice la gratuità. È possibile restare in lui se si mette in pratica il suo unico comandamento: Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi. La storia quotidiana dice che i cristiani si sono fermati alle prime parole di questo comandamento. Amatevi gli uni gli altri. Il come è stato ed è perennemente dimenticato. Eppure è in quel come che abita la nostra appartenenza a Lui. Amarsi vicendevolmente: tutti lo fanno. Amare come Lui ama, pochi davvero! Perché Gesù ci ama fino a morire, ci ama incondizionatamente, ci ama al punto da dirci tutto ciò che il Padre ha detto a Lui, al punto da essere realmente figli come Lui è figlio. Non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e il servo non sa quello che fa il suo padrone! Noi che eravamo servi siamo diventati amici e Lui si è umiliato fino alla morte di croce, ha riversato tutto ciò che era nella nostra vita. Un amore capace di precipitare nell’oblio, nel disprezzo pur di essere via di incontro con l’eternità quando alla lotta feroce della sopravvivenza sarebbe germogliata la nostalgia del Dio vivente, uomo fra noi. La gioia, ecco il fiore che sboccia dalla vita che scorre e si rigenera pur nelle gelide manifestazioni dell’indifferenza e tra le astuzie argomentate di giudizi sfavorevoli, costruiti con la sabbia della facilità e dell’inganno razionale e lasciati in giro come folate di presunta verità. Amare: l’uomo è per sua natura amore, ma non basta pensarlo per viverlo. Le ferite affettive della nostra umanità ci narrano quanto sia difficile coniugare questa realtà all’interno di un contesto esistenziale dove ognuno cerca amore per sé e l’altro, ridotto a uno specchio per cercare i riflessi del proprio volto profondo, non esiste mai per se stesso, come dono di vita. Il tentativo vorace di riempirsi per non sentire il richiamo a sostare dentro di sé riempirsi di rumori, di musiche, di cose, di progetti per sfuggire a quegli occhi interiori giudicanti che fanno di se stessi un imputato a vita. Riempirsi per non ammettere di essere mancanti; riempirsi per provare disperatamente la sensazione della sazietà e non avvertire l’urlo insaziabile della provvisorietà “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi”. E qui è la gioia! Essere scelti. Sentirsi scelti. Allora sì che è possibile amare per primi e non aspettarsi nulla. Come Gesù dare la vita. Non tutta una volta sola, ma tutta ogni volta! Perché non se ne può più fare a meno.

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