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XXV domenica del tempo ordinario

Guarda un po’ che ci tocca sentire, e per giunta da una parabola del Vangelo: gli “escamotage” della disonestà vengono addirittura lodati. E per giunta dal Signore stesso!

Potrebbe chiudersi qui lo “scandalo” evangelico di questa domenica offertoci dall’evangelista Luca, ma non è così, come, del resto, non possiamo mai intendere lo “scandalo” evangelico come qualcosa non in linea con gli altri insegnamenti di Gesù sul bene e sul male. Lo scandalo evangelico sta nel dire sempre la cosa essenziale per la salvezza contro tutte le disperazioni, annunciare sempre quell’amore totale e assurdo di Dio per noi contro tutte le brutture, l’odio e le disperazioni che la logica di questo mondo offre costantemente a chi gli appartiene, è lo scandalo che solo l’amore assoluto di Dio può provocare.

La Salvezza e l’Amore di Dio sono il centro di tutto il messaggio evangelico, il nucleo più importante a cui noi dovremmo fare sempre riferimento senza indugi, per noi e per tutti, l’arma da contrapporre alla morte e al peccato: ma non è così, purtroppo! Ecco questo brano del Vangelo di oggi fa il punto su questo fatto, sull’urgenza di una salvezza e di un amore che non ci decidiamo mai a prendere veramente sul serio nonostante la nostra fede, la nostra figliolanza.

La domanda è: come mai di fronte alle urgenze e necessità per sopravvivere in questo mondo siamo sempre capaci di agire scaltramente e con prontezza, quanto meno di rispondere e cercare una soluzione, e non riusciamo ad agire con la stessa prontezza e scaltrezza quando si parla della vita eterna, della risurrezione e dell’Amore di Dio? Cosa può giustificare tale negligenza e tale mancanza di attenzione, se non disprezzo, nei confronti della vera ricchezza, della Salvezza, della promessa di Dio?

Luca è categorico: ciò che ci impedisce di votarci alla salvezza, di deciderci definitivamente per l’amore di Dio è il suo avversario numero uno, sempre lo stesso, quello che, nonostante i secoli ed il mutare dei tempi è sempre capace di strappare il cuore dell’uomo dall’Amore di Dio e rovinarlo: il denaro, mammona! Ovviamente non è lo strumento del denaro in sé o la ricchezza in sé a realizzare quest’opera diabolica (dal greco “dia-ballo”: separare, dividere!) ma la perversità che l’accumulo di questa genera nel cuore dell’uomo, dividendolo così da Dio per gettarlo nelle tenebre di cui rischia di diventare figlio. Si diventa amministratori disonesti quando non si amministra più per gli altri ma per sé stessi, ci si vota all’orizzonte della morte eterna quando l’orizzonte della vita eterna è perso, e non rimane altro che “sopravvivere” per quel che si può e quanto si può su una terra senza speranza, rubando scaltramente del tempo e delle risorse che, a quel punto, diventano le uniche e misere ricchezze da consumare. La lode dell’astuzia, per essersi assicurati dei giorni di sopravvivenza su questa terra è una magra consolazione rispetto ad una vita che trova senso e compimento nell’eternità, nel Regno di Dio, alla resurrezione.

Cosa bisogna fare? Urgente è prendere sul serio, rimettere al centro, quello che si chiama «l’imperativo dell’ora», l’ammonimento escatologico che è la nota forse più acuta e insistente di tutta la predicazione terrena di Gesù: Urge decidersi, il Regno è alle porte; lo Sposo sta per venire! Gli irresoluti rimarranno fuori a bussare disperatamente, come le vergini trovate addormentate; diranno: Signore aprici; ma egli risponderà. Non vi conosco) non so di dovete siete (Lc. 13, 25). Troppo tardi!

Il Vangelo di oggi non è solo una pia esortazione ad usare bene le nostre ricchezze o ciò che ci è stato concesso nel cammino in questa vita, è un’esortazione a fare veramente un passo in avanti nel cammino dell’amore che ci porta alla vita eterna, nella casa del Padre in cui potranno entrare solo i fratelli e coloro che, già in questa vita, hanno voluto farsi più fratelli possibile, nell’amore e con tutti i mezzi a disposizione.

Bisogna decidersi, come siamo anche fin troppo decisi con le cose del mondo, a voler entrare nel Regno, accogliere la Salvezza di cui Gesù ci ha aperto le porte, renderci conto od al meno farci la domanda: come posso amministrare al meglio ciò che mi è donato per entrare nel Regno? Sapendo che nel Regno si entra solo per una porta stretta che accoglie tutti… tutti coloro che, lasciati i loro ingombranti fardelli, ci scivolano dentro perché unti dell’olio dell’amore.

In fondo tutto si gioca qui, nella logica del “cosa faresti per sopravvivere?” e del “sei almeno disposto ad usare le stesse furbizie che usi per guadagnarti i favori di questo mondo?”. Le domande non sono complicate e se troviamo difficoltà nel rispondere la colpa è solo di un cuore attaccato malamente alle cose, cose sbagliate, cose usate male e malamente trattenute in un grembo che invece di dispensare amore e vita diventa gonfio ed idropico, sterile e difficilmente guaribile (non per Dio ovviamente!).

Certo, il problema è tutto qui, ma è anche vero che noi uomini siamo disposti a fare imprese incredibili solo se animati dalla motivazione giusta, ed allora la domanda è correttamente fatta solo a chi si interroga veramente sull’urgenza della vita eterna, per chi veramente prende sul serio l’Amore di Dio che, nel sacrificio del Cristo, ci salva e ci fa suoi figli, per chi sa che tutte le astuzie di questo mondo, assieme le ricchezze e le potenze, lasciano il tempo che trovano senza poter entrare nel vero tempo, quello eterno!