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Domenica III di Pasqua

Gesù in persona

Aprì loro la mente all’intelligenza delle Scritture. Dalle parole del vangelo si intuisce che la mente possa essere aperta a leggere dentro le Scritture oppure no. Leggere dentro: una capacità tipica dell’essere di Dio, una capacità pur nostra se siamo in Lui. Perché ti fermi a ciò che appare? A ciò che brilla e seduce il tuo sguardo? Prova a entrare nelle cose, negli eventi, nelle parole, nei vissuti che giungono a te. È lì che potrai capire veramente e si sveleranno i significati dei tuoi momenti di vita. Leggere dentro è ciò che fa la differenza. Leggi dentro? Il tuo tempo si compie. Resti ai margini o sulla porta della realtà? Il tuo tempo ti scivola addosso, e il tuo sentirti protagonista è semplicemente un fantasma. Quando i chiodi di ciò che è vero passeranno la tua carne, potrai dire di esserci veramente, in carne e ossa. E chi avrà la grazia di toccare le tue ferite risanate, potrà sperimentare ancora una volta la presenza di Gesù Risorto.

Perché siete turbati e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Turbamento, stupore, spavento, dubbi … credevano di vedere un fantasma. Apparenze, parvenza di lui oppure è proprio Gesù? Quante volte Gesù è in mezzo a noi in carne e ossa e noi invece lo pensiamo come fantasma, senza consistenza! Parole vuote per noi le parole del vangelo, parole storiche che ricordano fatti avvenuti ma che non ci toccano. E invece quella Parola è Persona, non è un fantasma … Oggi Gesù ci chiede: Perché siete turbati? Il turbamento di chi non afferra la realtà umana di Dio fra noi e gioca coi fantasmi di un presente vuoto di Lui. Solo quando si apre la mente all’intelligenza delle Scritture è possibile ripensare alle parole ascoltate, ai fatti accaduti, a ciò che fa parte della nostra relazione con le persone e con tempi e luoghi … per capirne il senso. Conversione e perdono dei peccati: questa è la via che si muove a partire dalla croce risorta di Cristo. La grande gioia può non farti credere a ciò che vedi, perché va oltre ciò che hai davanti, e non ti è utile. Il richiamo di Gesù è a quello che hai tu di pronto: una porzione di pesce arrostito. Lui prende e mangia quello che è tuo per dirti: Sono qui, mi interessa ciò che è tuo. Questo ti permette di conoscermi. Dammi ciò che ti appartiene. Se tu vedi che lo faccio mio, magari ti convinci che sono proprio Io che vengo a te … I dubbi nel cuore non sono cose cattive, tutt’altro! Aiutano a percepire bene, a distinguere perché creano desiderio di andare più in profondità. Non è una passiva accoglienza che ti permette di conoscere Gesù! Ciò che accade lungo la via, ciò che vivi con gli altri, può darti l’opportunità di riconoscere il tuo Signore. Lui cammina con te. Ma i tuoi occhi per vederlo hanno bisogno di perdere la loro opacità. Se tu cerchi il Dio potente, straordinario, che risolve tutte le cose, ti precludi la possibilità di riconoscerlo. Il Dio che ti appare è un uomo crocifisso. E se ti mostra le sue mani e i suoi piedi feriti è per ricordarti che la vita nuova passa attraverso la sua umanità consegnata all’Amore, si genera nella donazione di sé che arriva alle estreme conseguenze. Non esiste un amore più grande che quello di dare la vita per i propri amici. E tu fino a che punto stai donando la tua vita?

Il Vangelo dei piccoli

Gesù oggi apparendo ai suoi cerca di convincerli che è proprio lui, il Maestro che hanno conosciuto e con cui hanno vissuto per tre lunghi anni. Sono talmente contenti che non possono credere sia lui, pensano sia un fantasma. E succede così ogni volta che siamo certi di qualcosa. Tu pensi che Gesù è in cielo e quindi non te lo aspetti in terra. Se dovesse comparirti davanti penseresti subito che stai male, che è la tua immaginazione, che è una specie di sogno ad occhi aperti. Gli apostoli non potevano credere che Gesù davvero era di nuovo con loro: eppure lui glielo aveva detto che dopo tre giorni sarebbe risorto! Il dubbio è una cosa terribile… Se tu fai una cosa e ne sei certo, e un altro non crede a quello che tu dici, quel dubbio ti da fastidio perché mette in gioco quello che tu sei. Vuol dire, se non ti crede, che non ha fiducia nella tua parola. Gesù chiede ai suoi: Perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Sono proprio io! Con tutte le cose che hanno visto e ascoltato da Gesù, come possono dubitare? È una grande lezione questa per noi. La vita è una cosa importante, non si può far finta che tutto va bene quando non va. Le parole di Gesù sono vere, cioè succedono… così anche le nostre parole, sono vere quando corrispondono ai fatti. Tu vuoi essere un fantasma o una persona che porta pace? Sei un fantasma se le tue parole non incidono nella vita, se restano vuote, se sono dette tanto per riempire un vuoto… ma nessuno ti crede che sei tu e spaventi gli altri perché non sanno mai cosa aspettarsi da te! Quando quello che dici corrisponde a ciò che fai, allora sì che puoi dire di essere persona in carne e ossa. E non farai più spavento a nessuno. Ma tutti riconosceranno che vale la pena stare con te…

