Maria Santissima Madre di Dio

Il Natale, che liturgicamente si estende per una “ottava”, oggi si compie. Abbiamo celebrato in una settimana un unico giorno solenne. Per questo possiamo dire che dalla nascita di Gesù noi possiamo contare il tempo e, a ogni Natale, girare la pagina del calendario. I nostri anni, volenti o no, fanno riferimento alla nascita di quel Bambino, il Verbo fatto carne.

La liturgia ci fa vivere questo passaggio – dal canto del Te Deum il 31 sera al 1° gennaio, attraverso lo sguardo e il cuore di Maria, Madre di Dio. È attraverso di lei che “attraversiamo” la mezzanotte, cambiamo la cifra da “4” a “5”. Tanto più quest’anno, nella primizia del Giubileo che ci vedrà pellegrini di speranza.

In questo giorno si apre la Porta Santa della Basilica di Santa Maria Maggiore, il primo santuario al mondo dedicato a Maria. Così si espresse san Giovanni Paolo II :

“A Lei allora guardiamo, per imparare ad accogliere gli eventi meravigliosi e quelli dolorosi, il computo dei giorni brevi o lunghi a seconda del nostro stato d’animo, lo scorrere degli anni belli o brutti, a seconda di ciò che accade nelle nostre vite e nella storia.”

Ci basta sapere che sopra tutto – passato, presente e futuro – c’è la Benedizione divina, come la troviamo oggi nella lettura del libro dei Numeri: il suo Volto rivolto verso di noi. È bello iniziare un anno sapendo di essere benedetti, attraverso la Benedetta tra tutte le donne. È quello che hanno sperimentato i pastori che, entrati nel luogo dove era appena nato Gesù, trovarono – come ce lo descrive Luca – Maria, Giuseppe e il bambino adagiato nella mangiatoia. La prima ad essere nominata è Maria. I pastori sono attratti prima di tutto da lei, una giovane ragazza che ha appena partorito Dio.

Quindi, con cuore di Madre, ci affacciamo all’anno nuovo, mentre coloro che ragionano con il mondo vanno in cerca di oroscopi e pronostici, riempiendosi la bocca (lo facciamo anche noi) delle solite frasi di circostanza: “Speriamo che sia un anno buono, migliore di quello passato”.

Per noi cristiani non basta dire così. Noi crediamo che l’anno sarà buono se noi saremo buoni. Sarà migliore se noi saremo migliori. Oso dire che l’anno sarà Santo, se noi ci impegneremo a vivere un cammino di conversione e di santità. Non basterà infatti il passaggio di una Porta (con tanto di selfie) se poi non riusciremo a far passare tutta la nostra vita attraverso Cristo, unica porta di salvezza.

Per questo abbiamo bisogno di Maria, capace di meditare e custodire nel cuore tutti gli eventi piccoli e grandi, davanti al Mistero eterno entrato nello scorrere del tempo, un Dio che nasce piangendo come tutti i bambini, che necessita di essere coperto, lavato, nutrito. Abbiamo bisogno di Maria che ci indica il Signore e che ci dice – come a Cana – “fate quello che vi dirà”, sapendo che quando c’è Gesù nessuna festa mai potrà finire e il vino della gioia sarà sempre abbondante.

Con Maria noi possiamo terminare un anno vecchio e iniziare il nuovo dicendo che pur non potendo sapere cosa accadrà, di una cosa potremo essere certi: non passerà giorno senza la presenza di Dio.

C’è un ultimo aspetto che occorre sottolineare in questa festa. Dal 1° gennaio 1968, Papa Paolo VI ha istituito per il primo giorno del nuovo anno la Giornata Mondiale della Pace. in quell’occasione scrisse così: Sarebbe Nostro desiderio che poi, ogni anno, questa celebrazione si ripetesse come augurio e come promessa – all’inizio del calendario che misura e descrive il cammino della vita umana nel tempo – che sia la pace con il suo giusto e benefico equilibrio a dominare lo svolgimento della storia avvenire.

La Giornata di quest’anno, riprendendo il tema del Giubileo, ha come tema: “Rimetti a noi i nostri debiti, concedici la pace”, invitandoci a riscoprire la misericordia di Dio che ci rimette i peccati, ma esortando soprattutto i capi delle nazioni e i governanti a condonare i debiti dei paesi poveri.

Sicuramente anche noi abbiamo alcune persone da perdonare e altre a cui chiedere perdono. Magari l’inizio dell’Anno Santo e del 2025 potrebbe essere proprio sotto il segno difficile quanto profetico della riconciliazione, perché la Pace possa rinascere dalle nostre relazioni sanate. Ognuno di noi pensi a qualche persona con cui provare a vivere la riconciliazione.

Infine, da tempo mi piace dedicare il 1° gennaio a tutte le persone nuove che conoscerò nei prossimi 365 giorni. Rivolgo a Dio una preghiera per loro, compagni di cammino o amici “sconosciuti” che si affacceranno, come il Signore vorrà, sul mio cammino.

Perché ogni anno Dio continuerà a sorprenderci e in questo Giubileo ci regalerà tanti pellegrini che riempiranno di speranza la nostra via. E allora anche noi, come i pastori in quella notte di Luce, riprenderemo la nostra strada con l’immensa Gioia di chi scopre di essere profondamente amato.

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