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Domenica di Pasqua

Non è qui!

In questi giorni in cui la natura ci parla di vita che rinasce si celebrano i grandi misteri della vita umana. Gesù offre la sua vita per noi. E la offre senza ripensamenti. Ne parla da secoli quel legno benedetto che si chiama “croce”. Impropriamente noi pensiamo che la croce sia il dolore che ogni esistenza umana vive. No. La croce è ben altro, è quel dolore che nasce dal fatto di essere cristiani. Nella croce è l’essere respinti e rifiutati, non per motivi di incompatibilità o incomprensioni, ma a causa di Gesù Cristo. Se l’uomo non prende sul serio l’impegno di seguire Gesù, il Vangelo è una consolazione a buon prezzo, la vita naturale e quella cristiana coincidono senza più differenza e si finisce per vedere nella croce semplicemente il disagio quotidiano, la difficoltà e l’angoscia della nostra vita naturale. Non saper distinguere tra vita umana naturale e vita cristiana significa non comprendere il segno essenziale del dolore della croce e attribuire a Dio la responsabilità delle nostre vicende terrene. Quando si assolutizza un valore -ed è quello che avviene abitualmente oggi- si crea una ideologia: il valore che è un mezzo diventa fine cioè idolo poiché si sostituisce a Dio, unico vero fine, fine assoluto. Chi segue una ideologia arriva ad usare tutto, compreso se stesso, per servire il fine scelto, generando così quei comportamenti immorali che sono il peccato. Cristo morì proprio perché si oppose a tutte le ideologie del suo tempo: dei sadducei legati al denaro, dei farisei legati alla legge, degli esseni legati alla elezione, degli zeloti legati alla politica. Gesù morendo provoca la morte di tutte le ideologie poiché Dio risuscitandolo si è riconosciuto in Cristo e non nelle ideologie! Dio si riconosce nell’impotenza di Cristo in croce e non si riconosce in nessuna delle potenze di questo mondo. Durante la sua vita Cristo ha trovato la sua forza sempre e solo nella volontà di Dio. Accettando la croce Cristo riconosce la salvezza nella volontà di Dio e non in se stesso -nella propria volontà- e diventa così salvezza per tutti gli uomini che lo accolgono. Dio non è un valore fra tanti, perciò non è in concorrenza con nessun valore umano. Tutti i valori sono mezzi per ottenere il fine, Dio, fine assoluto perché unico e non primo fra molti! La croce da apparente motivo di fatica diventa aiuto per credere. L’evento della croce non potrà mai essere ridotto ad ideologia perché va sempre contro la sapienza e la sicurezza umana. La salvezza della croce è sempre e solo annunciata, mai capita e realizzata come vorrebbe il desiderio umano: resta salvezza che crocifigge! Non può diventare ideologia perché non soddisfa. La sua forza è nel vissuto più che nella riflessione. Niente più del dolore è comune ad ogni singolo uomo e chiede come necessario il Regno di amore del Padre, libero dal peccato e dal dolore. La contraddizione della croce è lo stesso scandalo della vita. Paradosso esistenziale del male e della sofferenza che non è né spiegato né negato, ma confermato e superato solo nella croce di Cristo risorto che lo ha assunto pienamente. La bellezza di Cristo in croce non è in quanto ha sofferto per noi, ma nel fatto che ha saputo trasformare tutta quella sofferenza in un atto d’amore: la croce è un invito radicale non a soffrire, ma ad amare sempre, a qualunque costo, anche a costo della vita. L’amore sa benissimo fare a meno della sofferenza e come sul Tabor c’era solo gioia così ci sono i momenti in cui possiamo amare senza soffrire! Ma proprio perché amare è il senso della vita, Cristo in croce ci chiede di non indietreggiare quando il Tabor è un Golgota, purché sia sempre e solo amore! Ad ogni uomo, proprio nella debolezza della sua sofferenza, è offerta la possibilità salvifica di accogliere esistenzialmente la croce di Cristo, evento universale e salvifico, per passare come lui dalla morte alla vita, amando fino alla fine, a costo di morire! E questo sarà possibile ogni giorno se non dimentichiamo che senza di lui non possiamo far nulla perché il tralcio separato dalla vite si secca. Buona Pasqua di Risurrezione!

