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Domenica IX^ del Tempo Ordinario

L’esperienza religiosa è caratterizzata da un rapporto di dialogo con Dio.  Per questo assume in essa importanza l’esperienza della Parola dell’ascolto. Dio parla nella storia attraverso i suoi numerosi ‘segni’, eventi e parole. Il criterio essenziale e definitivo di essi è il ‘Figlio’, la cui vita e parola rappresenta per noi la rivelazione definitiva del Padre. Ascoltare e vivere la Parola diventa allora l’espressione fondamentale della fede. Il Vangelo esorta i discepoli, convocati da Gesù sul monte delle beatitudini, a mettere in pratica ciò che hanno ascoltato dalla sua viva voce: “Chiunque ascolta queste parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia”. L’esperienza spirituale del popolo di Israele trova continuità nella comunità cristiana. La prima lettura, tratta dal Deuteronomio, rappresenta il nucleo della genuina religiosità israelitica. Al centro del testo sta l’appello all’ascolto di Dio che parla e alla pratica  effettiva di quanto si è ascoltato. La seconda lettura proviene dalla lettera di Paolo alla comunità di Roma. Con un linguaggio maturato da anni di ministero apostolico Paolo riassume il vangelo per i cristiani di Roma: la giustificazione gratuita da parte di Dio, offerta in Gesù, va accolta nella fede, perché possa generare vita nuova. Senza la fede non ci può essere vera vita cristiana, e le opere senza la fede diventano attivismo e facilmente espressione del nostro orgoglio.