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V domenica di Pasqua

“L’unione fa la forza” non è solo un famoso modo di dire, ma la presa di coscienza della realtà.

Quando lo scoraggiamento è in agguato significa che stiamo sperimentando il limite della nostra umanità. Il che non è un disonore, anzi è un alto atto di umiltà col quale una persona mette da parte il proprio orgoglio sterile che blocca la vita… A questo punto dovrebbe però cercare qualcuno che lo aiuti.

Gesù afferma chiaramente (cf Gv 15,1-8) «Io sono la vite» (è curioso notare che sembrerebbe il plurale di “vita”), ovvero alimenta i tralci con la sua linfa. Quei tralci grazie alla linfa’ che ricevono possono portare frutto abbondante, ma se decidono di staccarsi, potranno solo seccarsi e diventare sterili.

La vita di ciascuno è così: molti credono di poter vivere senza Dio, senza i suoi insegnamenti, senza i suoi ministri… è vero si può vivere, ma bisogna vedere la qualità di vita che essi avranno e quali valori promuoveranno per il bene dell’uomo: saranno valori eterni (come la misericordia che porta l’uomo a superarsi, la fede che porta l’uomo a riconoscersi umile e a non insuperbirsi considerandosi il migliore, la moralità che permette alla vita di non essere usata come strumento, ma valorizzata come fine, ecc.) oppure temporanei (come il denaro che promuove l’ingordigia, il successo che alimenta la superbia e l’egoismo, il sesso che non promuove il rispetto del corpo, l’eutanasia che esalta la morte come fine della vita, ecc.)?

Ciascuno ha un assoluto al quale fa riferimento e vi si attacca per trarne un profitto personale ma temporaneo, che presto sparirà. Solo Dio promuove l’esaltazione della vita piena e autenticamente gioiosa che continua anche dopo l’ultimo battito cardiaco.

Tutto quello che decido di fare potrebbe essere bellissimo, essere di gran successo, avere i riconoscimenti di chiunque… ma se il mio agire è staccato dal Signore, dalla sua volontà, dalla vocazione cristiana che ciascuno ha di glorificare il Padre e di costruire il Regno di Dio, allora non servirà a nient’altro che costruire il mio ego. E poiché il mio ego prima o poi morirà, allora avrò solo perso tempo.

Se invece opero restando unito a Cristo sarà Lui a motivare le mie azioni e a donarmi il conforto anche quando il mio impegno sembrerà inutile… Con Lui siamo più forti, perché l’unione (con Cristo) è la nostra forza!

– Per chi agisco quando dico di compiere un’azione di fede?
– Perché sono cristiano? Perché ho deciso di rimanerlo?
– Cosa si aspetta il Signore da me?
– Cosa potrei fare per Lui e per servirlo al meglio?