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Cristo Re

Il diavolo è ritornato! Ma non ha le corna… Quello che nel deserto, all’inizio della missione del Figlio di Dio e Messia, aveva tentato in tutti i modi di portare Gesù contro se stesso, contro la sua umanità e contro il Padre, ora lo ritroviamo sul Calvario. Durante i 40 giorni nel deserto aveva tentato Gesù nel momento di massima debolezza, quella che prende ogni essere umano quando affronta la propria vita e sente che è fragile. L’evangelista Luca scrive nel suo Vangelo: “Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato” (Luca 4,13).

Quel “tempo fissato” sembra proprio questo, nel quale Gesù è sulla croce, abbandonato da tutti, con il potere religioso e civile contro, provato di ogni dignità umana, spogliato e messo a morte fuori dalla città eletta Gerusalemme. Se il racconto delle tentazioni del deserto era difficile da rappresentare e non è chiaro come si manifesta il diavolo, qui tutto è assai più concreto e reale. Gesù è attorniato da persone che nella derisione lo tentano di abbandonare la sua missione proprio nel suo momento più umanamente debole.

Come aveva detto allora il diavolo, anche ora i sacerdoti, i soldati e uno dei due malfattori più vicini, per tre volte fanno leva sul suo essere il Cristo Figlio di Dio (“Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto”, “Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso” e “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso”) invitandolo a fare quello che era nei piani del diavolo, cioè portare l’uomo Gesù a pensare solo a se stesso.

La folla rimane sullo sfondo e sta a guardare, e questa passività la rende complice di chi urla contro Gesù. Più che mai qui vale il detto “chi tace acconsente”.

Gesù è di nuovo debole e tentato, ma stavolta non risponde citando la Scrittura, ma con un atto di misericordia sorprendente. E’ l’amore fino alla fine che lo fa vincere ogni tentazione e rende manifesta la sua vera forza, che non sta nello scendere dalla croce e sbaragliare i suoi avversari, ma sta nel dare la vita e accogliere il peccatore.

Il dialogo breve ma intenso che si svolge tra Gesù e il secondo dei due malfattori che parlano accanto a Gesù, ha una forza incredibile e sul monte Calvario fa brillare una luce di speranza in mezzo a tanto grigiore.

“Ricordati di me…” dice l’uomo accanto a Gesù, che è lì non per sbaglio ma perché vero delinquente, e lui stesso lo riconosce. Questo uomo, che non ha alcun titolo o merito davanti agli uomini e davanti a Dio, è raggiunto dall’ultimo pronunciamento solenne del Cristo Messia e Figlio di Dio: “In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso”.

Gesù risponde alla prova dei suoi nemici con l’amore, amando sempre e comunque, in ogni situazione e chiunque. Dona la salvezza a questo peccatore non perché se lo merita ma perché è un uomo, e ha bisogno di essere lui salvato per prima.

Gesù è davvero il re di un regno di amore che sulla terra è attaccato da tutte le parti ma che non può essere vinto.

Gesù anche nella debolezza della sua umanità, è potentissimo nell’amore e ci fa capire che anche noi possiamo fare lo stesso. Non c’è situazione di vita, non c’è condizione di salute, non c’è ricchezza o povertà che non ci permettano di amare davvero e di diventare anche noi parte del regno dove Gesù è Re e Signore.

Il Tentatore anche stavolta è stato sconfitto da Gesù, e può essere sconfitto anche dentro di noi se ci lasciamo vincere dall’amore. Anche nella nostra umanità siamo tentati di pensare solo a noi stessi, quando la nostra vita ci sembra fragile fisicamente, quando abbiamo paura di perdere sicurezze economiche e sociali, quando la paura dello straniero ci viene inculcata in tutti modi, quando il pettegolezzo e la maldicenza ci mettono in cattiva luce reciprocamente. La nostra forza è la stessa forza di Gesù morente sulla croce, quando anche nell’ultimo istante e all’ultimo respiro di vita non prova odio e non agisce con vendetta ma ama.

Ecco il nostro Re sulla croce che per noi affronta la vita non con la forza ma con l’amore.