Domenica XVI del tempo Ordinario

La liturgia di oggi ci presenta la parabola della zizzania, seminata da un nemico nel campo di buon grano. La scelta del padrone, di attendere a sradicarla per non sradicare anche il grano, manifesta tutta la pazienza di Dio verso l’uomo. Quante volte si manifesta la reazione sbrigativa e impaziente dei servi di quel padrone con progetti di soluzioni radicali e apocalittiche. E questo avviene anche da parte dei servi del Signore riguardo al grande compito della storia umana. Si tratta non raramente di tentazioni che lasciano intendere anche se in maniera non riflessa o esplicita, nei proponenti di metodi così apocalittici la presunzione di essere grano genuino e fruttifero e di ritenersi competenti a giudicare gli altri come perversi e irrecuperabili. Il Vangelo di oggi ci fa ascoltare anche altre due parabole appena abbozzate da Gesù: una richiama la crescita prodigiosa del granello di senapa, e l’altra si riferisce al lievito, “che una donna ha preso e impastato nella farina”. Le tre parabole hanno in comune almeno tre elementi narrativi: – mirano ad annunciare il singolare sviluppo del Regno dei cieli nel mondo; – tutte e tre hanno per destinatari la folla;  – il tono generale delle tre parabole è di assicurare fiducia nell’azione progressiva di Dio e della sua iniziativa regale. Ai servi del Signore si chiede di credere alle sorprese, che egli sa disporre a tempo debito. Il vero credente ha fiducia nella pazienza di Dio.

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