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Domenica II di Quaresima

In disparte

“E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro”

Gesù ti prende con sé, ti conduce in alto, si trasfigura davanti a te, ti porta nella sua vita divina, ti fa ascoltare la voce del Padre… e poi, improvvisamente, tutto torna come prima. Gesù c’è ancora, ma non pieno di luce, c’è come Maestro, come parola, come uomo. Con te scende e ritorna alla vita di sempre, lì dove avevi lasciato prima tutto il resto.

In questo tempo di deserto, se tu insisti nel rimanere in disparte, a contatto con la Parola di Dio, le realtà di ombra che ti spaventano acquisteranno voce! È una voce rassicurante che invita a guardare una persona che ti sta attorno e mai ti abbandona, una persona che ha parole da dirti: Gesù!

Lontano da tutto e da tutti… qui la vita tua può trasfigurarsi. Niente di te va perduto: trapassato di luce, ogni istante acquisterà bellezza infinita… In disparte, sì, perché puoi ricevere ciò che sei solo sul monte, lì dove Dio scrive i suoi insegnamenti nelle tue viscere. Cosa fai a valle? Vai sul monte, il sentiero è sicuro, ci sono tracce di passi che prima di te sono andati e tornati. Non ti spaventare: vai e torni! Ma se non vai, perdi qualcosa di grande che ti appartiene. Fidati di Dio, non vuole rapirti a te stesso… ha desiderio di farsi conoscere più da vicino da te, perché sei il suo figlio amato.

Gesù prende con sé… perché solo loro? E non tutti? Gesù condivide la sua vita con noi, ma ciò non significa che per tutti sia la stessa condivisione. Pietro, Giacomo e Giovanni: i testimoni dei momenti più significativi della vita di Gesù che potranno narrare ciò che hanno vissuto. In disparte, loro soli. Non è la stessa cosa vivere in prima persona che sentir raccontare un’esperienza. Ma ci sarà un motivo che non sia strettamente da leggere in chiave di dare e di avere, di più e di meno? Al mistero di Dio ci si accosta con la vita, non con il pensiero o con il sentire. Ci sono eventi che direttamente coinvolgono la persona, e ci sono eventi che coinvolgono per trasmissione seconda. Perché è sempre la vita che parla, non le parole, né i sensi. I miei occhi sono chiamati a vedere… ma possono vedere anche tramite gli occhi di altri, se questi altri non solo hanno visto ma ci sono passati attraverso! È la logica del generare… Come non nasce un figlio se non c’è coinvolgimento totale, così non nasce vita nuova se non c’è perdita nel grembo del tempo che permetta di aprire le porte dell’oltre… l’esperienza di uno è per l’altro spazio di incontro con Cristo. La luce del Tabor è nelle vesti di chi era là e può giungere a chi è sfiorato da queste vesti… Il non esserci stati è una perdita… una perdita salutare che crea nostalgia, che apre i varchi del desiderio, che stimola la ricerca di un contatto più ravvicinato e personale con Cristo. È come essere inondati da un profumo e ubriacarsi di una semplice percezione di presenza, una presenza assenza, finché i passi non si muovono verso Chi ha lasciato quel profumo. Diventa un segno di riconoscimento, indispensabile per la ricerca. Sul monte Tabor. Una panoramica splendida che lascia spaziare su tutto il territorio di Giudea e di Galilea. Fuori dal mondo, nel silenzio che tocca l’eternità e fa della storia antica un OGGI fruibile: Elia e Mosè. Da dove arrivano? Erano già là? Sono passati… eppure sono presenti all’umanità di Cristo in un tempo futuro al loro. In Gesù la realtà di ieri è qui come anche ciò che sarà domani. Ma per potervi entrare in qualche modo è necessario andare su un monte alto, in disparte. Non è per tutti l’esperienza della trasfigurazione, il sentirsi avvolti dallo splendore della luce divina spaventa, anche perché viene da carne umana. Tanta luce negli occhi e subito dopo una nube che copre di ombra. Un’ombra che ha voce… Noi pensiamo sia la luce a parlarci, una rivelazione straordinaria di Dio, e invece non capiamo che la luce per noi è motivo di sgomento perché non ne comprendiamo il senso, è oltre noi, ci disorienta… il senso della luce ci è dato dall’ombra che ci avvolge, che racchiude ciò che avviene e gli dà nome. Un’ombra che viene dall’alto e che indica la via: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». Una volta compreso, non per propria comprensione, ma per averne udito dall’Alto, improvvisamente, tutto ha termine e la realtà torna com’era, senza la visibilità della profondità del Mistero. Guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. La raccomandazione di Gesù di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti, apre ancora un sentiero. Certi spazi di vita vanno tenuti per sé. Non è opportuno condividerli, perché, se non se ne è compreso il significato, e questo avviene attraverso altri momenti di vita divina, resterebbero parole inanimate, come un atto di teatro senza protagonisti.

