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VI domenica del tempo ordinario

Nel vangelo Gesù afferma: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento». Gesù non vuole cancellare i comandamenti che il Signore ha dato per mezzo di Mosè, ma vuole portarli alla loro pienezza. E subito dopo aggiunge che questo “compimento” della Legge richiede una giustizia superiore, una osservanza più autentica. Dice infatti ai suoi discepoli: «Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli».

Le sei antitesi: «avete inteso che fu detto… ma io vi dico», costituiscono alcuni esempi concreti mediante i quali Gesù spiega ciò che intende quando annuncia di voler portare a compimento la Legge e i Profeti e quando raccomanda di superare la giustizia degli scribi e dei farisei, per poter aspirare al regno dei cieli.

Ma che cosa significa questo «pieno compimento»? Gesù stesso ci risponde con alcuni esempi. Gesù era pratico, parlava sempre con gli esempi per farsi capire. Inizia dal quinto comandamento del decalogo: «Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”;… Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio». Con questo, Gesù ci ricorda che anche le parole possono uccidere! Gesù propone a chi lo segue la perfezione dell’amore: un amore la cui unica misura è di non avere misura, di andare oltre ogni calcolo. L’amore al prossimo è un atteggiamento talmente fondamentale che Gesù arriva ad affermare che il nostro rapporto con Dio non può essere sincero se non vogliamo fare pace con il prossimo. E dice così: «Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello». Perciò siamo chiamati a riconciliarci con i nostri fratelli prima di manifestare la nostra devozione al Signore nella preghiera.

Da tutto questo si capisce che Gesù non dà importanza semplicemente all’osservanza esteriore. Egli va alla radice, puntando soprattutto sull’intenzione e quindi sul cuore dell’uomo, da dove prendono origine le nostre azioni buone o malvagie. Alla luce di questo insegnamento, ogni precetto rivela il suo pieno significato come esigenza d’amore, e tutti si ricongiungono nel più grande comandamento: ama Dio con tutto il cuore e ama il prossimo come te stesso.

E noi, attraverso la fede in Cristo, possiamo aprirci all’azione dello Spirito, che ci rende capaci di vivere l’amore divino. Anche quando può sembrare difficile. Gesù ci dice: ” Se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te… Se la tua mano ti è motivo di scandalo… tagliala, gettala via da te, è meglio perdere una delle tue membra piuttosto che tutto il corpo finisca nella Geenna.

Possiamo chiederci: che cosa mi fa male o fa male agli altri? Nella mia vita personale, nella vita di famiglie, nelle scelte importanti? Gesù ci dice: Taglia… noi chiediamo a Lui e allo Spirito Santo la forza dei tagli necessari e vogliamo essere decisi nella fedeltà al Suo amore, all’amore dei nostri cari, alla nostra vocazione e responsabilità.