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Domenica I^ di Quaresima

Gesù ha digiunato quaranta giorni. Nella debolezza reagisce non assolutizzando il suo bisogno e pretendendone ad ogni costo la soddisfazione, ma riaffermando il primato di Dio e della sua Parola. La tentazione è anche per noi una esperienza che mette alla prova la nostra fede. E Gesù ci indica la strada per superarla: possiamo apprendere dalla sua Parola e dal suo esempio a riconoscere i veri beni che rispondono ai nostri desideri più profondi. La nostra fame umana, in definitiva, non può essere saziata da qualcosa che ci riempie solo la bocca.  Il Vangelo delle tentazioni ci presenta due possibili modi di orientare l’esistenza umana: possiamo affidarci al nostro sforzo per impadronirci di tutto ciò che ci rende potenti, sapienti e sazi, o al contrario possiamo affidarci a Colui che sostiene la nostra debolezza e dal quale possiamo sperare  di ricevere salvezza. Allo stesso modo la prima lettura, riconducendoci al senso della creazione dell’uomo, mostra anche le conseguenze del cedimento alla tentazione di sostituirci a Dio. Lo stravolgimento della relazione con Dio  fa perdere all’uomo la sua vera e originaria autenticità. Il confronto tra Adamo e Cristo, nella seconda lettura, riapre un orizzonte di speranza: solo l’obbedienza di Cristo ci riporta l’abbondanza della grazia che ci permette di sentirci di nuovo giusti agli occhi di Dio.