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Domenica 6^ del Tempo Ordinario

Accanto a chi soffre

Se la sofferenza è la dura realtà con la quale dobbiamo sempre fare i conti, abbiamo anche un alleato al nostro fianco: il Signore Gesù. La potenza di Dio si manifesta non tanto nell’eliminare i singoli mali, ma nell’indicarci la strada per andare alla radice del dolore, attraverso la condivisione e la compassione. Uno stile di vita che riceviamo partecipando all’Eucaristia.

Lo toccò e disse…

 «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori». Questa sentenza del Signore ci indica verso chi egli indirizza di preferenza la sua missione e, paragonandosi ad un medico, dice di voler anzitutto soccorrere i malati e non i sani e, volendo mostrare visibilmente al mondo la misericordia del Padre, afferma ancora che i primi destinatari, non sono i giusti, che già hanno accolto quel dono di Dio, ma i peccatori che ne sono privi. Questo ci spiega la natura della missione di Cristo e i motivi che l’inducono a cercare, ovunque si trovino, i malati del corpo e dello spirito. La scena che oggi ci presenta l’evangelista Marco è quanto mai significativa: è un lebbroso che osa venire verso Gesù. Secondo la legge non avrebbe potuto farlo perché il suo male lo rilegava nella schiera degli immondi e doveva di conseguenza vivere segregato dalla società. Sicuramente è mosso da una grande fiducia verso il Signore. Egli infatti non solo si accosta, ma poi si prostra in umile preghiera: «Se vuoi, puoi guarirmi». Gesù risponde toccandolo, quasi a voler prendere su di se l’impurità del lebbroso, e dicendo: «Lo voglio, guarisci». Gesù gli impone il silenzio sull’accaduto, ma non lo dispensa dall’adempimento che avrebbe sancito ufficialmente la sua guarigione: «Va, presentati al sacerdote». Così il Signore risponde a tutti coloro che, sempre più numerosi, rifiutano la mediazione sacerdotale e pretendono di confessarsi direttamente con Dio. Ci colpisce particolarmente quel tocco di amore da parte di Cristo. Egli davvero non si schifa delle nostre umane miserie anche quando sono ributtanti e sporche. La misericordia del Signore non conosce limiti quando è invocata con umiltà e con fede. Il suo amore è sempre più grande del nostro peccato. Non ci scandalizza perciò la disobbedienza del lebbroso guarito: egli non può tacere. Deve proclamare e divulgare il fatto. Quando veniamo beneficati dalla gratuita bontà divina, è doveroso rendergli gloria ed esprimere con la migliore intensità la dovuta gratitudine. In un’altra circostanza dieci lebbrosi furono guariti, ma uno solo tornò a ringraziare il Signore ed egli giustamente domandò: «Gli altri nove dove sono?». Per tutti noi esiste un modo meraviglioso ed efficace per lasciarsi toccare dal Signore; avviene nell’eucaristia, quando egli non solo ci tocca per guarirci, ma si immerge totalmente nella nostra persona per assimilarci a se.

Osserva la tua vita alla luce di uno schema e di un progetto perfetti. Nulla è casuale. Anche se ciò può sembrarti molto strano, tutto è previsto nel Mio progetto divino. Non saresti dove sei, a fare ciò che stai facendo in questo momento, se Io non avessi steso la mano su di te. Le Mie vie non sono le tue vie. Cerca sempre di fare la Mia volontà: Io so ciò che è meglio per te, perché allora lottare e pensare di aver ragione? Abbi fede e fiducia assolute in Me. Sappi che IO SONO sempre qui e che non ti abbandonerò mai né verrò mai meno. Volgiti costantemente verso di Me, ascolta in silenzio ciò che ho da dirti ed ubbidisci al Mio più lieve mormorio: l’ubbi­dienza schiude per te una nuova vita e spri­giona nuove energie rimaste celate dentro di te nell’attesa di essere liberate; ciò accadrà quando sarai pronto e disposto a seguirle senza alcuna esitazione.