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Domenica 4^ del tempo ordinario

Esegesi

Lc 4,20-21Davanti a un pubblico attento, Gesù lega la Bibbia alla vita della gente.

Terminata la lettura, Gesù restituisce il libro al servo e si siede. Gesù non è ancora il coordinatore della comunità, è laico e come tale partecipa alla celebrazione, come tutti gli altri. Era stato assente dalla comunità durante diverse settimane, poi si era unito al movimento di Giovanni Battista e si era fatto battezzare da lui nel Giordano. Inoltre, aveva trascorso più di quaranta giorni nel deserto riflettendo sulla sua missione. Quel sabato, dopo il suo ritorno in comunità, Gesù è invitato a leggere. Tutti sono attenti e curiosi: «Cosa dirà?». Il commento di Gesù è molto breve, anzi brevissimo. Attualizza il testo, lo lega alla vita della gente dicendo: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

Lc 4,22Reazione contraddittoria della gente.

Da parte della gente la reazione è duplice. In primo luogo un atteggiamento attento di ammirazione e di acclamazione. Poi, subito, una reazione di discredito. Dicono: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Perché rimangono scandalizzati? Perché Gesù parla di accogliere i poveri, i ciechi, i prigionieri, gli oppressi. Ma loro non accettano la sua proposta. E così, nel momento in cui Gesù presenta il suo progetto: accogliere gli esclusi, lui stesso viene escluso!

Ma il motivo è anche un altro. È importante notare i dettagli nelle citazioni che il vangelo di Luca fa dell’Antico Testamento. Nella seconda Domenica di Avvento Luca presenta una citazione più lunga di Isaia per poter mostrare che l’apertura ai pagani era già stata prevista dai profeti. Qui succede qualcosa di simile. Gesù cita il testo di Isaia fino a dove dice: «proclamare l’anno di grazia del Signore», e taglia il resto della frase che dice «il giorno di vendetta del nostro Dio, per consolare tutti gli afflitti». La gente di Nazareth contesta il fatto che Gesù abbia omesso la frase sulla vendetta. Loro volevano che il Giorno dell’avvento del Regno, fosse un giorno di vendetta contro gli oppressori del popolo. Così gli afflitti avrebbero visto ristabiliti i loro diritti. Ma in questo caso, l’avvento, la venuta del Regno non avrebbe recato un cambio reale del sistema ingiusto. Gesù non accetta questo modo di pensare, non accetta la vendetta. La sua esperienza di Dio, Padre, aiutava a capire meglio il significato esatto delle profezie. La sua reazione, contraria a quella della gente di Nazareth, ci mostra che la vecchia immagine di Dio, quale giudice severo e vendicativo, è stata più forte della Buona Notizia di Dio, Padre amoroso che accoglie gli esclusi.

Lc 4,23-24 Gesù critica la reazione della gente.

Gesù interpreta la reazione della gente e la considera una forma di invidia: «Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao, fallo anche qui, nella tua patria»! Gesù era conosciuto in tutta la Galilea e alla gente di Nazareth non piaceva il fatto che Gesù, figlio di quella terra, facesse cose belle in casa di altri e non nella propria patria. Ma la reazione ha una causa più profonda. Anche se Gesù avesse fatto a Nazareth le stesse cose fatte a Cafarnao, la gente non avrebbe creduto in lui. Loro conoscevano Gesù: «Chi è lui per insegnarci? Non è il figlio di Giuseppe?». «Non è lui il falegname?». Ancora oggi, tante volte è così: quando un laico o una laica predicano in chiesa, molti non accettano, escono e dicono: «Lui o lei è come noi: non sa nulla!». Non riescono a credere che Dio possa parlare anche mediante le persone più comuni. Marco aggiunge che Gesù rimane colpito dall’incredulità del suo popolo.

Lc 4,25-27 Illuminazione biblica da parte di Gesù, che cita Elia ed Eliseo.

Per confermare che la sua missione è veramente quella di accogliere gli esclusi, Gesù si serve di due brani della Bibbia, ben conosciuti, la storia di Elia e la storia di Eliseo. Ambedue mettono in risalto la chiusura mentale della gente di Nazareth, e ne sono una critica. Al tempo di Elia c’erano molto vedove in Israele, ma Elia fu inviato a una vedova straniera di Sarepta. Al tempo di Eliseo c’erano molti lebbrosi in Israele, ma Eliseo fu inviato per occuparsi di uno straniero della Siria. Di nuovo, ecco che traspare in tutto questo la preoccupazione di Luca che vuole mostrare come l’apertura verso i pagani venga da Gesù stesso. Gesù ebbe le stesse difficoltà che le comunità avevano al tempo di Luca.

Lc 4,28-30 Reazione furiosa della gente che vuole uccidere Gesù.

L’uso di questi due passaggi della Bibbia produce tra la gente ancora più rabbia. La comunità di Nazareth giunge al punto di voler uccidere Gesù. Ma lui mantiene la calma. La rabbia degli altri non riesce a deviarlo dal suo cammino. Luca indica com’è difficile superare la mentalità del privilegio e della chiusura agli altri. Oggi succede la stessa cosa. Molti di noi cattolici cresciamo nella mentalità che ci spinge a credere di essere migliori degli altri e che gli altri, per potersi salvare, devono essere come noi. Gesù non pensava così.