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Domenica IV^ del Tempo Ordinario

E’ necessario comprendere il ‘Vangelo delle beatitudini’ nel suo significato profondo: la promessa  felicità e la proposta di Gesù non riguarda solo pochi gruppi privilegiati, ma rappresentano la magna charta (la base fondamentale) dell’esperienza del ‘regno di Dio’ nella storia, dunque il punto di riferimento costante della vita cristiana. E’ infatti un messaggio che può cambiare i nostri criteri di essere e di agire, per costruire nel mondo una società alternativa a quella del mondo stesso, con le sue leggi ci propone ogni giorno. Il dialogo in cui il Signore mostra di coinvolgerci, nel Vangelo, riguarda le vie e i mezzi per mantenere viva l’identità originaria dell’esperienza cristiana: quella di essere il ‘popolo delle beatitudini’. Le beatitudini costituiscono la vera ‘novità’ dell’orientamento vitale cristiano. La prima lettura ci parla del sogno e del progetto di Dio: rifondare il suo popolo, partendo dai piccoli e dagli umili, poiché i grandi non vivono più un corretto rapporto con Lui. Ai profughi e agli smarriti di Gerusalemme il profeta Sofonia annuncia il ‘giorno del Signore’, il giorno in cui viene giudicato il male e annunciata la salvezza per il ‘resto’ del popolo. Anche Paolo, nella seconda lettura, si mostra in sintonia con la prospettiva evangelica: di fronte alle divisioni nella comunità occorre riconoscersi in linea con i criteri di scelta che il Signore ha indicato alla sua Chiesa. L’umiltà, la povertà e la semplicità che rendono fiduciosi in Cristo e nella sua Chiesa sono il fondamento della beatitudine, della vera felicità, perché ci sentiremo sicuri nelle mani di Dio e della sua Provvidenza.