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Domenica IV^ di Avvento

A nessuno è dato di conoscere, nel dettaglio, la volontà di Dio. Ciò di cui possiamo essere certi, però, è che egli ama l’uomo e desidera la sua salvezza. Questa certezza non è basata su assunti teorici, ma sulle promesse che Dio stesso ha fatto a un popolo realmente esistito e realizzate in Gesù di Nazaret. In lui il Dio invisibile si è rivelato nella storia e, condividendo la nostra fragilità fino alla morte di croce, ci ha reso partecipi di una nuova speranza, destinata a non tramontare.

Disponibili per l’accoglienza 

“Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”. Così la Vergine Maria risponde all’annuncio dell’angelo riguardo la sua futura gravidanza. Il fiat di Maria lascia trasparire il suo desiderio, la gioia, di abbandonarsi al volere di Dio: dunque, lei è la prima a credere al Vangelo, e, allo stesso tempo, è la figura ideale del discepolo. Infatti, non dubitando della potenza divina, ma lasciandosi inabitare dalla forza dello Spirito, è la donna interamente e totalmente disponibile ad accogliere il Verbo che viene, tanto da divenire la Casa di Dio, il luogo in cui l’attesa del Signore s’intensifica e diviene certezza nell’oggi della storia. L’esempio della Madre del Signore stimola ciascuno di noi a prepararci al Natale coscienti che non è una ricorrenza, ma la rivelazione del mistero d’amore di Dio, fasciato nel silenzio per secoli eterni, vale a dire, annunciato dai profeti e atteso dai credenti ebrei, e visibile, ora, nel Figlio fatto carne per noi. La meravigliosa chiamata di Dio alla speranza implica, perciò, un’integrale apertura del cuore e dello spirito per accogliere il Verbo fatto storia. Ma, come riusciremo a dare ospitalità al Figlio che viene? La prima lettura afferma che non è Davide, cioè qualunque uomo, a costruire una casa al Signore, ma è il Signore stesso che gli darà una casa, il suo amore, la sua alleanza. Ciò significa che non siamo noi a cercare Dio: è Lui che vuole abitare, silenziosamente, dentro di noi e fare di noi la sua dinastia. Il Signore, infatti, trasformando e migliorando continuamente il nostro cuore, ci riunisce nell’unica assemblea, la Chiesa, perché accogliendo il Verbo della vita, possiamo cantare per sempre l’amore infinito di Dio, incarnato per salvarci dalla morte. Dunque, l’uomo può accogliere l’annuncio della salvezza solamente nella fede della Chiesa: all’interno della famiglia carismatica, difatti, è pensabile l’edificazione della dimora stabile di Dio. La chiamata del Maestro a formare un unico popolo santo, quindi, esige da noi un comportamento di amoroso silenzio, senza il quale il Figlio non può crescere dentro di noi. Silenzio che diviene impegno a lasciarsi guidare dall’unico Re, divenuto piccolo proprio come il più piccolo dei figli di Iesse (Davide), per rendere partecipe ognuno della vita divina. Accogliamo come Maria, l’annuncio sorprendente che il Verbo eterno, Colui che ha cambiato la storia del mondo, desidera modificare, quotidianamente, la vita di ciascuno di noi. Rispondiamo all’invito di Gesù con un atteggiamento di tenera fiducia verso il Figlio, e carità ai fratelli.

«Come posso perdonare gli altri?».
«Se tu non li condannassi mai non avresti mai necessità di perdonarli».