L’albero generoso

C’era una volta un albero che amava un bambino. Il bambino veniva a visitarlo tutti i giorni. Raccoglieva le sue foglie con le quali intrecciava delle corone per giocare al re della foresta. Si arrampicava sul suo tronco e dondolava attaccato al suoi rami. Mangiava i suoi frutti e poi, insieme, giocavano a nascondino.

Quando era stanco, il bambino si addormentava all’ombra dell’albero, mentre le fronde gli cantavano la ninna nanna. Il bambino amava l’albero con tutto il suo piccolo cuore. E l’albero era felice. Ma il tempo passò e il bambino crebbe. Ora che il bambino era grande, l’albero rimaneva spesso solo. Un giorno il bambino venne a vedere l’albero e l’albero gli disse:

“Avvicinati, bambino mio, arrampicati sul mio tronco e fai l’altalena con i miei rami, mangia i miei frutti, gioca alla mia ombra e sii felice”. “Sono troppo grande ormai per arrampicarmi sugli alberi e per giocare”, disse il bambino. “Io voglio comprarmi delle cose e divertirmi. Voglio dei soldi. Puoi darmi dei soldi?”. “Mi dispiace”, rispose l’albero “ma io non ho dei soldi. Ho solo foglie e frutti. Prendi i miei frutti, bambino mio, e va’ a venderli in città. Così avrai dei soldi e sarai felice”. Allora il bambino si arrampicò sull’albero, raccolse tutti i frutti e li porto via. E l’albero fu felice. Ma il bambino rimase molto tempo senza ritornare… E l’albero divenne triste. Poi un giorno il bambino tornò; l’albero tremò di gioia e disse: Avvicinati, bambino mio, arrampicati sul mio tronco e fai l’altalena con i miei rami e sii felice”. Ho troppo da fare e non ho tempo di arrampicarmi sugli alberi”, rispose il bambino. “Voglio una casa che mi ripari”, continuò. “Voglio una moglie e voglio dei bambini, ho dunque bisogno di una casa. Puoi danni una casa?”. “Io non ho una casa”, disse l’albero. “La mia casa è il bosco, ma tu puoi tagliare i miei rami e costruirti una casa. Allora sarai felice”. Il bambino tagliò tutti i rami e li portò via per costruirsi una casa. E l’albero fu felice. Per molto tempo il bambino non venne. Quando ritornò, l’albero era così felice che riusciva a malapena a parlare. “Avvicinati, bambino mio”, mormorò “vieni a giocare”. “Sono troppo vecchio e troppo triste per giocare”, disse il bambino. “Voglio una barca per fuggire lontano di qui. Tu puoi darmi una barca?”. “Taglia il mio tronco e fatti una barca”, disse l’albero. “Così potrai andartene ed essere felice”. Allora il bambino tagliò il tronco e si fece una barca per fuggire. E l’albero fu felice… ma non del tutto. Molto molto tempo dopo, il bambino tornò ancora. “Mi dispiace, bambino mio”, disse l’albero “ma non resta più niente da donarti… Non ho più frutti”. “I miei denti sono troppo deboli per dei frutti”, disse il bambino. “Non ho più rami”, continuò l’albero “non puoi più dondolarti”. “Sono troppo vecchio per dondolarmi ai rami”, disse il bambino. “Non ho più il tronco”, disse l’albero. “Non puoi più arrampicarti”. “Sono troppo stanco per arrampicarmi”, disse il bambino. “Sono desolato”, sospirò l’albero. “Vorrei tanto donarti qualcosa… ma non ho più niente. Sono solo un vecchio ceppo. Mi rincresce tanto…”. “Non ho più bisogno di molto, ormai”, disse il bambino. “Solo un posticino tranquillo per sedermi e riposarmi. Mi sento molto stanco”. “Ebbene”, disse l’albero, raddrizzandosi quanto poteva “ebbene, un vecchio ceppo è quel che ci vuole per sedersi e riposarsi. Avvicinati, bambino mio, siediti. Siediti e riposati”. Così fece il bambino. E l’albero fu felice.

Questa sera siediti in un angolo tranquillo e aiuta il tuo cuore a ringraziare tutti gli “alberi” della tua vita.