Il Vangelo dei piccoli

Oggi Gesù è proprio luminoso! Come il sole che quando lo guardi ti accechi. Sul monte porta con sé Pietro, Giacomo e Giovanni. Loro pensano di andare a fare una passeggiata e di stare un po’ soli con Gesù, lontani dalla folla, e anche dai loro amici. E invece, appena arrivati, si trovano un Gesù pieno di luce che si mette a parlare con Mosè e con Elia. Che succede? Sono già morti e non se ne sono accorti? Gesù è figlio di Dio, che lui veda Mosè ed Elia è normale, ma loro? Come fanno a vederli? Quando si sta con Gesù, si sta già in Paradiso e allora tutto è possibile, anche prima di morire. Questa cosa però spaventa chi è abituato a pensare al cielo come a qualcosa di molto lontano. Il cielo è Gesù. Pietro si rende conto che stanno vivendo un momento importante e pensa di dover dire o fare qualcosa: Facciamo tre capanne, così rimaniamo tutti qui: in una ci sta Gesù e anche noi, in una Mosè e in una Elia. Ma il tempo non si ferma. Cammina. Anche se è un momento splendido, non si può trattenere. Arriva la nube e li copre. Altro momento di paura: E ora? Che succede? Una voce: “Gesù è mio figlio, il figlio che amo, ascoltatelo!”. Una buona raccomandazione… Tutto torna come prima, rimane in cuore l’unica cosa sensata da fare: ascoltare Gesù. E Gesù, mentre scendono dal monte, dice di non raccontare a nessuno quello che hanno visto. Bisogna ascoltarlo! Tu vuoi andare sul monte con Gesù? Prendi una parola del vangelo, vai nel tuo cuore e con quella parola cammina in alto senza fermarti fino a che si illumina e ti porta tutta la luce di Dio lì dove sei tu. Il monte dove andare insieme a Gesù è il vangelo! La capanna in cui abitare con Gesù è la tua vita. Quando una parola diventerà luce per te potrai custodirla nell’ombra del tuo cuore e scendere verso i fratelli. Sarai diventato luce per chi ti vedrà, senza bisogno di parlare. La luce non ha bisogno di parole per esistere. E se ogni parola di Gesù è luce, coraggio! Ne hai da prendere con te per illuminare il cammino!

Il volto di Gesù

In Sicilia, il monaco Epifanio un giorno scoprì in sé un dono del Signore: sapeva dipingere bellissime icone.

Voleva dipingerne una che fosse il suo capolavoro: voleva ritrarre il volto di Cristo. Ma dove trovare un modello adatto che esprimesse insieme sofferenza e gioia, morte e risurrezione, divinità e umanità?

Epifanio non si dette più pace: si mise in viaggio; percorse l’Europa scrutando ogni volto. Nulla. Il volto adatto per rappresentare Cristo non c’era.

Una sera si addormentò ripetendo le parole del salmo: “Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto”.

Fece un sogno: un angelo lo riportava dalle persone incontrate e gli indicava un particolare che rendeva quel volto simile a quello di Cristo: la gioia di una giovane sposa, l’innocenza di un bambino, la forza di un contadino, la sofferenza di un malato, la paura di un condannato, la bontà di una madre, lo sgomento di un orfano, la severità di un giudice, l’allegria di un giullare, la misericordia di un confessore, il volto bendato di un lebbroso.

Epifanio tornò al suo convento e si mise al lavoro. Dopo un anno l’icona di Cristo era pronta e la presentò all’Abate e ai confratelli, che rimasero attoniti e piombarono in ginocchio. Il volto di Cristo era meraviglioso, commovente, scrutava nell’intimo e interrogava.

Invano chiesero a Epifanio chi gli era servito da modello.

Non cercare il Cristo nel volto di un solo uomo, ma cerca in ogni uomo un frammento del volto di Cristo.

Fare l’esperienza della trasfigurazione di Cristo nella nostra vita significa far brillare il Suo volto sul nostro volto…