Meditazione

Primo giorno della settimana. Le prime ore del mattino. Nel  giardino dove è stato deposto Gesù arrivano le donne con gli aromi. La memoria, anche senza volerlo, va al giardino dove è rimasta incompiuta la vita del primo uomo, l’uomo plasmato con polvere del suolo che aveva nelle narici il soffio dello Spirito di Dio. Le donne sono là, pronte a circondare di premure il corpo di Gesù martoriato nella passione. Non hanno avuto paura nell’andare, ma di fronte alla pietra rimossa dal sepolcro il timore le afferra, e ancora quando entrano e non trovano il corpo del Signore Gesù. Mille domande affiorano alla mente e cresce un timore profondo. Che senso ha tutto questo? Cosa ancora deve avvenire? Troppa stanchezza in cuore dopo lo strazio dell’ieri appena trascorso e di cui ancora si portano in cuore gli echi di dolore e di angoscia. La risposta è scritta nella luce che si leva da quel luogo di morte. Una luce che intimidisce e fa sì che lo sguardo non riesca a sollevarsi da terra. Una luce che porta parole nuove, rassicuranti: Voi cercate un morto … ma colui che cercate è vivo. Non è qui. È risorto! Fate memoria … lo aveva detto che sarebbe stato consegnato in mano ai peccatori, lo aveva detto che sarebbe stato crocifisso, lo aveva detto che sarebbe risorto il terzo giorno. E ora siamo al terzo giorno! Non può il Vivente morire per sempre. Agli occhi del mondo per un attimo il frutto appeso all’albero della vita, quando è stato staccato e morso, ha ingoiato la morte e ha ripreso la sua vita … Tra i ricordi si fa strada ciò che il Maestro aveva detto di sé e le donne vanno dagli apostoli e dagli altri discepoli a portare questo annuncio. Nel giardino di Eden c’era un uomo e c’era una donna. Ora nel giardino i due angeli sono uomini dagli abiti sfolgoranti e le donne sono diverse. Eva portò parola ad Adamo, la parola di un angelo menzognero, e per questo una parola illusoria, gravida di invidia e di morte. Maria Maddalena, Giovanna, Maria madre di Giacomo, le altre, raccontano agli apostoli qualcosa di molto più grande, qualcosa di certo: una morte svuotata, dissolta. I segni ci sono: non c’è più il corpo del Signore Gesù, ci sono soltanto i teli come pegno dell’accaduto. Ma gli apostoli fanno fatica a credere. Sono ancora scossi di tutto ciò che è accaduto, sono soli e impauriti senza più il Maestro. Non possono credere vere le parole delle donne. Forse è il desiderio e il dolore che le fa vaneggiare. Ma Pietro, che non è più sicuro di sé, si alza, corre al sepolcro. Ha imparato che presumere del proprio giudizio può essere pericoloso. Meglio rendersi conto prima di parlare … Quando vede soltanto i teli, si sente riempire di stupore. E torna indietro con il cuore pieno di novità. Chissà cosa avverrà ancora?! …

Contemplazione

Signore, nelle acque amare della desolazione ti incontrerò risorto. Quando potrò dire: Non è qui … allora il profumo della tua presenza mi avvertirà che tu sei stato qui per me, ma se sei andato altrove è per dirmi che la vita non si trattiene, altrimenti muore. Questa è la mia Pasqua, il sapere che tu non sei più qui. Sei risorto, io non so dove e come, questo mi rende pienamente felice perché è il segno che tu sei veramente Dio! Se ti afferrassi, se ti possedessi, saresti un corpo nel mio mondo. Ma tu sei il mio Tu, per questo non ti afferro né ti possiedo. Posso solo stupirmi e tornare sui miei passi nella certezza che tu verrai a me, quando a te piacerà.

Il Vangelo dei piccoli

Gesù è morto ed è stato messo in una tomba. Al mattino quando è ancora buio Maria Maddalena corre al sepolcro per andare a vedere Gesù. E trova la pietra che era stata messa all’ingresso rotolata via. Si spaventa: Hanno portato via Gesù. Corre a dirlo a Pietro e a Giovanni, disperata. Lei amava tanto Gesù e il pensiero che lo avessero rubato la faceva star male. Gli apostoli corrono tutti e due, Giovanni arriva prima di Pietro ma lo aspetta per entrare nel sepolcro. Quando arriva vede le bende per terra e il lenzuolo con cui era stato avvolto il corpo di Gesù. Strano però. Se l’avessero rubato, portavano via tutto oppure lasciavano tutto sottosopra, invece il lenzuolo è piegato in un luogo a parte. Quante volte Gesù aveva detto loro che sarebbe risorto ma gli apostoli non potevano capire cosa significava. Ora che sono lì, senza Gesù, cominciano a intuire ciò che è accaduto. Gesù ha ripreso la sua vita, si è alzato, ha piegato il lenzuolo e poi è uscito. Per andare dove? Pietro e Giovanni non sanno bene dove può essere Gesù, ma la cosa importante è che è vivo!!! E il cuore parla, dice che presto lo rivedranno … Ogni uomo porta dentro di sé il desiderio che la vita non finisca mai. E allora, se ha questo desiderio, vuol dire che è vera questa cosa. Se fosse destinato a morire per natura sua, il cuore direbbe che è normale vivere un po’ di tempo e poi finire per sempre. Non puoi immaginare o sognare qualcosa che non ti appartiene. Tu non puoi sentire come sente un cane, perché non sei un cane. Tu non puoi sentire come sente un pesce, perché non sei un pesce. E allora perché senti di voler vivere in eterno? Se lo senti vuol dire che l’eterno è in te. Quando muore una persona cara, resta in te la nostalgia di rivederla. Non riesci a credere che non la vedrai più. Perché? Perché in realtà tu sai, anche se non te lo spieghi, che lei è viva da qualche parte e che un giorno la rivedrai. Come, non te lo sai dire, ma senti che non può finire così nel nulla questa meravigliosa vicenda che è la vita. Gesù è risorto! E tornerà a te …