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Domenica XIX del tempo ordinario

Il primato della fede, come lampada che fa lucwe nella vita del credente, è la risposta alla fedeltà di Dio. Dio è sempre, per chi crede, “colui che viene”, colui cha va atteso e per il quale occorre essere sempre pronti. Se nella vita c’è Dio al primo posto, tutto il resto diventa allora non il fine, ma semplice mezzo. Questa attesa a volta è logorante: c’è il rischio della stanchezza e l’attrazione di ciò che è più disponibile, più immediatamente rispondente ai nostri bisogni. La Parola di oggi ci rivolge un invito: Non temete, piccolo gregge! La fede va esercitata nella fiducia che è paziente. Il Vangelo ci pone nuovamente davanti ai beni di questo mondo e alla scelta di campo: le parobole narrate ci parlano di stare pronti, con le vesti cinte ai fianchi e le lampade accese. Queste parole sono un invito ad avere fiducia in Dio. L’evento per noi più decisivo, l’incontro con Dio, richiede l’atteggiamento più umile: la pazienza dell’attesa. Così erano invitati ad essere i filgli di Israele (I^ lett.), nel ricordo della liberazione dall’Egitto: sono invitati a mantenere desta la fede nelle promesse di Dio su cui si fonda la loro sicurezza. La fede, afferma la II^ lett., è fondamento delle cose che si sperano. La fede si esprime come fiducia e si manifesta anche in una elevata capacità di rischio.