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Domenica XXVI del tempo ordinario

Collegandoci alla parabola del ricco epulone, possiamo chiedere a Dio la grazia della vera giustizia che significa anche capacità di condivisione con gli oppressi volontà di non partecipare all’orgia dei dissoluti. Siamo di nuovo posti a confronto con povertà e ricchezza e nuovamente interpellati dala parola di Dio per scegliare quello che è bene nella prospettiva del regno di Dio. Il richiamo alla condivisione suona anche come invito a costruire una comunità fraterna, capace di andare oltre le divisioni sociali. L’abisso in cui precipita il ricco epulone è l’immagine drammatica della parabola del Vangelo. Mentre il povero Lazzaro è chiamato per nome, il ricco non ha nome: in lui la disumanizzazione dell’egoismo esagerato lo priva della sua vera identità. Come tanti, egli è troppo intento a godersi i piaceri della vita per vedere le sofferenze di Lazzaro. Gesù non denuncia tanto la ricchezza, ma la gretezza d’animo a cui l’assolutizzazione della ricchezza può portare. L'”orgia dei dissoluti” è un’espressione dell I^ lett.: esprime la noncuranza di fronte alla giustizia che provoca un necessario giudizio di condanna. Il modello del vero “uomo di Dio” è delineato dalla II^ lett.: tale è colui che persevera nel buon combattimento della fede, anche in mezzo alle difficoltà.